Dal titolo di questo articolo il lettore sarà stato intrigato, ma avrà pensato anche che si sarebbe poi parlato della prima linea ferroviaria costruita in Italia. E si sa che la ferrovia borbonica Napoli-Portici, realizzata nel 1839, è la più antica d’Italia.
Invece un ulteriore primato ferroviario, che tratteremo qui di seguito, riguarda un traforo ferroviario, insomma una galleria, anzi un tunnel, come più sbrigativamente diciamo, in ossequio all’anglismo sempre più diffuso.
La sua denominazione è oltremodo singolare: si chiama infatti Galleria dell’Orco.
Ebbene sì, la Galleria dell’Orco esiste e si trova sulla tratta ferroviaria in parte dismessa della strada ferrata Cancello-Avellino, nei pressi della cittadina di Còdola, che si trova tra Castel San Giorgio e Nocera Inferiore. In piena Campania, quindi. Anzi nella Campania Felix romana.
I luoghi della Galleria dell’Orco sono gli stessi che – nella Seconda Guerra Punica svoltasi allo spirare del sec III a.C. – il condottiero cartaginese Annibale attraversò, durante l’assedio a Capua, quando attaccò Nuceria, allora alleata di Roma.
Il traforo fu inaugurato nel 1858 – ma entrò in funzione nel 1861 – essendo parte di un unico progetto ferroviario, partito con la Ferrovia Napoli-Portici, poi prolungata a Pompei Scavi e oltre verso Nocera, che allora era più nota come Nocera de’ Pagani.
Tale progetto – in una visione a scala sovraregionale, avviata anni prima da Ferdinando II di Borbone – doveva unire Napoli prima a Salerno e all’entroterra campano, poi a Bari. E tale visione, anche strategica, teneva ben presente la vocazione industriale dell’arte bianca e della metallurgia nascente nell’area costiera vesuviana e gli emergenti poli dell’industria tessile e di quella cartacea di Nocera e Sarno. Il Traforo aveva un solo binario ma era stato progettato con capienza doppia, tant’è che per decenni è stato attraversato non solo da treni ma anche da veicoli su due ruote, essendo lungo soltanto circa 430 metri. E presto dovrebbe essere recuperato alla mobilità su rotaia.
Ebbene, se però il lettore prova a digitare in Internet quale sia il traforo ferroviario più antico d’Italia, leggerà: “Frejus”. Certamente un grande, lungo e notissimo traforo, che collegò l’Italia alla Francia. Esso fu inaugurato però soltanto nell’ano 1871.
Misteri d’Italia, anch’esso inesplorato, come i tanti soffocati tra altrettante pagine di storia mendaci, diffuse dopo l’unità d’Italia con sistematica “damnatio memoriae” della monarchia borbonica.
Rimane la singolare definizione di Galleria dell’Orco. Il lettore si domanderà: perché?
Crediamo di poter rispondere con buona attendibilità se affermiamo che il riferimento generico all’Orco deriva al traforo dall’essere ubicato presso un “passo” subappenninico, che permetteva a chi provenisse da Nocera di raggiungere facilmente la Via Popilia. Questa, nel tratto campano, era detta anche Via Capua/Rhegium.
Era cioè la direttrice viaria che, a partire da Capua, passando a Monte del Vesuvio, collegava l’Agro Campano, attraverso Nola, Nuceria e Salernum, fin giù alla punta dello stivale, a Reggio Calabria.
Come si sa, le strade consolari romane erano costellate ai loro bordi di Tombe e Monumenti funerari. Nel nostro caso, il tratto nocerino era caratterizzato dalla presenza di un Monumento funerario particolarmente imponente, ubicato ai margini della strada.
Un Gigante, che nella tradizione popolare diventava un Orco, il quale proiettava ombre gigantesche nelle notti di luna piena, inquietando e intimorendo i viandanti notturni che si trovavano a passare nei suoi pressi.
Da ciò probabilmente venne fuori la: Galleria dell’Orco.
Soltanto la Verità è rimasta sepolta…