Forse le mie origini cuneesi non mi permettono di capire (si narra che siamo tutti un po’ tonti), forse mi sbaglio perché con gli occhi faccio fatica, oppure interpreto male i pensieri e le parole altrui, ma da un bel po’ mi sembra di vedere che su giornali, siti Internet, uomini politici, partiti storici e pseudo tali, social media nonché associazioni di varia natura, si sovrapponga o confonda il concetto di PATRIOTTISMO con quello del NAZIONALISMO. E questo l’ho notato non da giorni, bensì da anni.
Purtroppo vedo/leggo/sento anche amici cari (a cui voglio un bene dell’anima) scivolare su questa buccia di banana con frasi tipo: “se non sei nazionalista vuol dire che non sei un patriota”. Ahia!!
Il tema viene fuori sotto luci diverse e negli ambiti più disparati (e molto spesso totalmente a sproposito): l’Euro; la UE; la politica sanitaria al riguardo della pandemia; difesa comune Europea; Putin-si-Putin-no; viva Trump – abbasso Trump; NATO da sciogliere e/o abbandonare… e chi più ne ha più ne metta. Come si dice qui: “it goes beyond me”!
Insomma, in molti di questi argomenti, in cui patriottismo e/o nazionalismo entrano come i cavoli a merenda, mi pare che ci sia grande confusione terminologica.
PATRIOTTISMO è amore per la propria bandiera, terra, genti, cultura, radici, tradizioni, storia.
NAZIONALISMO è quel sentimento di superiorità della propria nazione nei confronti di altre culture/etnie (e pure religioni). Sentimento che porta al desiderio di “prevaricazione” e quindi alla lunga finisce per giustificare aggressioni, invasioni, guerre, genocidi e distruzioni di culture altrui. Vero Adolf? Vero Vladimir? (per citarne solo due, tralasciando decine di pascià e vari capi di stato degli ultimi 100 anni). Quando poi nazionalismo si fonde in “stato-etnia-religione”, cioè in un tutt’uno “estremo”, ecco che la scena del crimine è perfetta.
Dare una connotazione politica all’una o all’altro è errato in quanto nessuna Patria (la terra dei Padri) né alcuna Nazione (popolazioni, stirpi o tribù legate da vincoli di origine, di sangue o di lingua) può essere colorata politicamente o partiticamente.
Io sono italiano (e fiero di esserlo) e per la bandiera tricolore farei qualunque cosa. Qualunque? Beh, no… tutte meno una: se il mio Paese aggredisse un altro popolo per sradicarlo, non andrei a battermi. Eppure, è anche vero il contrario: seppure con acciacchi e i capelli bianchi, se l’Italia fosse aggredita allora andrei a combattere, anche a mani nude. Dunque, io sono Patriota (con la P maiuscola) ma non nazionalista… allorché “nazionalismo” implica il rifiutare gli altri e il volerli sbranare.
E vado anche più lontano: si può far parte di una nazione ed essere patrioti di altra bandiera? La risposta è “sì”. Abito in Canada, mi sento parte di questa nazione multietnica, multiculturale, in cui la diversità è valorizzata e non appiattita, in cui l’uguaglianza è un principio ma anche sostanza, eppure sono e resto un patriota italiano. Idem vale per un qualunque “Québecois” che si sente un patriota della Belle Provence eppure fa parte di una nazione federata.
Dunque, per tornare all’Italia, si può benissimo far parte di un’unione pur restando patrioti. Allora perché mai si pensa (o si teme) di perdere la propria identità di italiani se si fa parte della UE? Non credo a chi tira una riga netta mettendo Patriottismo e Nazionalismo da una parte e disfattismo/inquinamento identitario dall’altra. È possibilissimo essere patrioti fino in fondo all’anima senza essere nazionalisti.
E, da ultimo, il famoso detto popolare «l’unione fa la forza» ce lo siamo scordato? I detti popolari hanno sempre un profondo buon senso alla loro base. Oggi, più che mai, del buonsenso ne abbiamo un maledetto bisogno.