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Un nuovo caso per il commissario Crimi

by Luca Rampazzo
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In questa fase così delicata preferisco attendere, c’è prima da superare l’emergenza gravissima che sta vivendo la Lombardia. E’ evidente però che molte, troppe cose non hanno funzionato. Se oggi è ancora prematuro chiedere il commissariamento, più avanti non lo sarà. Non lasceremo cadere quanto accaduto nel dimenticatoio“. Così Vito Crimi, “commissario” a Cinque Stelle. Facciamo quindi un esercizio che pochi, pochissimi hanno avuto il coraggio di fare. Prendiamolo sul serio e ipotizziamo un commissariamento.

Prima di tutto, le Regioni sono organi costituzionali, precisamente come il Governo. Quindi per commissariarle ci vogliono due cose: 1. una legge che lo consenta, 2. in alternativa, lo stato di necessità. Per esempio, quando si è dovuta commissariare la sanità regionale o i Comuni sciolti per mafia, si è ricorsi nel primo caso a una legge finanziaria e nel secondo al Testo Unico Enti Locali.

Nota importante: nella prima ipotesi il motivo è tassativo: la sanità regionale si può commissariare solo se a. era in dissesto, b. il piano di rientro non ha funzionato, c. ci sono stati dei gravi inadempimenti. Nella seconda, ad essere tassativi (oltre ai motivi) sono pure i soggetti: solo Comuni e Province.

Quindi Crimi dovrebbe proporre una legge ad hoc in Parlamento. O, eventualmente, ricorrere ad un decreto-legge che poi andrebbe comunque convertito. In questo si dovrebbe decidere che il Governo può commissariare le Regioni. Il che non è precisamente un fatto da nulla. Porta con sé delle conseguenze, delle implicazioni e dei problemi. Partiamo dalle basi. In quali casi si può nominare un commissario? Gravi motivi di sicurezza nazionale? Probabilmente è quello che vuole Vito nostro. Ma c’è un problema: in questo caso il controllo sarebbe a posteriori. Per cui, il governo commissaria e il Governatore ricorre. Ma se vince (mesi dopo) tutti gli atti del Commissario decadono. No, meglio di no. Allora potremmo decidere che, se ricorrono alcuni fatti oggettivi (come ad esempio la dichiarazione di emergenza) il Governo può commissariare ogni altro organo (perché non pensare in grande?).

La redazione di un simile dispositivo normativo non sarebbe facile, ma magari Orban potrebbe aiutare Vito ed i suoi amici. Lui è piuttosto esperto in questa materia. Anche se, nonostante abbia chiuso il Parlamento, non risulta che abbia commissariato nessuno. Questo è un terreno inesplorato, in cui Crimi ha al suo fianco legislatori del calibro di Pierfrancesco Majorino, che ha raccolto ben 50 mila firme online per far commissariare la Regione. Questo sempre che si voglia procedere per la via più formale. Quella più lunga. Quella che dà più tempo alla gente di reagire.

Ma nell’epoca dei DPCM non sarebbe più veloce e sbrigativo agire sulla base della necessità di salvare vite ed esautorare Fontana? Per ragioni di necessità, come si sono chiusi in casa 60 milioni di Italiani vai a Palazzo Lombardia e ne cacci dall’ufficio uno solo. Siamo ai tempi del Coronavirus, quelle fastidiose garanzie, i discorsi inutili e cervellotici sulla sovranità popolare e tutto il loro bagaglio di ipocrisia sono cose da sani. Vito sa che il paese è malato. Ed ha un grande cuore. Non si farà certo fermare da qualche principio astratto.

Ma forse per questo è già troppo tardi. Crimi è triste al pensiero, lo si intravede. Quindi lui allo stato di necessità non pensa. Ma a quel punto potrebbe sorgere, nella mente di qualcuno, il fondato sospetto che la motivazione di questo gravissimo precedente non sia affatto tutelare la salute dei lombardi e risparmiare ai vivi le sofferenze della malattia. Ma che si tratti di mera vendetta. E che per consumarla Vito sia disposto anche a creare un precedente di rara gravità. Noi non siamo tra quelli ovviamente. Noi ci limitiamo ai fatti: se si vuole commissariare la Lombardia serve una legge. In quella legge i limiti di esercizio di questo potere devono essere generali ed astratti. E potranno essere usati da chiunque occupi lo scranno di Presidente del Consiglio.

Quindi, ci permettiamo di suggerire, pur se in posizione molto umile e deferente nei confronti dell’eccellentissimo Vito Crimi, di pensare bene ai contorni normativi di questa scelta. Potrebbe essere, pensiamo, persino il caso di valutare se non sia meglio attendere i prossimi tre anni e lasciare ai Lombardi l’onere di decidere chi li governerà col voto. Ma se io sono qua e Vito Crimi è in Parlamento un motivo ci sarà, quindi sono certo che farà la scelta migliore per l’Italia intera. O, quanto meno, lo spero di tutto cuore.