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Valutazioni di Impatto Ambientale e grandi opere

by Redazione
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Il tema delle semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche è di continua attualità da ormai troppi anni, trascorsi peraltro inutilmente. Ma alla vigilia della concreta definizione del Recovery Plan appare addirittura emergenziale.

Se da un lato i costruttori richiedono un codice degli appalti snello e soprattutto applicabile, laddove quello attuale viene ritenuto farraginoso e addirittura in contrasto con i fini che si prefigge (difficile dare loro torto), dall’altro il mondo ambientalista teme che la “semplificazione” possa rappresentare un rischio (e probabilmente non hanno torto neanche loro).

Riteniamo che il principio del ‘rigore’ debba essere opposto alla sempre più vacua ‘semplificazione’. Che l’organizzazione debba soppiantare l’approssimazione”. E’ la tesi espressa in una lettera aperta al Governo, al Parlamento ed alla Commissione europea sottoscritta da ben 200 organizzazioni nazionali e locali. Da Friday For Future al Forum dell’Acqua, da Italia Nostra a tantissimi comitati locali. Una lettera che affronta la problematica connessa alla Valutazione di Impatto Ambientale delle grandi opere. V.I.A., A.I.A., V.A.S., V.Inc.A. sono procedure che verrebbero vissute dalle grandi imprese “come fastidiosi orpelli”. Laddove, invece, “si dovrebbe vagliare la qualità della progettualità di un paese”.

Il Presidente della Commissione VIA nazionale avrebbe recentemente affermato che anche progetti fatti male, superficiali o incompleti sono ammessi alla procedura invece di essere respinti subito. Determinando ritardi e spesso l’approvazione di progetti rattoppati. La verifica dell’ottemperanza alle prescrizioni sui cantieri, poi, spesso verrebbe fatta solo sulla carta.

Le proposte delle Associazioni per risolvere la problematica vanno dalla pubblicizzazione degli ordini del giorno della Commissione V.I.A. nazionale, alla possibilità di fare audizioni “con i media che potrebbero approfondire ad horas i pro e i contro dei progetti in questione”. Dal controllo reale sul campo, alla rivisitazione dei provvedimenti V.I.A. senza scadenza.

E’ vero che semplificare non significa automaticamente migliorare. E’ vero anche che la capacità progettuale e di controllo della Pubblica Amministrazione in Italia è scarsa. Ma audizioni e controllo giornalistico forse non sono la risposta. Che ne dite di una bella riforma della P.A. e di un nuovo codice degli appalti scritto da tecnici capaci, sentiti gli addetti ai lavori (associazioni, imprese, professionisti e via dicendo)? Ci vuole tempo, certo, ma la gatta per andare di fretta fece i figli ciechi.