Lei è Jasmine. 40 anni, sposata con tre figli maschi. Fa la parrucchiera a Torre Annunziata.
Lui è Rino ed è, anche nella vita reale, il marito di Jasmine. Fa il falegname.
Il lavoro va bene ad entrambi, i rapporti familiari sono buoni. E allora perché Jasmine si è messa in testa di adottare una bambina? E’ la domanda che aleggia senza una vera risposta, se non quella del padre defunto che le appare in sogno, sulla narrazione di una storia reale. Una donna verace della provincia di Napoli che vuole una figlia, imponendo di fatto la scelta al marito e ai figli. Che però, pur dubbiosi, sono di fatto solidali con lei. “Una storia di amore e ostinazione interpretata dalle stesse persone che l’hanno realmente vissuta”.
Jasmine (Marilena Amato) e Rino (Gennaro Scarica) erano ieri al cinema Filangeri di Napoli per la Prima nazionale del film, che ha concorso alla Biennale di Venezia di quest’anno. Con loro i registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman e i produttori Lorenzo Cioffi, Giorgio Giampà e Nanni Moretti.
Moretti, collegato da remoto per problemi di salute, fortunatamente risolti, ha sottolineato la difficoltà di interpretare se stessi. Si può pensare sia più facile. E invece pare di no, anzi. E Nanni ha tenuto a presentare ai due interpreti i propri complimenti.
Ai quali ci uniamo. Perché sono stati davvero bravi. Allarme spoiler: la battuta finale di Rino è un capolavoro. Dovete in gran parte a quelle parole, a quella voce, a quella gestualità le vostre lacrimucce finali.
80 minuti in dialetto torrese che meritano di essere visti e ascoltati. Che vi faranno tornare a casa commentando le scene cui avete assistito, ripensando alla storia, contenti che certe cose accadano sul serio. Anche quaggiù.