Uno spettacolo teatrale in ricordo di Massimo Troisi nel 25esimo della sua morte. Un impegno non da poco, pensavo mercoledì scorso attraversando il cortile del Maschio Angioino dove di lì a un paio d’ore si sarebbe tenuto. Il rischio di essere banali o celebrativi o, peggio, autocelebrativi mi sembrava forte. Erano in corso le prove, sul palco i protagonisti Matteo Nicoletta, Alessandra Guidotti, Alessandra Tumolillo, Matteo Cona e Stefano Napoli. Tutti così giovani, tutti rivelatisi poi davvero bravi.
Alla prima pausa ho rapito il regista Stefano Veneruso, nipote e collaboratore di Troisi, che esordì come assistente alla regia de Il Postino.
Quello di stasera vuole essere solo un omaggio?
Anche un omaggio, ma principalmente il risultato di una lunga riflessione. Dopo anni ho trovato una chiave di racconto e l’idea è stata quella di riproporre le risposte che Massimo ha dato nelle interviste rilasciate negli anni ’70 e ’80, nelle quali parla con maggiore libertà.
Sei d’accordo con me se dico che Troisi non voleva lasciare particolari messaggi ma piuttosto una chiave di lettura?
Mi hai fatto ricordare che Massimo il giorno prima di andarsene ci disse: nun ve scurdat ‘e me. Io dopo anni ho capito il significato di quelle parole. Sapeva di aver lasciato delle cose, lo sapeva più di tutti perché noi siamo distratti e io in particolare ero giovane. Se non vai a cercare non trovi, ma quando cerchi ti rendi conto che Massimo ha lasciato veramente un patrimonio. Io sottolineo sempre la sua pigrizia che era una pigrizia fertile. Massimo andava a mille all’ora e nelle cose che ha detto con la sua consueta vena ironica c’è sempre qualcosa di geniale.
Stai per girare un film ispirato a lui. “Da domani mi alzo tardi”. Perché normalmente mi alzo molto tardi. Cosa c’è dietro quella che non è solo una battuta?
C’è proprio un modo di mettere in evidenza il discorso della pigrizia, che lui ha sempre confessato tra virgolette. Ma quella era la sua potenza, perché mentre tutti corrono e vanno non si sa dove, lui era fermo a pensare. Infatti, diceva che aveva fatto i film con Scola perché Scola gli aveva proposto la storia da fermo. Mi ricordo che mi dava le cose da fare dal letto. Non a caso, lui aveva un divano di fronte al letto, io mi sedevo lì con gli altri collaboratori e quando finiva la comanda ci diceva: jat a faticà. Però lo diceva con ironia.
Nel film, tratto da un romanzo di Anna Pavigliano, conta più la storia d’amore o il personaggio Troisi?
Storia d’amore e personaggio viaggiano sullo stesso binario perché si tratta di un confronto tra due menti sensibili. Anna ha immaginato che Massimo non fosse morto e io l’ho raccontato spostando la storia altrove.
Barbara Di Mattia è il produttore del film e dello spettacolo, entrambi coproduzioni 30Miles e Giallo Limone Movie.
Il film.
Il regista Stefano Veneruso leggendo il romanzo di Anna Pavigliano si è innamorato della storia e ha pensato di farne un film. Da lì è partita l’idea di scriverne una sceneggiatura. L’inizio delle riprese, tra Napoli e San Giorgio a Cremano, è fissato per il 7 ottobre e pensiamo di farlo uscire nel 2020. Il figlio di Pino Daniele, Alessandro, ha donato un pezzo inedito del padre. Un pezzo molto bello che sembra proprio scritto apposta per il film.
Lo spettacolo di stasera.
Veneruso aveva in mente già da tempo l’idea di farlo. Ci sono già state 11 repliche al teatro dei Dioscuri al Quirinale, quella di stasera è la prima a Napoli. Ma ce lo stanno chiedendo un po’ in tutta Italia e prevediamo repliche in Campania e in molte altre regioni.
Raffaella Nappo è il patron della Giallo Limone Movie, coproduttrice, come detto, di ‘Troisi. Poeta Massimo’ e di ‘Da domani mi alzo tardi’, che ha in cantiere svariate iniziative.
Quali?
La società di produzione c’era già, la passione per il cinema anche. Quando si è presentata l’occasione l’abbiamo colta e abbiamo presentato una serie di progetti. Tra questi, ‘Cobra non è’. Il Ministero lo ha accettato nel 2016, lo abbiamo realizzato nel 2018, anche con il contributo della Regione Puglia e di RAI Cinema, e uscirà prossimamente. E’ un film al quale tengo moltissimo, perché apre un filone nuovo per il cinema italiano che è quello del pulp grottesco e si rifà un po’ al cinema americano di Tarantino. Si tratta dell’opera prima di un regista di videoclip già noto, Mauro Russo. E’ stato girato interamente nel Salento e 5 giorni a Roma. L’impegno produttivo è stato notevole. Un po’ per la tipologia di film interamente girato di notte, un po’ per l’estrema creatività del regista. Però alla fine è andato tutto bene e siamo soddisfatti. Sarà distribuito sulle reti Rai e siamo in trattativa con una piattaforma, perché il film è dedicato ai molto giovani. Abbiamo poi in fase di preparazione ‘Vi voglio cattivi’, scritto da Ugo Chiti. Le riprese inizieranno il 19 agosto a Montecatini Terme e termineranno a Malta la settimana del 20 settembre.
Ma perché di questi tempi uno decide di investire il proprio denaro e il proprio tempo nel cinema?
Solo per passione, perché è una cosa complicatissima. Chiedere soldi, trovarli, il più delle volte anticiparli perché non arrivano mai in tempo. Finanziamenti pubblici molto complicati, burocrazia lunghissima.
Progetti?
Uno molto grande del quale spero di avere la conferma. Qualcosa tutto al femminile che parla di donne. Ma sono scaramantica e non ti dico altro.
Alla fine, come è stato lo spettacolo? Interessante e coinvolgente. Evitati i rischi che avevamo paventato, ha offerto una chiave di lettura del personaggio misurata e diretta. Backstage poco noti, interviste d’antan recitate, musiche di accompagnamento hanno catturato una platea gremita e soddisfatta.
Bravo il regista, brave le produzioni e, per una volta, bravo anche il Comune di Napoli che ha patrocinato l’iniziativa.