Ieri sera, a Bologna, all’enorme folla riunita per accogliere Zaki, è stato tutto molto chiaro. La città è compatta attorno al sindaco Lepore, al vescovo Zuppi, al rettore, al presidente della squadra di calcio, al suo nuovo concittadino.
Siamo nell’agorà di Bologna, dove si svolgono i comizi, i concerti e il gran rito estivo del cinema in piazza. Lì c’è la splendida chiesa di S. Petronio, che nel progetto originario doveva essere la più grande della cristianità. Più in là, Palazzo d’Accursio, l’antica sede del Comune, e Palazzo Re Enzo, dove il figlio dell’imperatore Federico II venne tenuto prigioniero. In mezzo, il Palazzo dei Notai, sede della corporazione medievale più importante. Il suo capo, Rolandino dei Passeggeri, promosse la “legge del Paradiso”, che liberò tutti i servi della città e del contado. “Nel 1227 abbiamo abolito la schiavitù”: lo hanno ricordato sia il sindaco che il vescovo. Il Comune li comprò uno per uno, e tenne a ricordare il nome sia del padrone che del servo: “Antinello e la figlia Gisla da Bonaccorso Scannabecchi, Guido dalla famiglia Riosti…” Lo fece, viene detto nella premessa di questo lungo elenco di nomi, perché, prima che il diavolo inventasse la schiavitù, il mondo era un giardino di delizie. Ma ora, siccome i Bolognesi hanno sempre amato la libertà, hanno deciso di abolire la schiavitù, restaurando le condizioni di vita del Paradiso Terrestre. È l’affermazione ai limiti dell’eresia, e anche un po’ oltre, su cui si fonda il mito di Bologna capitale dell’altra Italia.
Poco prima, il Sindaco aveva fatto finalmente togliere dalla facciata del Comune la scritta “Libertà per Patrick Zaki”. Era evidente che ieri sera si è sentito erede del democratico Rolandino. E noi tutti sappiamo di avere contribuito, protestando per anni, a liberare Zaki.
Chi vive a Bologna è bolognese, dice adesso il Sindaco. Anch’io, che vengo dal Sud, assentisco gravemente. Noi non lasciamo affogare nessuno. Figurarsi se ci facciamo spaventare. Ieri sera Piazza Maggiore è stata il cuore della civiltà occidentale.