Lo sapevano tutti che il SI al taglio dei parlamentari avrebbe vinto più che largamente. Persino noi lo avevamo scritto, pur senza auspicarlo. Però su una cosa avevamo sbagliato: la vittoria non è avvenuta in un clima di significativo astensionismo. Gli Italiani hanno votato nonostante la paura del Coronavirus, anche dove non c’erano né elezioni regionali né comunali. Hanno voluto votare. E questo è un primo dato, che rende più significativo il risultato.
Hanno voluto affibbiare una sberla alla “casta”. Mandare ai politici un chiaro segnale di disprezzo. Se ne sono fregati delle controindicazioni. La minore rappresentatività del Parlamento, le nuove regole necessarie per il suo funzionamento e per l’elezione del Presidente della Repubblica, la nuova legge elettorale. Tutte chiacchiere. Licenziati!
Hanno sbagliato? Per principio, gli elettori non sbagliano mai. D’altronde se si fosse trattato di una riforma costituzionale più ampia forse avrebbero votato diversamente. Già in passato hanno dimostrato di non volere un diverso Ordinamento, ma solo che le regole esistenti vengano correttamente applicate e siccome non lo sono: a casa! Com’è, noi veniamo licenziati perché le aziende vanno male e voialtri andate avanti, a vita, senza fare un tubo nonostante la macchina non funzioni? E’ vero poi che non cambierà sostanzialmente niente, però la soddisfazione se la sono tolta. Ora sta al legislatore riscrivere alcune regole e c’è il rischio concreto che facciano pasticci.
Abbiamo avuto invece ragione nel dire che i 5Stelle si sarebbero precipitati ad intestarsi la vittoria. Perse alla grande le regionali, si sono appuntati da soli sul petto la medaglia referendaria. Anzi, hanno sostenuto che si è trattato di un referendum sul Movimento e su Di Maio in particolare. Lo avessero detto prima, chissà. Ora taglieremo gli stipendi ai parlamentari, dichiarano. Giusto. E perché non lo hanno già fatto? Ma che razza di domande. Si sa che il peggior nemico del Popolo è il populismo.
