La Belt & Road Initative della Cina, come noto, è un gigantesco progetto di collegamento all’Europa attraverso due corridoi: uno terrestre e l’altro marittimo. La rotta marittima sbocca nei porti europei. Già, ma quali?
Se n’è discusso nel corso della specifica diretta televisiva tenutasi lo scorso 29 aprile a Trieste (che vi avevamo preannunciato). Vi hanno partecipato, oltre al Presidente dell’Adsp, esperti di geopolitica, traffici marittimi, operatori portuali e intermodali.
E’ emerso che l’interesse di Pechino si è focalizzato su Trieste come porta preferenziale di accesso ai mercati dell’Est europeo. Un potenziale grande hub internazionale per le merci, dunque, seppure tra i forti interrogativi sollevati dalla firma italiana sul programma cinese.
Trieste rappresenterebbe un unicum nazionale. I suoi competitors non sarebbero, quindi, i porti italiani ma i grandi scali del Nord Europa e i vicini porti esteri di Koper e di Rijeka. Eppure, il porto di Trieste soffrirebbe di una cronica sottovalutazione da parte dello Stato. Circostanza paradossale se si pensa che il connesso flusso di tasse, diritti portuali e Iva sulle merci rischierebbe di andare a totale beneficio di porti e Stati esteri.
Trieste dovrà però tutelare la propria autonomia, rifiutando la prospettiva di fare la fine del Pireo, ormai colonia della Cina. Anche in quest’ottica si dovrà assicurare l’apertura commerciale a qualsiasi operatore in grado di sfruttare la grande prospettiva di collegamento fra l’Est Europeo e il Medio Oriente. Quest’ultimo, in particolare Israele ed Egitto, chiamato ad affrontare la ricostruzione di interi Paesi colpiti da eventi bellici.
L’analisi degli equilibri geopolitici nel Mediterraneo, incluso il ruolo degli Stati Uniti, ha evidenziato le potenzialità dello scalo giuliano. A patto che mantenga la sua vocazione storica di porto aperto al mondo, conservando un’identità indipendente e particolare.
E si arriva così alla questione del Porto franco internazionale. Uno strumento che potrebbe consentire a Trieste di rappresentare un’occasione di sviluppo di attività manifatturiere di trasformazione delle merci movimentate dal porto. Con ricadute economiche e occupazionali sull’intero territorio. A questo progetto stanno lavorando congiuntamente tutte le Associazioni di categoria, gli operatori e un’ampia parte delle istituzioni e della politica locale.