L’Autore, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, è capo di stato maggiore emerito delle Forze Armate Italiane.
Dal 7 al 10 ottobre si è tenuto a Venezia il TRSS 2024, organizzato dalla Marina Militare, cui sono stato invitato in qualità di ex Capo di Stato Maggiore.
Il simposio si svolge ad anni alterni rispetto al suo corrispettivo internazionale di Newport (USA) patrocinato dalla USNavy ed è giunto alla sua quattordicesima edizione. Partita 28 anni fa a Venezia come simposio regionale delle Marine Militari del Mediterraneo e del Mar Nero, questa importante occasione di incontro per i vertici delle Marine Militari mondiali è cresciuta esponenzialmente per rappresentatività ed estensione geopolitica, edizione dopo edizione.
Il simposio di Venezia ha raggiunto da tempo una dimensione globale, passando da “REGIONAL” a “TRANSREGIONAL”, una differenza, dunque, non solo in termini. Questa quattordicesima edizione ha visto infatti la partecipazione di 57 Capi di Stato Maggiore delle più significative Marine mondiali con oltre 100 delegazioni del mondo accademico, industriale, militare e governativo, nazionale ed internazionale. Un grande passo in avanti dovuto all’impeccabile organizzazione della nostra Marina, all’interesse dei temi trattati, all’esigenza sempre più impellente di stringere rapporti fattivi tra le varie entità del cluster marittimo mondiale e, diciamo la verità, alla collocazione nello splendido scenario dell’Arsenale di Venezia, città altamente simbolica, affascinante ed evocativa per il suo straordinario passato di potenza marittima. Un passato ancora oggi illuminato dal suo peculiare, lungimirante e vincente connubio tra potenza militare e pacifica penetrazione economica nel Mediterraneo.
Il tema prescelto quest’anno, in linea con la recente costituzione governativa del Polo Nazionale della Subacquea (PNS), del quale ho scritto in un articolo apparso su queste pagine nel maggio scorso, non poteva che riguardare la dimensione subacquea:
“A spotlight on the depths: the Underwater as the new frontier for humankind“, (ovvero “Uno sguardo alle profondità marine: la Subacquea come nuova frontiere dell’umanità”), questo il tema conduttore, sottolineato da una profetica citazione di JJ COSTEAU: “WE COME FROM THE SEA, WE DEPEND ON THE SEA”.
Ne vorrei riassumere qui i punti chiave.
Il mare e I suoi fondali, in larghissima misura ancora inesplorati, rappresentano il futuro scenario economico e geostrategico per l’umanità. È evidente che la dimensione subacquea offre all’umanità straordinarie opportunità, ma – as usual – anche rischi e criticità, come sottolineato con forza dal nostro Ministro Della Difesa.
La criminalità, privata o statuale che sia, può incidere gravemente sui già delicati equilibri internazionali, sia dichiarando unilateralmente zone economiche esclusive (ZEE) per lo sfruttamento indiscriminato delle risorse, sia agendo occultamente in un ambiente di per sé molto difficile, per danneggiare le importantissime strutture logistiche ed economiche della comunità internazionale (trasferimento di dati o energia, fonti energetiche ecc.).
Dunque, è urgente pensare non solo all’esplorazione della dimensione subacquea e allo sfruttamento sostenibile delle sue risorse, ma anche vigilare e regolamentare tutte le attività che si svolgono sotto la superficie, da tutti i punti di vista: ecologico, normativo, economico e militare.
Chi volesse approfondire questi temi può trovare ampia letteratura sul web alla voce Trans Regional Seapower Symposium Venice 2024, mi limiterò comunque a tratteggiare alcuni degli spunti di riflessione emersi prepotentemente nel corso del convegno.
Prima riflessione: come logico la parola chiave che è emersa come una vera e propria esigenza è COOPERAZIONE, ovvero cooperazione a livello nazionale ed internazionale tra i settori civili e militari, cooperazione tecnologica ed industriale, cooperazione nel pubblico e nel privato estesa all’intero cluster marittimo per affrontare consapevolmente, con la massima efficacia e sinergia, le difficili sfide che questa nuova frontiera dell’umanità ci pone.
