“La violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente inuguali tra gli uomini e le donne…” (Fourth World Conference on Women, Beijing 1995). Questa è la linea del nostro giornale. Gente e Territorio ritiene comunque utile contribuire al dibattito sul tema dando spazio alla società civile (il Direttore).
Non abbiamo titolo per una analisi socioculturale e clinica ad ampio raggio, ma l’impennata dei femminicidi segnala qualcosa di molto profondo che va al di là della questione patriarcale residua assassina. Certo tale questione vale per le culture integraliste che entrano in questo paese e sbattono contro la libertà femminile. Vale per le culture claniche illegali autoctone nostrane. E certo incidono le disparità e il disvalore diffuso per le donne, che fanno fatica e ricevono meno etc.
Tutto giusto. Ma certe cose oggi sono totalmente nuove. C’è in esse un’ombra di psicosi e malessere schizo paranoide. Uccidono le ragazze bravi ragazzi di buone famiglie. Benessere. Nord est produttivo, sabato sera e discoteche, insieme sui social, branco e bullismo, baby gang maschili e femminili. Dittatura dell’immagine condivisa. Genitori all’assalto dei docenti. Tutto fluido, facile, banale, un pianeta quello dei vent’anni che ci sfugge. E’ tutto un altro mondo. Questi giovani sembrano mandrie che si muovono e si esibiscono fluttuando, con auto e iPhone, motorini e vacanze, sballi e Ibiza. Tatuati. Con codici a noi estranei. Irraggiungibili dagli adulti.
E allora la domanda è: che giovani umani crescono sotto i nostri occhi. Che segni e simboli ingurgitano? Di quali emozioni e aspettative si nutrono? Specie quelli estranei alla politica. O estromessi dal lavoro, precari, senza finalità.
L’impressione è: vuoto totale a monte e vuoto a valle. Zero conflitto. Zero ruolo parentale. Zero senso del limite. Mandrie sciolte. Che padri e madri hanno? Assenti? Oppressivi? Indifferenti? Va ricordato che il soggetto responsabile si forma nelle identificazioni parentali. Se queste mancano subentrano altre agenzie. Media, branco, palestre, discoteche, denaro, sostanze.
Per capire i femminicidi oggi andrebbe quindi fatta una grande indagine epidemiologica con i contesti locali e le storie familiari. Analisi comparata storica ed europea almeno, con casi clinici dettagliati vicenda per vicenda. Una sorta di rapporto Kinsey sulla violenza contro le donne. E anche un grande atlante storico da cui ricavare l’evoluzione del costume attraverso la genitorialità e l’adolescenza, così come si sono venute evolvendo negli ultimi due decenni.
Insomma una ricerca seria e corroborata da ipotesi e dati empirici: fatti, storie, risposte a questionari. Non un instant study tipo Censis, buono a far titoli sui giornali e Tv e poi sparire. C’è un malessere e uno sradicamento tutto particolare dietro questi delitti. Che la vecchia cultura patriarcale sia in agguato o all’attacco non spiega del tutto. Anzi. Semmai c’è forse un deficit di autorità genitoriale, segnatamente maschile!
Infatti un soggetto maschile che uccide chi lo lascia o si laurea prima è un soggetto psicotico. Maschilmente irrealizzato. Non identificato appieno con l’identità maschile! Magari con padri assenti e madri narcisistiche e invadenti. E dove l’ombra dell’oggetto assente – la donna abbandonica – ricade sul soggetto e lo distrugge. Come scriveva Jacques Lacan. Sicché il soggetto maschile incompleto e abbandonato, distrugge prima ancora di venire abbandonato! Soverchiato e umiliato. Incapace di tollerare frustrazioni.
Non serve la litania femminista di maniera: maschi contro donne. Ci sono in ballo la famiglia e la scuola, spiazzate da agenzie educative ormai molto più potenti: media, denaro, branco, consumi, sport. Occorre perciò entrare nella psicogenesi storica e attuale della follia. Di questa follia. Storicamente determinata ed inedita. La quale ha a che fare con i ruoli in famiglia. Con il maschile, il femminile, la differenza, la fluidità di genere. Un processo che, se non analizzato e governato sul piano etico e psicopedagogico, può generare tantissimi lutti atroci e inattesi, con dentro i bravi ragazzi della porta accanto.