A due settimane dal voto la classe dirigente Lombarda ha deciso che forse iniziare per davvero la campagna poteva non essere una brutta idea. Noi poveri mortali possiamo accorgerci di questo simpatico fenomeno grazie ad un indizio significativo: sono apparsi i sondaggi. Ne ho contati circa mezza dozzina, con cui non vi annoierò. Tanto i quattro elementi più interessanti sono brevi da elencare:
- Vince Fontana, lo dicono pure i sondaggi commissionati dal PD. E lo dicono non da oggi, peraltro.
- Fontana supera il 40% quindi prende il premio di maggioranza. I più pessimisti lo danno al 41, i più ottimisti al 51, ma la sostanza poco cambia.
- L’operazione Moratti è poco probabile che raggiunga il premio di consolazione e superi il candidato della sinistra (PD insieme ai Cinque Stelle) Majorino. Nei sondaggi che mostrano il voto ai partiti, inoltre, si dimostra che il peso del disgiunto è al massimo nell’ordine del 5% (a sfavore di Fontana, che dunque si trova cinque punti di voto in meno rispetto alla coalizione), al massimo (sondaggio di Pagnoncelli, per il CorSera).
- Il voto ai partiti cristallizza la situazione delle politiche: primi i Fratelli d’Italia che arrivano a DOPPIARE la Lega (fu Nord). Forza Italia resta una enorme incognita, quotata tra il 6 e il 10%. Roba da lancio della monetina. La Lista Moratti potrebbe superare il Terzo Polo. I Cinque Stelle crollano, come prevedibile, ma non spariscono.
Fin qui gli aridi numeri. Ora però cerchiamo di dare un po’ di anima al discorso. Queste elezioni, senza tema di smentita, possiamo dire essere caratterizzate da un fenomeno chiaro. Ci potremmo spingere a dire che sono scritte secondo il copione di Paperissima, ma per serietà e rispetto diremo che incarnano il gran ballo delle vanità.
La ricandidatura di Fontana è l’atto vanesio supremo: non beneficia chi lo compie (né la Lega né Fontana), non danneggia i suoi avversari e non ha alcuno scopo pratico. Serve solo come rivincita. Come sanzione popolare alle scelte del periodo Covid. Come difesa della prima linea, quella dell’assessore Gallera, ingenerosamente cacciato per far spazio a Donna Letizia. E oggi alla ricerca di rivincite morali (Gallera concorre nuovamente in Forza Italia, cosa non scontata, e punta al primo posto). Per il resto, un Presidente stanco e demotivato tornerà a fare stancamente e con poca motivazione il Presidente.
La candidatura di Majorino è vanità delle vanità: il PD poteva giocarsela per davvero. Bastava che ingoiasse il proprio orgoglio e si accodasse a Donna Letizia. La partita sarebbe stata aperta e si sarebbe potuto, alla fine, assistere ad uno scontro aperto. Notevolmente aperto. Dagli esiti sorprendenti. E invece no. Ha preferito la purezza ideologica che, pure, con grande lungimiranza aveva rifiutato nelle primarie per il Sindaco di Milano del 2016, che hanno incoronato Sala. E tutto questo per cosa? Per allearsi con i Cinque Stelle lombardi.
La candidatura di Letizia Moratti è anch’essa vanità. Qui siamo direttamente su Shakespeare. Rifiutata nel ruolo di guida del Centrodestra si è lanciata, Erinni vendicatrice dei patti infranti, contro la corazzata di Fontana. Cosa otterrà questa operazione lo sapremo solo contando i voti, che non saranno pochi, ma che è molto improbabile siano abbastanza. Di certo, il respiro di questa operazione è nazionale e guarda al 2025, alla fine del ciclo Meloniano. Tra le tre, quindi, è forse la meno egoriferita delle corse. Resta comunque una operazione non del tutto comprensibile, soprattutto perché, alla fine, ha addirittura aiutato Fontana.
Ecco, quindi, un quadro delle prossime regionali lombarde. Il 13 sera sapremo se i pronostici verranno rispettati. Sempre che ci arriviamo svegli. Qui potrebbe non bastare nemmeno una maratona Mentana per compiere il miracolo.