Anno 1911 Rilievo Topofotografico dal Pallone della Zona Pompeiana – SCALA 1:1000
Questo articolo è la continuazione del precedente – https://www.genteeterritorio.it/il-campo-daviazione-di-pompei/ – dedicato all’Aeroscalo “Pompei” di Scafati, oggi più diffusamente noto come Campo d’Aviazione di Pompei.
L’Aeroscalo per Dirigibili nacque nel 1917, ricevendo la denominazione di “Aeroscalo ‘Pompei’ di Scafati”, nella piatta campagna a Sud dell’abitato di Valle di Pompei, umida per le molteplici acque del Sarno che la attraversavano o la irroravano.
Vale la pena di domandarci: perché proprio là, a Pompei?
La Località Valle di Pompei, allora ancora territorio di Scafati, era dotata nel proprio centro abitato di un Ufficio distaccato del Comune di Scafati e di un drappello di Vigili Urbani. Grazie alla spinta degli Scavi, già i più famosi al mondo, nonché alla presenza del Santuario Mariano, la cui fama era in impetuosa espansione, la località, periferica rispetto al centro città di Scafati, già vantava la presenza di un turismo archeologico internazionale dotto e l’arrivo di masse cospicue di pellegrini e devoti mariani.
Erano due realtà nuove con cui fare i conti. E si avvertiva a Valle di Pompei già diffusamente la voglia di autonomia, non graditissima a Scafati.
Da parte sua Bartolo Longo, da profeta e visionario, ma anche da manager qual era, alimentava tale sentimento civico locale, avvalendosi dei suoi fedelissimi, compreso l’autorevole storico Ludovico Pepe, suo conterraneo, che aveva scritto: Memorie Storiche della Antica Valle di Pompei, dando un passato a quel lembo di territorio attraversato dalla Via Regia delle Calabrie.
Valle di Pompei vantava già però la presenza di due grandi Hotel, allora moderni e confortevoli, di fama internazionale, oltre la antica Taverna di Valle, funzionante anche da Locanda di Posta. Ma, in particolare, Valle di Pompei contava già circa 3000 abitanti.
I dati numerici li deduciamo da una Relazione effettuata dal Parroco Don Gennaro Federico, collaboratore diretto e amico di Bartolo Longo, il quale fece una puntigliosa Relazione dei beni della Parrocchia del SS Salvatore, demolita per far posto al nascente Santuario di Pompei e ricostruita là dove ancora oggi è ubicata, all’inizio della Via Nolana, in continuum con Via Astolelle, lungo la direttrice stabiese-nolana, formatasi dopo l’eruzione pliniana per la penetrazione dal mare nell’entroterra campano..
Nel 1888, il Parroco valpompeiano aveva contato circa 2450 abitanti del territorio di Valle e un altro mezzo migliaio di abitanti sparsi nelle campagne a monte degli Scavi fino al confine di Torre Annunziata. E, da amico e seguace di Bartolo Longo, già sosteneva per tabulas la tesi della possibilità della nascita ex Lege di un autonomo Comune di Pompei, con una popolazione non inferiore ai tremila abitanti.
Valle di Pompei nell’anno 1928 quando la località fu eretta a Comune di Pompei
Le tesi autonomistiche ovviamente non trovavano facile consenso nella vicina Scafati, suscitando divisioni tra favorevoli e contrari, sia laici che ecclesiastici. In particolare contrasto con le idee di Bartolo Longo si poneva poi il Monsignor Fabrizio D’Auria, giornalista scafatese ed editore del proprio giornale quindicinale: “La campana del mezzodì”. La Chiesa Romana però lo chiamò a Roma a dirigere il giornale vaticano “Il Consulente ecclesiastico”, esercitando un felpato promoveatur ut amoveatur, esercizio di cui è millenaria Maestra.
