Solo recentemente abbiamo conosciuto Giuseppe Cristoforoni, architetto, anzi, per dirla con le sue parole, “architetto ambientale”. Lo abbiamo incontrato durante il nostro percorso di approfondimento delle problematiche connesse con la riqualificazione di Bagnoli e non poteva essere altrimenti: impegno professionale, civile e politico, in difesa del territorio, caratterizzano, ormai da molti anni, il suo lavoro e ne hanno fatto un protagonista di quel movimento di partecipazione attiva dei cittadini che ha lasciato il segno nel pubblico dibattito sul presente e il futuro dell’area.
In quest’ottica rientra il suo libro “Sblocca Italia, sblocca Bagnoli”, edito da Intra Moenia, il cui esplicito intento è quello di offrire una documentazione utile, ma che in realtà fa qualcosa di più. La storia di Bagnoli e dell’Italsider è soprattutto la storia degli uomini che hanno lavorato nella Fabbrica. Non è solo un giudizio storico, è una valutazione politica e un programma di lavoro.
La trattazione, aldilà della sua ripartizione formale, si divide metodologicamente in due periodi: dal 1884 al 1993 e dal 1993 al 2015.
La prima parte, forse la sola che si presta, almeno parzialmente, ad un discorso più propriamente storico per la datazione degli eventi, ricca di documentazione, tra cui interventi di Roberto Parisi, Francesco Erbani e Gigi Di Fiore, offre una cronologia commentata a tratti di ampio respiro, in altri addirittura tambureggiante, che ci conduce dal risanamento della città di Napoli, conseguente al colera del 1883, alla chiusura definitiva dell’Italsider nel 1993, attraverso interventi straordinari, commissariamenti, commissioni d’inchiesta, programmi di risorgimento economico, speculazione edilizia. In alcuni casi è necessario ricontrollare le date per assicurarsi che non si stia parlando dei giorni nostri. Molto interessante la breve storia dello stabilimento.
Il secondo periodo viene affrontato con piglio più politico. L’autore prende posizione e finalizza la selezione documentale al sostegno di un’analisi critica tagliente delle scelte effettuate. L’aspetto dialettico prende il sopravvento man mano che il quadro va contestualizzandosi all’attualità, spesso prendendo i toni aspri della polemica politica. Se, da un lato, l’approccio non è forse il più utile per offrire un quadro d’insieme anche prospettico, per altro verso fa vera controinformazione, come si diceva una volta, dando conto delle posizioni, dell’attività, in alcuni casi della lotta, di associazioni e comitati di base. Il lettore viene sollecitato a prendere posizione, non solo in ordine alle impostazioni programmatiche e gestionali, ma anche sulla presunta illegittima ingerenza del Governo sulle competenze degli Enti locali e sui diritti dei cittadini.
Volutamente forti le Conclusioni.
Chiediamo fermamente che il destino di questo pezzo considerevole di città venga, “a mezzo della reale partecipazione cittadina”, riprogettato totalmente…
Il lavoro si ferma al 2015. Come giudicherà Cristoforoni l’accaduto degli ultimi tre anni?
di Redazione