La vicenda del liceo Sannazaro è ormai ben nota, la stampa non solo cittadina se n’è occupata con encomiabile e quasi sospetta perseveranza: troppi studenti rispetto alle aule disponibili, gite al mare a pagamento, rivolta di genitori e studenti, professori che si dissociano, ispettori che indagano e, alla fine, sospensione dal servizio con effetto immediato per la dirigente scolastica Laura Colantonio, appena sostituita con la preside del Genovesi, Maria Filippone.
La sospensione è stato un fatto straordinario che trova pochi riscontri nel passato. Intanto per come si è svolta.
Di Maio, la cui madre è preside e quindi in casa mastica scuola e politica, sulla sua pagina social: “Ci siamo subito attivati, grazie al nostro sottosegretario all’istruzione Salvatore Giuliano, e abbiamo contattato immediatamente la direttrice dell’Ufficio Scolastico della Campania: volevamo sapere di chi era la responsabilità e come si poteva agire. Ieri hanno concluso le verifiche che hanno portato a sospendere la preside”.
Quindi il vicepremier, che tecnicamente non ha nulla a che vedere con la scuola, scavalca il ministro competente, attiva il “suo” sottosegretario, già sicuro che ci siano responsabilità, e arma gli ispettori. Sospensione telecomandata.
Cerchiamo di ricostruire il caso. Ogni scuola, per legge, ai fini della formazione delle classi deve rispettare il parametro risultante dal rapporto alunni/superficie, diciamo che il numero massimo per classe deve essere di 26 alunni. La norma consente una deroga in misura non superiore al 10%. La Colantonio avrebbe esagerato formando ben cinque classi in più rispetto a quanto previsto. La capienza massima dell’istituto è di 1.200 persone (compresi insegnanti e personale), mentre il numero di iscritti ha superato i 1.400 ragazzi con 53 classi invece di 48.
Non è l’unico caso di esuberi, succede. La scelta di accettare più iscritti a volte è dettata dalla paura che, rifiutando le iscrizioni, ci possa essere una drastica riduzione per l’anno successivo, con conseguente decremento dell’organico, oppure può essere dettata dalla pressante richiesta da parte dei genitori, magari in questo caso attratti anche dal giudizio della Fondazione Agnelli che ha attribuito al Sannazaro la palma di miglior liceo classico della città.
Però al Sannazaro hanno esagerato. Com’è possibile che non abbiano previsto le conseguenze? Nostre fonti ben informate ci hanno parlano di “garanzie” di concessioni di nuove aule da parte della Città Metropolitana, puntualmente disattese. Insomma, la preside incriminata si sarebbe sbilanciata facendo conto su di un supporto logistico che non è venuto. Vatti a fidare.
Le cinque classi in esubero, non trovando posto a scuola, dovevano essere impegnate, nei giorni di rotazione, in attività didattiche. La preside commette un’ingenuità imperdonabile: si inventa gite al mare per alunni e docenti accompagnatori. E’ veramente incredibile che una addetta ai lavori, con anni di esperienza, faccia un passo falso di tal genere. Ogni attività programmata dalla scuola deve essere didatticamente rilevante. La scuola non organizza gite ma viaggi e/o visite d’istruzione, la differenza di definizione non è casuale.
Esiste però un’altra chiave di lettura: il PTOF (piano triennale dell’offerta formativa) del Sannazaro, regolarmente elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali del dirigente scolastico e approvato dal consiglio di istituto, prevede: “attività compiute dagli studenti al di fuori dell’ambiente scolastico, direttamente sul territorio circostante (uscite didattiche per attività sportive, cineforum, incontri di orientamento universitario, partecipazione a conferenze, mostre o eventi di interesse culturale; visite ad ambienti naturali, a luoghi di lavoro, a musei ed istituti culturali, a località di interesse storico-artistico, a monumenti e a Città d’Arte che si trovano nel territorio; uscite connesse alle attività di alternanza scuola lavoro)”.
Questo può essere stato ritenuto sufficiente dalla dirigente per dare il via ad un’attività che ha invece provocato la ribellione di genitori, alunni e parte del collegio docenti. Questa procedura, vogliamo sottolineare, è ampiamente utilizzata dai presidi per superare difficoltà burocratiche.
Anche il parziale dissenso dei professori è solito all’interno delle scuole. Nel nostro caso, alcuni sono stati impegnati nelle comode escursioni al mare, altri sono stati invece utilizzati in classe. Siamo pronti a cospargerci il capo di cenere ed indossare il cilicio se veniamo a conoscenza dalla composizione dei 30 firmatari del documento contro la preside che la nostra malizia è fuori luogo.
E veniamo agli ultimi due attori della storia: genitori e alunni. I primi giocano ormai un ruolo importante nella scuola intervenendo anche in merito a scelte didattiche. Oggi sono tutti bravi a fare i professori perché il ruolo depotenziato com’è consente a tutti di pontificare su come una scuola debba funzionare. I secondi hanno rivendicato il diritto allo studio contro “didattiche alternative”. Un plauso al loro senso di maturità, ma ci si consenta il sospetto che siano stati, almeno in parte, eterodiretti.
La dirigente regionale, Franzese, si è trovata quindi in mano una patata bollente che non poteva essere “raffreddata” da nessun lato. Addirittura, un esposto all’ANAC per il mancato recupero delle ore di lezione a 50 minuti sia da parte degli alunni (mancato diritto allo studio) sia da parte dei docenti (indebitamente retribuiti per ore non svolte con conseguente danno erariale). Da qui la sospensione cautelativa.
Forse la Colantonio è il capro espiatorio di una situazione scolastica di escamotage, piccoli sotterfugi, tentativi di difendere le proprie prerogative che sono il male oscuro dell’attività didattica e del lavoro in generale.
Nota in calce per la nuova preside Filippone che ha dichiarato essere il momento di spegnere i riflettori sul Sannazaro. Al contrario, è proprio l momento di tenerli accesi.
di Piera De Prosperis