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Terra dei Fuochi. Il doppio summit del ministro Costa

by Mariachiara Pezzullo
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Allo scoccare esatto dei 90 giorni dal 19 novembre dello scorso anno, data del famoso “Protocollo di intesa che istituisce in via sperimentale il Piano d’azione per il contrasto dei roghi dei rifiuti”, il 18 febbraio scorso si è svolto, ad iniziativa del Ministro dell’ambiente Sergio Costa, un duplice summit presso le Prefetture di Napoli e Caserta, con la riunione dei rispettivi Comitati Provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica a composizione allargata.

L’obiettivo? Fare il punto sullo stato di attuazione del protocollo “Governo – Regione Campania” finalizzato alla eliminazione del fenomeno degli incendi di rifiuti, vista la serialità con la quale tali roghi avevano colpito impianti di trattamento pubblici e privati, tra i quali le piattaforme di raccolta di Battipaglia, San Vitaliano, Caivano e lo Stir di Casalduni, oltre che aree naturali protette.

Alle due mega riunioni hanno partecipato, oltre al Ministro e ai Prefetti, il Presidente della Regione De Luca a Caserta ed il Vicepresidente Bonavitacola a Napoli, i Procuratori della Repubblica di S.M. Capua Vetere e Napoli Nord, i vertici delle Forze dell’Ordine e dei Vigili del Fuoco, i rappresentanti del Ministero della Giustizia e dell’Economia, il Commissario dell’Arpa Campania, Sorvino, e i Direttori Generali delle ASL interessate, oltre all’ing. Fabrizio Curcio dirigente generale dell’Unità di coordinamento istituita ad hoc presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri come referente nazionale per la problematica di “Terra dei fuochi “.

L’incontro, oltre che operare un’ampia ricognizione delle iniziative cumulate nei tre ambiti integrati di intervento – ossia Tutela della Salute, dell’Ambiente e Presidio del Territorio – già rinvenibili nel testo del Patto di Azione, è andato poco oltre lo sforzo riepilogativo delle buone intenzioni da parte del Ministro Costa, senza svelare nulla di sostanzialmente innovativo rispetto a quanto gli scenari avevano mostrato negli anni addietro.

In definitiva, è emerso l’impegno – apprezzabile ma limitato – di coordinare, integrare e mettere a sistema le molteplici iniziative già avviate da tempo a vari livelli, in ambito amministrativo e giudiziario, da parte dei vari organi istituzionali e tecnici per il contrasto del fenomeno incendiario, ma, in realtà, l’avanzamento dei lavori è stato modesto.

La nuova Circolare del Ministero dell’Ambiente, di gennaio, contiene linee guida “per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi” che prevedono, tra l’altro, che in tutti gli impianti debbano essere previsti sistemi di videosorveglianza.

Il testo fa poi riferimento all’indicazione del tempo massimo dello stoccaggio dei rifiuti in base alla loro pericolosità e tipologia, stabilendo un’adeguata programmazione di controlli ambientali. Ben presente, già adesso, è la preoccupazione relativa al previsto fermo delle tre linee del termovalorizzatore di Acerra da metà settembre prossimo con conseguente, inevitabile emergenza.

Vedremo quanto la programmazione riuscirà a tradursi in fatti.

Nell’attesa dei risultati delle indagini promosse dalle due Procure di Santa Maria Capua Vetere e Napoli Nord, quest’ultima con il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità, circa l’eventuale nesso causale tra l’inquinamento riscontrato nel Casertano e le patologie tumorali, ci si è concentrati su problemi sostanziali irrisolti. A partire da quello del finanziamento delle operazioni di bonifica a quello della effettività dei controlli e quindi dell’adeguatezza delle risorse delle strutture preposte agli stessi.

In merito all’abbandono dei rifiuti l’ARPAC – Ente spesso bistrattato ma tra i pochi realmente operativi – ha da tempo redatto apposite linee guida. Il documento dell’Agenzia ambientale rappresenta oggi un’utile guida sia per i Comuni che per i privati che si trovano a gestire i rifiuti abbandonati (ed eventualmente combusti). Sebbene sia stato oggetto di numerose giornate formative e di divulgazione, dovrebbe essere ancora di più e meglio utilizzato.

L’ARPAC ha inoltre proposto alla Regione di anticipare al 2019 i controlli previsti per gli impianti di trattamento in regime di AIA, indicando anche le aziende più a rischio sulla base di una specifica analisi. La Regione ha approvato la proposta dell’Agenzia che prevede un programma di controlli di circa 50 impianti di trattamento dei rifiuti di maggiore impatto ambientale.

L’ARPAC è in prima linea anche per la sua attività di supporto alle Autorità inquirenti con sopralluoghi, campionamenti ed analisi dei rifiuti. Un’azione svolta ai limiti delle proprie possibilità, considerando le gravi carenze di risorse economiche e di personale tecnico.

Insomma, il Governo temporeggia, l’Agenzia regionale combatte e affanna … le Province che fanno? Eppure, spettano a loro i controlli sulla gestione, intermediazione e commercio dei rifiuti.

Molta confusione e poche certezze in questa Torre di Babele. Speriamo non ci cada addosso.