Puntate precedenti:
- https://www.genteeterritorio.it/sisma-e-frana-di-ischia-il-rapporto-del-commissario-legnini-1/
- https://www.genteeterritorio.it/sisma-e-frana-di-ischia-2-la-contabilita-dei-danni/
- https://www.genteeterritorio.it/sisma-e-frana-di-ischia-3-risorse-mancanti-e-questione-condoni/
Il Rapporto sulla ricostruzione post sisma e post frana di Ischia, datato 21 agosto, comincia con una introduzione firmata dal Commissario Legnini. Come spesso accade in questo tipo di relazioni, l’incipit contiene informazioni di contesto che offrono una chiave di lettura della situazione meno scontata.
Nello specifico.
Primo. Viene sottolineato che per la prima volta, a sei anni dal sisma e a nove mesi dalla frana, il rapporto contiene tutti i dati e le informazioni disponibili utili ad offrire alle istituzioni e ai cittadini un quadro completo di tutte le attività. Come per la prima volta? In sei anni nessuno dei vari Delegati che a vario titolo si sono succeduti aveva avuto la possibilità di corrispondere al dovere di trasparenza e di informazione? Proprio così. Perché per farlo è necessario un soddisfacente livello organizzativo della struttura commissariale e, a quanto pare, solo negli ultimi mesi si è riusciti a rafforzare gli organici e l’organizzazione. Anzi solo oggi, grazie al Decreto Ischia dello scorso gennaio, la struttura commissariale ha assunto una dimensione sufficiente per far fronte alle accresciute e gravose funzioni che il legislatore ha inteso affidarle, sia per provvedere alle attività emergenziali che alla complessa opera di ricostruzione post sisma e post frana. Meglio tardi che mai, ma è comunque tardi.
Secondo. Negli ultimi nove mesi, definiti di lavoro straordinario, ci si è occupati delle molteplici attività emergenziali, ed è stata avviata l’attività di ricostruzione post sisma e post frana. Densa di molteplici criticità in un territorio nel quale sono compresenti rischi naturali, a volte aggravati per fatti dell’uomo, e i connessi vincoli idrogeologico, sismico e paesaggistico. Le molte sanatorie edilizie rimaste inevase per decenni hanno rappresentato un notevole fattore di rallentamento della ricostruzione post sisma (…) Sono tutti fattori, quelli che le istituzioni locali e i cittadini conoscono bene da molto tempo, che compongono un vero e proprio “caso” nella storia delle ricostruzioni nel nostro Paese. Si, Ischia è un caso. Forse non unico, ma certamente un caso. Di politica locale che raccoglie consenso solo permettendo lo sfruttamento sfrenato delle risorse del territorio. E per politica locale non mi riferisco solo ai Comuni dell’isola ma anche ai consiglieri regionali e ai parlamentari eletti in quell’area. Di politica regionale che non ha mai adempiuto alle proprie funzioni di programmazione e controllo. Di politica nazionale che quando succede la catastrofe si limita a stanziare due soldi e lascia che tutto proceda come prima.
Terzo. Ma nonostante si stia ora lavorando alacremente, occorre scongiurare il rischio di nuovi rallentamenti (…) facendo leva sulla capacità di attuare le decisioni che sono già state assunte e che si stanno rivelando efficaci: l’imponente piano di messa in sicurezza idrogeologica e riduzione del rischio residuo, la programmazione e progettazione di 30 opere di ricostruzione pubblica, le delocalizzazioni volontarie dalle aree a rischio che sono state dettagliatamente disciplinate e la ricostruzione e rigenerazione urbana laddove essa è immediatamente attuabile. E come? Si tratta di produrre uno sforzo corale, che solo con l’impegno costante e leale da parte di tutti gli attori pubblici e privati potrà portare a conseguire risultati concreti, da tempo attesi da molti cittadini. Come non essere d’accordo. Ma ci si consenta di dubitare della lealtà generale.