Queste necessità sono pienamente recepite a livello nazionale nel Polo della Subacquea (PNS), la cui gestione è stata affidata alla Marina Militare. Un modello di “Sistema Paese”, guardato peraltro con estremo interesse a livello internazionale. IL PNS, in sinergia con il neonato Ministero del Mare, ci pone all’avanguardia nel settore, aggregando le eccellenze nazionali – pubbliche e private − operanti a qualsivoglia titolo nel segmento dell’innovazione tecnologica subacquea: operatori istituzionali, grande impresa, PMI, start-up, mondo accademico e centri di ricerca.
Speriamo che allo sforzo organizzativo e normativo si accompagni snellezza burocratica e rapidità decisionale e realizzativa, nonché adeguate risorse, ovviamente, perché la seconda grande esigenza emersa dal convegno è quella di riguadagnare – e rapidamente – il vantaggio tecnologico nella subacquea. Un settore ostico, la cui preminente importanza trova scarsa attenzione e attrazione da parte dell’opinione pubblica, a fronte degli enormi investimenti e sforzi normativi fatti ad esempio nel settore spaziale.
Un esempio per tutti: il nuovo cavo sottomarino in fibra ottica che collegherà Stati Uniti e Nord Europa avrà una capacità di trasferimento dati tre volte superiore a quella di tutti i satelliti di comunicazione ora esistenti. Il dato deve far riflettere.
Tra i molti leader delle Marine Militari che hanno illustrato le loro linee guida per il prossimo futuro, mi ha colpito senz’altro l’attivismo sperimentale dimostrato dalla MM Portoghese, che sicuramente merita una menzione, ma soprattutto l’impostazione concettuale del c.d. “Navigation Plan” della US Navy, tratteggiato dal suo Comandante (Chief of Naval Operations- CNO) l’Ammiraglio LISA FRANCHETTI, vivace ed energica prima donna a capo di quella che potremmo definire la Marina per eccellenza, direi.
La CNO USA ha evidenziato, tra gli altri, un obiettivo che considero più che strategico: “RECRUIT AND RETAIN TALENTS”, l’investimento sul personale e sulle sue risorse intellettuali posto al centro delle priorità della maggiore Marina del mondo. Chapeau!
Chiudo con due ultimi spunti emersi negli interventi nella giornata conclusiva.
Il primo viene da Edward Luttwak, sempre “provocative”, che ha sottolineato come ci troviamo oggi nuovamente di fronte alla guerra vecchio stile, dopo le molte decadi di pace garantita dalla deterrenza nucleare (le Marine che operano nelle acque di Bab el Mandeb, sono di fatto in guerra). È utile constatare che, se 28 anni fa in questo stesso simposio si trovavano tutte le maggiori marine del mondo, oggi la situazione è cambiata. Oggi – dice Luttwak – mancano quella cinese, quella russa e quella iraniana. Insomma, mentre 28 anni fa ci parlavamo tutti, oggi parlano tra loro solo le marine alleate e amiche… meditate gente!
E si badi che il più prezioso valore aggiunto del TRSS è proprio quello di far incontrare, anche informalmente, i responsabili delle Marine mondiali, marinai per loro natura aperti al dialogo e accomunati dai valori di fratellanza che solo vivere il mare ed essere equipaggio rendono indissolubili.
E infine il Ministro Tremonti, dopo un affascinante excursus storico, ha concluso con un bellissimo concetto che merita di essere lasciato alla vostra riflessione: “la tecnica può appartenere a tutti, comprese le potenze autoritarie, ma la Scienza nasce e prospera solo dove c’è democrazia e voi siete qui per difendere la democrazia, dunque, la Scienza.”
Dunque, ancora e ancora, PALE A PRORA!