Oggi vorrei porre una domanda che a molti apparirà bislacca: c’è un odio contro i napoletani?
È un fatto che ovunque vada il Napoli i cori ignobili si sprechino. Colera. Lavali col fuoco. Napolecani … È un piacere, perciò, umiliare sul campo le migliaia di ottusi dementi che popolano le curve, e non solo, dei maggiori stadi italici. Da Roma, menzione speciale, a Milano, a Bergamo, Genova, Verona, Torino, Firenze. Anche Bologna, per quanto forse meno.
Si badi. È da sempre così. Anche da prima del colera. Da bambino andavo all’Olimpico con mio padre distintissimo signore a vedere Lazio e Roma. Beh, la ferocia becera romanista contro noi napoletani mi ha sempre colpito, ai miei occhi di bimbo inspiegabile. Con la Lazio, figlia di un Dio minore, andava meglio. Ma beceri e razzistelli son sempre stati pure loro. Perché? Tribalismo frustrato di chi si sente predestinato alla gloria negata dal destino? Insofferenza atavica per l’immigrazione endogena dalla Campania? Rivalità di campanile di una romanità o lazialità minoritaria nella Roma metropoli e sradicata che accoglie tutti?
Discorso lungo. Da riconnettere agli archetipi. Roma, i sanniti, i caudini, gli irpini, i greci, il Maccus Pulcinella schiavo ribelle a Roma. E suo controcanto ironico. E però il discorso è più vasto. Perché la napolifobia riguarda tutta Italia. Meno ovviamente il sud. E sì che anche noi Napoletani avemmo i nostri sudditi meridionali, che magari oggi un po’ ci amano un po’ ci disprezzano. Ma è dal centro Italia in su che la sindrome alligna. Di Roma capoccia infastidita e frustrata si disse. Ma al nord? Presto detto. Napoli fu ed è la testa di tutto il Sud. Il suo simbolo vivente. Nella musica, nel teatro e anche nel cinema, in certi moduli espressivi. Nell’ironia.
La Capria già lo disse. Nel comico che tutto abbatte con genialità e senso del ridicolo. Trasgressione. E disincanto. Sono vere e proprie armi corrosive di massa. Che irritano una certa italiaccia ipocrita e tronfia. Quella dei rinomati brambillotti “protestanti”. Mentre noi siamo un po’ pagani e tragico-gioiosi, beffardi e ingegnosi. Anche imbroglioni e commedianti, per sbarcare il lunario contro le soperchierie. Quelle di Roma sacra e Torino savoiarda e patriottarda.
E nondimeno non c’è popolo ancorché oggi ibridato che come quello napoletano più industrioso e inventivo. Brulicante anche di illegalismo ma duttile e geniale. Lo diceva Pasolini. Conserviamo unici una identità specifica e oggi globale. Un carattere. E una lingua! E Dante mise il Napoletano al secondo posto nelle sue primarie sulla lingua italiana, dopo il volgare illustre Fiorentino. Se la storia era diversa vincevamo anche questo di scudetto. Federico II battuto. I Borbone imbelli e incapaci di alleanze e forza contrattuale in una possibile federazione italica. L’annessione coloniale di un regno il cui Pnl era pari a tutto il resto del paese. E oggi è meno della quarta parte! Tutta colpa del Regno di Napoli? No. Vi fu saccheggio e sfruttamento. Con relativi mali. Brigantaggio, rivolte, crimine, emigrazione. La storia andò così. Viva l’Italia! E Forza Napoli. Ci riprendiamo simbolicamente il mal tolto. Anche se ci vorreste ancor tenere sotto, voi italiani di serie A. Simbolicamente si intende. Ma c’è di più. In Champion’s gli Italiani top saremo noi. E voi a guardare. Le maglie azzurre senza più fiatare. Patria e pace o morte!