Proprio quest’anno si è celebrata la Trentesima edizione del “Festival delle Torri”, la rassegna internazionale organizzata annualmente dall’Ente Sbandieratori Cavensi. La consolidata manifestazione di musica e danza è divenuta di recente itinerante tra Cava de’ Tirreni e la vicina Costiera amalfitana. Quest’anno infatti la rassegna ha avuto inizio a Marina di Vietri. Vietri sul mare è il primo comune della divina costiera, oggi facilmente raggiungibile per chi “va per mare”, ma anche per chi da Salerno e da Napoli si muova in auto o anche con bus del trasporto pubblico. Questo dato potrebbe indurre il lettore di Touring a sottovalutare il ruolo di borgo portuale fortificato antico che Vietri garantiva con la sua tormentata geografia. Essa risultava protettiva per gli attracchi al suo porto naturale. La costa vietrese infatti presentava un porto riparato, unico nella zona, visto che il litorale salernitano, solcato dalla foce del fiume Irno, era soggetto ad insabbiamento e naturalmente esposto ai marosi. Ecco perché l’insediamento costiero vietrese nacque intorno al suo porto naturale fin dall’epoca osco-sannita, sviluppandosi in epoca etrusca per divenire infine un sicuro porto romano. Il Greco Strabone, storico e geografo vissuto a cavallo degli anni della nascita di Cristo, illustrando nella sua Geografia la costa campana fa cenno alla città di Marcina. Gli studiosi moderni hanno identificato l’antica Marcina con l’odierna Marina di Vietri. Peraltro, lo stesso nome “Vietri” potrebbe derivare dal latino “veteri” che stava ad indicare i vecchi insediamenti difensivi del borgo fortificato. Inoltre, il termine “veteri” – ad indicare i ruderi del borgo romano vietrese – compare alcuni secoli dopo in atti medioevali della prestigiosa Badia di Cava. Insomma, sembra tranquillamente indubitabile l’origine del nome della odierna Vietri e quindi non ci prolunghiamo oltre.
Dobbiamo però ribadire che il legame tra Vietri sul mare e Cava de’ tirreni è storicamente saldo e antico. Intanto, fino al 1806 – regnante a Napoli Gioacchino Murat – Marina di Vietri era frazione di Cava de’ Tirreni e da secoli era usata dai monaci della Badia come porto per gli scambi commerciali con le aree costiere a Sud di Salerno, vista sempre come antagonista. Come dire tutti insieme appassionatamente a remare contro la longobarda Città capoluogo della Provincia.
Ma la storia cambia gli uomini e le loro prospettive, tant’è che Vietri è destinata a diventare parte integrante dell’area metropolitana salernitana, di cui è stata nel corso dell’ultimo secolo di storia locale la porta verso l’area napoletana.
E’ tempo dunque ora di parlare delle Torri vietresi, le quali costituivano un sistema difensivo efficacemente connesso alla rete delle Torri amalfitane. E qui per lo spazio tiranno ci limitiamo a proporre al lettore la bellissima Torre della Crestarella. Essa un tempo si chiamava anche Torre del Chiatamone, prendendo il nome dall’angusto passo che da Vietri menava a Salerno.
Anche questa torre – di importanza strategica antica per la difesa dell’approdo vietrese – fu “cartolarizzata”. Fu cioè messa all’asta già nel 1866 per dare fiato all’ economia savoiarda, assetata di risorse liquide, dopo che con decreto reale ne fu decretata la decaduta valenza strategica. Essa passò quindi in mano private.
E in questo modo si consumò la cessione dei beni del Regno di Napoli, il più antico d’Europa. Mentre una dinastia con le pezze in quel posto, si apprestava a diventare – di lì a pochi anni, con la presa di Porta Pia – la Dinastia del nuovo Regno d’Italia unificato. Oltre che con le armi, anche a colpi di referendum di cui è meglio tacere per carità di Patria, aggiungiamo noi. Ma ci pensò la Storia, in modo davvero beffardo, a spazzarla via dall’Italia dopo meno di un secolo.
Ancora una volta con un referendum. Si sa, d’altronde, che chi di spada ferisce…