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Regalare a Natale, mettersi sulle tracce dell’altro

by Francesca Pica
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Davvero Natale significa frenesia da regali? E se invece fosse un piacere? “Ma non so mai cosa scegliere, cosa potrebbe piacergli”. C’è sempre una parola, una frase, uno sguardo, un commento di qualcuno che ci mette sulle tracce dei suoi desideri. Regalare è seguire quelle tracce, ricordarsi di un desiderio e appagare un capriccio, rendere concreti quella parola, quello sguardo o quel ricordo detto tra un milione di altre parole.

Il dono diventa così il simbolo di ciò che ci lega all’altro, un regalo ben fatto dice: “ti voglio bene”, vuole istaurare una relazione autentica perché in fondo, ogni rapporto vero è un dono che la vita ci ha fatto. È un gesto relazionale molto profondo e di grande impatto emotivo: con l’azione del donare inviamo un messaggio a chi lo riceve e sveliamo una parte di noi che si manifesta nella scelta di quel regalo per quella persona. Per questo il pensiero non basta, non basta più, serve anche un frammento d’anima, un minimo di partecipazione e un lungo filo d’affetto con cui avvolgerlo.

Ma nel regalo vogliamo lasciare anche un tocco di noi stessi, immaginando che l’oggetto entri nello spazio privato di chi lo riceve. Insomma, il regalo è una sorta di intreccio tra l’idea che abbiamo dell’altro e quello che, con il regalo, vogliamo comunicare di noi stessi. Per questo motivo non siamo indifferenti al destino dei nostri regali, li seguiamo nella vita altrui come una prova della nostra presenza o assenza.

Il regalo, però, può andare oltre l’oggetto, oltre il bene materiale e può essere un’esperienza, un’occasione per sorprendere le persone care con emozioni uniche e autentiche: imparare cose nuove, fuori dalla frenesia quotidiana. Prendersi del tempo per acquisire nuove capacità o riscoprire passioni nascoste è ciò che più fa bene alla mente e allo spirito. Attimi preziosi da gustare con calma dimenticandosi della routine, da conservare come il ricordo di una giornata speciale e da sfruttare come una marcia in più per la vita di tutti i giorni. È perfetto per chi ha già tutto, perché, se non si ha bisogno di nulla, le esperienze regalo sono la scelta ideale. Sono doni immateriali, impossibili da collezionare e dal valore incalcolabile, in grado di sorprendere sempre e di far sentire speciale chiunque.

Sono un modo ancora più profondo di mettersi sulle tracce dell’altro e accendere la fiamma del contatto e della condivisione. Il regalo allora non è un oggetto ma un mezzo, non colma una necessità ma rimanda al desiderio di altro e dell’altro; non è materia ma relazione, la testimonianza di uno scambio, non nel registro dell’avere ma in quello dell’essere.

C’è poi la ragione ultima che i cristiani ritrovano in quelle parole: “Dio ha tanto amato il mondo da donare suo figlio”. Dunque, il messaggio natalizio ci autorizza a ritenere che tutti gli uomini sono degni di doni. È la forza della Natività, si festeggia la vita che comincia, che ricomincia ogni anno, attraverso il “dono” di un bambino nato povero e ramingo, attraverso i pastori del presepio che offrono sé stessi attraverso i doni che portano; attraverso l’oro, l’incenso e la mirra: l’omaggio dei potenti del tempo a chi ha un potere che non è di questo mondo.