Tornando all’Aeroscalo “Pompei”, dobbiamo precisare però che, in verità i Valpompeiani, aspiranti Pompeiani o no, erano già abituati a vedere lo spettacolo – assolutamente raro per i tempi – di Mongolfiere in volo sulle proprie teste. Qualche anno prima, intorno al 1911, un Pallone aerostatico “armato” per riprese ortofotografiche effettuò parecchi voli di perlustrazione e foto zenitali sulla Pompei antica e lungo la allora Regia Statale per le Calabrie, poi SS18, fin quasi a Scafati, con atterraggio e partenza in volo dall’Anfiteatro pompeiano.
Una eccezionale gigantografia a parete – estesa per un’area di circa dieci metri quadrati e realizzata con quei fotogrammi di inizio Novecento – è negli Uffici del parco Archeologico di Pompei. Il collage fotografico – che è anche un documento storico territoriale del centro abitato della Località Valle di Pompei, riporta nel cartiglio, in basso a sinistra, il seguente titolo: <RILIEVO TOPOFOTOGRAFICO DEL PALLONE DELLA ZONA POMPEIANA – SCALA 1:1000 – Battaglione specialisti del Genio -Sezione fotografica>
Assodata quindi la familiarità dei Valpompeiani con gli “oggetti volanti”, dobbiamo ora anche osservare che la scelta del sito per l’Aeroscalo, fu ben attuata dalla Regia Aviazione, perché ai Dirigibili era affidato in particolare il compito di sorvegliare i convogli minacciati dai sottomarini nemici, sia quello di segnalare mine galleggianti.
Il Complesso erigendo infatti risultava praticamente contiguo all’ex Polverificio Borbonico, a pochi chilometri dalla costa marina e dai porti commerciali e industriali di Castellammare di Stabia e di Torre Annunziata, entrambi obiettivi sensibili.
Il sito era però anche lungo il Sarno allora ancora navigabile, ma non era lontano dal Porto militare di Napoli e dall’Aeroporto di Capodichino.
Quest’ultimo era nato nel 1910, ma il sito, allora detto Campo di Marte, fin dalla metà dell’Ottocento era stato già utilizzato, in epoca borbonica e dopo, per voli di mongolfiere. Successivamente era poi stato ampliato e denominato Aeroporto Militare del Campo di Marte, quasi del tutto nel territorio del quartiere di San Pietro a Patierno.
Tutto, salvo però aggiungere – ancora ricorrendo alle ricerche dello storico Angelo Pesce – che l’area del sito dell’Aeroscalo “Pompei” era denominata “Fondo Battiloro”, in quanto apparteneva al Marchese Tommaso Battiloro, che aveva impalmato nel 1895 la N.D. Maria Cristina dei Conti Coppola, che ne era proprietaria.
Ma quando la Regia Aviazione nel 1917 incaricò il Maggiore del Genio Luigi Bosio di procedere all’esproprio in forza del principio di autorità superiore (nb: più o meno una odierna pubblica utilità e urgenza) tutta l’area venne espropriata.
Hangar per due Dirigibili
Già sul finire del 1917 fu iniziata la costruzione dell’aeroscalo e venne realizzato un hangar capace di accogliere un paio di dirigibili. Furono poi costruite le “casermette” per gli alloggi di circa 90 militari, tra soldati e sottufficiali, previsti a regime peril funzionamento della struttura. Si edificarono anche strutture logistiche quali mensa, infermeria, lavatoi e servizi igienici. Vale la pena di aggiungere che la Impresa esecutrice fissò il proprio domicilio in Valle di Pompei, in Via S. Giovanni Battista de la Salle, in un’area che Bartolo Longo, improvvisatosi urbanista, aveva individuato su vari schizzi come idonea allo sviluppo urbano della Pompei futura, come si legge nel Volume Bartolo Longo urbanista a Valle di Pompei 1876-1926, Ed. ESI, anno 2000, a cura degli architetti M. Iuliano e Serena G. Federico.
In breve (e a scorno delle opere pubbliche contemporanee), la realizzazione dell’Aeroscalo fu cosa fatta nell’arco del biennio 1917-1918, nonostante gli eventi drammatici contemporanei della Grande Guerra. (2-continua)