Era il 20 febbraio quando è stata assestata la prima pinzata alla Vela A di Scampia. C’era un mare di gente. Grande copertura mediatica dell’evento. Autorità in vetrina. C’eravamo anche noi, che producemmo uno “Speciale Vele” anche video. Se avete voglia di guardarlo troverete i link in calce. Oggi, nel silenzio generale, la Vela A non c’è più. Cosa sorgerà al suo posto e come procederà l’intervento complessivo di rigenerazione urbana dell’area? Lo abbiamo chiesto a Carmine Piscopo, assessore all’urbanistica del Comune di Napoli, ed a Nicola Salzano, progettista e direttore dei lavori della “Demolizione delle Vele A, C e D e riqualificazione della Vela B”.
Come sono andati i lavori e qual è la situazione oggi?
Salzano. Hanno incontrato non poche difficoltà legate, da ultimo, all’emergenza Covid e, all’inizio, al reperimento di una gru con uno sbraccio di 55 mt. Siamo comunque riusciti a portare a termine la demolizione realizzando opere provvisionali per arrivare ad una quota di circa 10 mt e da lì raggiungere la quota di copertura dell’edificio. Attualmente i lavori sono sospesi per un motivo sopraggiunto. Infatti, inizialmente, era previsto che l’area di sedime dell’edificio ospitasse campi gioco, aree libere e così via. Invece vi saranno realizzati alloggi provvisori per consentire l’abbattimento delle Vele C e D e la ristrutturazione della Vela B, la più grande, dove ci sono ben 252 alloggi di cui più della metà occupati. Sono quindi stato incaricato dall’Amministrazione di redigere la relativa perizia di variante.
Una novità “forte”.
Piscopo. Voglio innanzitutto ricordare che si tratta di un processo molto complesso, portato avanti insieme agli abitanti delle Vele. Esistono continue necessità di rimodulazione e di progettazione condivisa con la collettività. L’abbattimento della Vela A è stato l’avvio di un progetto più grande che riguarda appunto la trasformazione della Vela B, l’abbattimento delle Vele C e D, la trasformazione delle aree di sedime. Sino all’edificio della stazione, al parco della Socialità, alla sistemazione di aree che drammaticamente con il tempo hanno finito per separare e non per includere. L’utilizzo dell’area della Vela A come area per un abitare temporaneo serve proprio a questa complessità, cioè al trasferimento a rotazione degli abitanti per consentire di lavorare in particolar modo nella Vela B. Un progetto che, pur avendo tempi lunghi, è condiviso con la collettività che oramai se ne sente autrice.
Come si è espressa concretamente la “collettività”?
Piscopo. Abbiamo avuto tantissime assemblee pubbliche con gli abitanti delle vele, durante le quali la comunità ha deciso ed ora sta seguendo questo processo in maniera anche molto originale dal punto di vista del metodo e della partecipazione.
Definiamo i tempi lunghi.
Piscopo. Abbiamo reperito i fondi, abbiamo i progetti, stiamo redigendo la variante descritta per la vela A, ci predisponiamo a varare il bando per la rigenerazione della Vela B e per il grande piano di trasformazione dell’area. Difficile definire i tempi in maniera rigorosa.
Almeno un ordine di grandezza.
Piscopo. E’ la domanda a cui ho sempre preferito non rispondere.
Non è che c’è il rischio che da provvisori gli alloggi diventino definitivi?
Piscopo. No, assolutamente.
Cosa prevedono i progetti dei nuovi interventi?
Salzano. Quelli di abbattimento delle Vele C e D sono analoghi a quello della Vela A, con l’unica differenza che sono più grandi e quindi ci vorranno tempi maggiori soprattutto per il trattamento dei materiali di risulta da reimpiegare. Il progetto della vela B prevede la riqualificazione di tutti gli alloggi e delle parti comuni dell’edificio, costituito da 4 stecche a 2 a 2 parallele tra loro e da un nucleo centrale dove sono ubicati gli ascensori, mai installati, e le scale. Impiantistica e finiture ex novo. In particolare, i grossi parapetti in cemento armato sono stati sostituiti con balaustre trasparenti per dare più aria tra i due blocchi paralleli. Uno dei motivi di criticità sta proprio nella distanza tra queste ali parallele, originariamente concepite a circa 30 mt e poi realizzate a circa 11. L’edificio ospiterà la sede della Città Metropolitana ed è prevista la valorizzazione delle aree attraverso destinazioni ludiche e sportive per tutto l’abitato. Non bisogna poi dimenticare che tutto il complesso sarà oggetto di un concorso internazionale: 300.000 mc. da demolire e nuove destinazioni ad abitazione, servizi e terziario.
Quante persone andranno ad abitare negli alloggi temporanei?
Salzano. Saranno realizzate 50 unità abitative per oltre 200 persone. Si è trattato di una scelta precisa dell’Amministrazione, che non ha voluto case-container ma casette bipiano in legno molto gradevoli. Gli utilizzatori non si sentiranno relegati in un ghetto.
Ma non era possibile prevedere prima questa necessità?
