Ph. Klaus Bunker
Napoli apre uno dei suoi salotti buoni, uno tra i più belli e nascosti: il Salone delle feste del museo di Capodimonte, luogo magnifico e recondito, quasi isolato geograficamente sulla sua collina, distante e non facile da raggiungere dal centro città. Eppure, venerdì scorso siamo stati tantissimi a raggiungere questo luogo per partecipare al convegno “Temi emergenti nel PNRR – Rigenerazione urbana, ambiente, mobilità e cultura” organizzato dalla nostra testata, Gente e Territorio.
Varcare l’ingresso e passeggiare nel Real Bosco fa dimenticare al volo il traffico che pur bisogna attraversare per salire a Capodimonte. Attraversare i saloni del museo dà un’idea plastica di cosa si intenda per Sindrome di Stendhal, infatti, tra la collezione Farnese, e le “galanterie” i ventagli e gli orologi da taschino, vetri, bronzetti, avori e smalti medioevali, tessuti e ricami, argenti e uno sceltissimo gruppo di maioliche e di porcellane, il rischio di svenire è reale.
Sopravvissuti a tanta bellezza ci siamo accomodati nel salone, accolti dal professor Alessandro Bianchi (già ministro dei trasporti) che ha moderato i lavori del convegno con maestria ed eleganza. Come si capisce dal titolo, il convegno è stato incentrato sul “Piano nazionale di ripresa e resilienza” varato dall’Unione europea che ha destinato circa 200 miliardi al nostro Paese, un programma di questa portata non si vedeva dal Piano Marshall e la consapevolezza di tale disponibilità di fondi genera quanto meno preoccupazione e impegno a utilizzarli nella maniera più virtuosa possibile. Viene da chiedersi: il PNRR sarà in grado di far fare il salto in avanti all’Italia, e al Sud soprattutto, su ambiente, rigenerazione urbana, mobilità e cultura? In che modo viene gestito il PNRR e quali concrete possibilità ha di raggiungere gli obiettivi prefissati? Tutti gli esperti che hanno preso parte alla giornata hanno risposto a questi quesiti.
Bianchi ha aperto con il primo punto del programma, un tema che gli è particolarmente caro: la rigenerazione urbana, un tipo di intervento specifico volto al recupero di oggetti urbani che, se dismessi, si degradano, creano insicurezza e costi. La rigenerazione è tale quando l’oggetto su cui si interviene acquisisce una nuova destinazione dopo l’intervento. Esempio principe di rigenerazione è la Centrale Montemartini di Roma, uno straordinario esempio di riconversione in sede museale di un edificio di archeologia industriale. La svolta secondo il professor Bianchi è ribaltare la logica dell’urbanistica di espansione in un’urbanistica della rigenerazione che lavora sul patrimonio esistente.
Quando si è passati a parlare di ambiente, abbiamo dovuto riflettere diversamente su cose per noi così abituali da non prenderle neanche in considerazione. Per esempio, abbiamo mai pensato al destino di un abitino di Zara o H&M pagato 49,90 euro? Ebbene, per dirla semplice, viene prodotto in paesi lontani e spesso poverissimi, venduto nel Global Nord (cioè, noi paesi ricchi) per tornare di nuovo, quando viene smesso, compresso insieme ad altri milioni di vestiti malmessi, nelle discariche del sud del mondo secondo le logiche dell’economia circolare. È il caso di continuare così?
E il trapano? Tutti in casa ne abbiamo uno, quanto tempo crediate che quest’oggetto lavori? Una mezz’ora nei casi più fortunati, per il resto ci intasa lo stanzino riempiendosi di polvere. Eppure, il trapano viene prodotto e venduto con tutto il dispiego di energia e materie prime che facilmente immaginiamo. Qualche soluzione? Gli esperti hanno detto che bisogna cambiare l’approccio della produzione e del consumo, pensare all’utilizzo delle biomasse e pensarci un attimo prima di comprare l’ennesimo, inutile capo di abbigliamento fast-fashion!
Con il focus dedicato alla viabilità abbiamo sognato vedendo le immagini di “The Line” un’ambiziosa e futuristica idea smart city a sviluppo verticale, una città autosostenibile, a zero emissioni di CO2, nella quale i suoi nove milioni di abitanti potranno raggiungere tutti i servizi essenziali in soli cinque minuti a piedi. E noi quanti minuti impieghiamo a raggiungere in macchina l’ufficio o il negozio preferito? Facile progettare una città che ieri non c’era, ma noi dobbiamo lavorare su quello che c’è, con città che hanno sulle spalle oltre 2000 anni di storia e questo è più impegnativo. Pensare che Napoli si percorre ancora attraverso i suoi tre decumani e i suoi quattro cardini, strade che vantano migliaia di anni dalla costruzione. Sarà anche per questo che certe città le amiamo tanto?
Insomma, i temi trattati sono stati tanti e tutti di portata epocale, di quelli che mettono a dura prova politici e amministratori perché per costruire il cambiamento si è costretti, talvolta, a passare per scelte impopolari. Ma in fondo, il politico illuminato è quello che guarda alle prossime generazioni, non alle prossime elezioni.