Nel 1926 una nave viaggiava con un equipaggio di 250 persone. Nel 2000, fra 15 e 20. Nel 2025 gli uomini a bordo non saranno più di 5! Questa è la recente analisi del centro studi BlueMonitorLab.
L’automazione nel trasporto marittimo è infatti sempre più spinta e l’effetto Covid pare aver accelerato il processo. In particolare quello di realizzazione di sale di controllo di terra in grado di “ordinare” alla nave l’adozione dei parametri più convenienti, più sicuri e più sostenibili per la sua navigazione. Addirittura scegliendo i porti in grado di garantire le migliori condizioni di movimentazione del carico. Quindi, minori consumi di carburante e rotte più safe. Anche per ridurre quella percentuale del 90% di incidenti riconducibili all’errore umano e che si tradurrebbero in danni per 1,4 miliardi di dollari all’anno.
Purtroppo, non solo questo. Le “smart vessels”, le navi intelligenti, dovrebbero infatti anche generare un risparmio del 90% del costo del lavoro diretto on board, grazie ad equipaggi molto ridotti. Si ipotizza un -22% nell’offerta di tradizionale lavoro marittimo già entro il 2040. Riduzione che potrebbe essere parzialmente compensata dallo sviluppo di altre filiere occupazionali, legate alle attività di controllo sui sistemi di automazione e sugli impianti di propulsione e navigazione a bordo. Speriamo che sia così, anche se restano dubbi al riguardo.
Ma secondo la World Maritime University non sarà facile che le nuove regole vengano ufficializzate dalle organizzazioni internazionali. La formazione dei marittimi dovrà infatti essere rivoluzionata per consentire loro di intervenire sul sistema motore guidato da terra e fronteggiare emergenze determinate da cyber attacks o da inattesi eventi meteo.
“Di certo si tratterà di un salto nel futuro”.