Salzano. Inizialmente era apparso più semplice liberare la Vela A, dove c’erano pochissimi residenti, poi la cosa si è dimostrata più complicata del previsto. Allora si è scelto di creare questo polmone, sempre a disposizione, proprio per evitare che il programma potesse subire battute d’arresto.
Piscopo. L’Amministrazione ha preso in considerazione, insieme agli abitanti, anche la possibilità di utilizzare manufatti esterni all’area. Ma la scelta definitiva è stata quella di rimanere lì. Non c’è stato un errore di progettazione ma piuttosto la volontà di concordare di volta in volta tutte le possibilità insieme con gli abitanti. E una collettività ti chiede di procedere alla definizione del secondo step quando sei diventato credibile, cioè quando hai terminato il primo. E’ un banco di prova continuo. Recuperare il rapporto istituzione/collettività è stato forse il lavoro più difficile. Il Popolo delle Vele è stato sempre oggetto di programmi calati dall’alto e mai atterrati concretamente nel luogo. A cominciare dalle delibere regionali nelle quali si continua a parlare di sanatorie senza precisare dove e come farle.
L’idea di riproporre a Scampia l’economia del vicolo ha fatto i danni che tutti conosciamo. In che misura il piano di rigenerazione è diverso?
Salzano. Aldilà dei giudizi sull’intervento dell’ottimo Franz Di Salvo, l’Amministrazione ha dato un nuovo indirizzo scegliendo di recuperare una Vela ed eliminare le altre, affidando alla Vela superstite una precisa funzione di testimonianza. A partire dalla sede della Città Metropolitana e molto altro. Pur condividendo le critiche, non tanto sulla progettazione originaria quanto su come fu realizzata, l’indirizzo dell’Amministrazione oggi è quello di valorizzare ciò che resta ed eliminare le negatività per quanto possibile. Questo è stato il nostro sforzo nella fase progettuale e ci auguriamo che tutta una serie di evidenti limiti di queste strutture siano stati rimossi.
Piscopo. Sono d’accordo nel dire l’ottimo Franz Di Salvo. Alle volte il problema non è Dante ma i dantisti. Imputare la mancata riuscita di quel progetto al solo Di Salvo è ingiusto. L’insediamento delle Vele, infatti, era originariamente previsto in un’area verso Villaricca e in una notte, per una decisione prefettizia, fu spostato a Scampia. Dobbiamo riprendere gli studi della Commissione Piccinato quando chiamiamo in causa l’architettura moderna.
Ok Dante e i dantisti. Però le vele, di chiunque sia la responsabilità, sono state uno scempio. Quindi ripeto la domanda: in che misura gli attuali interventi sono diversi?
Piscopo. E’ vera la questione dell’introspezione o dell’economia del vicolo, ma non sta tutto lì. L’insediamento era stato pensato altrove, con numeri di abitanti completamente diversi, con rapporti planimetrici e compositivi completamente diversi. E’ stato invece inserito come un’area di margine urbano all’interno del territorio di Scampia senza comprendere come si sarebbe sviluppata la città. Il dibattito sulle Vele si sviluppa in maniera insidiosa. Abbiamo tenuto imprigionate intere collettività dentro questi ragionamenti.
Allora riformulo: Come liberare queste collettività?
Piscopo. Se non la si guarda come un’area di margine urbano ma come il centro di una città continua che da Napoli arriva a Caserta, quell’area assume un respiro completamente diverso. Bisogna parlare di servizi urbani integrati, di attrezzature collettive, di funzioni precise tra cui anche la residenzialità. Ma una residenzialità completamente diversa. Quell’area è una nuova centralità della Città Metropolitana.
Pragmaticamente parlando, le cubature si riducono? I mostri non ci saranno più?
Piscopo. Le cubature non saranno inferiori ma diffuse e integrate con gli spazi aperti. Sarà una residenzialità connessa direttamente ai luoghi di lavoro. Abbiamo trasformato l’ex Vela G nella facoltà di Medicina Veterinaria e nel Dipartimento di Scienze infermieristiche. Il Parco della Socialità sarà ripensato su di una scala di relazioni con l’abitato. Piscinola e Scampia, drammaticamente separati, devono tornare a dialogare tra di loro. Insomma, liberazione e connessione dell’area col resto della città della quale è diventata solo una sacca.
Cosa si prevede per i prossimi lavori?
Salzano. Certamente l’esperienza fatta nello smaltimento del materiale presente all’interno delle Vele ci consentirà di ottimizzare il lavoro. Soprattutto per la concomitanza, che ci siamo resi conto essere possibile, tra la rimozione degli ingombranti e quella dell’amianto. Laddove per la Vela A sono state eseguite in due tempi diversi. Quindi probabilmente le prossime demolizioni potranno risultare più rapide.
Se con le prossime comunali dovessero cambiare gli equilibri politici, potrebbero cambiare anche gli interventi?
Piscopo. La possibilità che i progetti cambino ovviamente c’è sempre, però credo che sarà molto difficile per due motivi. I progetti sono infatti già approvati e finanziati. Ma soprattutto sono oramai progetti della collettività e sarebbe davvero arduo modificarli.
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