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Reati ambientali in Campania, la sentenza europea sulla Terra dei Fuochi

La relazione del Procuratore generale di Napoli e della Commissione parlamentare d’inchiesta

by Luigi Mosca
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Foto by Ministero dell’Interno

 

Luigi Mosca, Servizio Comunicazione e URP Arpa Campania, Coordinatore Osservatorio Comunicazione del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente

 

Due documenti di importanti istituzioni dello Stato, recentemente pubblicati, hanno posto nuovamente l’attenzione sui reati ambientali in Campania, cioè la Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e la relazione del Procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, insediatosi da pochi mesi nella nuova funzione e intervenuto pochi giorni fa all’inaugurazione dell’anno giudiziario, alla presenza del ministro Carlo Nordio. Ma anche i principali studi sull’argomento, tra tutti il Rapporto Ecomafie di Legambiente, la cui ultima versione risale alla scorsa estate, riportano dati significativi e niente affatto rassicuranti sul territorio campano, e d’altronde è proprio di questi giorni la sentenza di condanna della Corte europea dei diritti umani per i guasti della Terra dei fuochi, destinata a dare nuovo risalto mediatico alla questione.

Nonostante gli indubbi risultati ottenuti dalla Campania – in termini di un miglioramento che si può definire addirittura epocale nella gestione dei rifiuti urbani, e in termini di contrasto agli ecoreati – l’ambiente in Campania continua a essere un caso aperto. L’ex procuratore di Benevento, con una solida esperienza di magistrato antimafia, ha scelto proprio l’ambiente – insieme ai reati della pubblica amministrazione e alle violenze di genere – come uno dei temi su cui incentrare l’azione coordinata delle Procure ricadenti nel distretto partenopeo (Napoli, Napoli Nord, Santa Maria Capua Vetere, Torre Annunziata, Nola, Avellino, Benevento), parlando di perdurante “devastazione del territorio”, “illegalità ambientale ancora diffusa”, di un’influenza ancora radicata della criminalità organizzata.

Policastro ha citato la riunione di indirizzo, avvenuta a fine novembre con il coinvolgimento dei vertici locali delle Forze dell’Ordine e dell’Arpa Campania, in cui il contrasto ai crimini ambientali è stato posto come priorità dell’intero sistema istituzionale di prevenzione e repressione degli illeciti, con l’obiettivo di arrivare a un protocollo condiviso per mettere maggiormente a sistema le attività di contrasto agli ecoreati. L’azione di impulso, svolta dal neoprocuratore generale, è avvenuta nello stesso periodo in cui è maturata l’emanazione dell’atteso Regolamento sul personale ispettivo del Sistema nazionale della protezione dell’ambiente, con la possibilità che agli operatori delle Arpa vengano attribuite funzioni di polizia giudiziaria e quindi si instauri una collaborazione ancora più stretta con la magistratura (si apre però ora il capitolo non semplice dell’attuazione di queste norme).

Pochi giorni dopo l’inaugurazione dell’anno giudiziario, è arrivata la sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per le conseguenze inflitte ai cittadini dal complesso fenomeno che passa sotto l’etichetta “Terra dei fuochi”. La tesi sposata dalla giurisprudenza europea, che resta da analizzare data la novità della pronuncia, è che le autorità italiane non abbiano fatto abbastanza per prevenire le conseguenze del fenomeno, soprattutto in termini di deterioramento della salute dei residenti.

Veniamo dunque alla relazione della Commissione bicamerale di inchiesta sulle ecomafie, secondo la quale il fenomeno della mala-gestione dei rifiuti in Campania resta fastidiosamente vivo, assumendo forme variegate, nonostante i progressi compiuti, ad esempio, nel contrasto e nella prevenzione dei roghi. I parlamentari citano il calo progressivo del numero dei roghi di rifiuti, che all’alba della legislazione speciale sulla Terra dei fuochi (Dl 136 del 2013) si attestavano a oltre 4mila incendi all’anno, per poi scendere a circa 2mila a fine decennio e superare di poco i mille nel 2022. Merito soprattutto dell’attenzione, mediatica oltre che poliziesca e giudiziaria, dedicata al territorio, e anche delle varie cabine di regia istituite.

La relazione cita anche il lavoro di conoscenza svolto dal gruppo istituito dal decreto Terra dei Fuochi, con il coordinamento dei Carabinieri forestali e la partecipazione determinante dell’Arpa Campania. La mappatura dei terreni, la classificazione di rischio, le misure interdittive sono tutte vicende note, i cui risultati rappresentano indubbiamente un patrimonio per le comunità esposte alle conseguenze degli illeciti ambientali.

Ma è la stessa relazione della Commissione bicamerale ecomafie a ricordare la persistenza del fenomeno. Se il circuito legale della gestione dei rifiuti si è rafforzato, con la crescita della raccolta differenziata, il pensionamento di molte discariche, lo sviluppo di filiere virtuose, la relazione parla però anche di “gestione dei rifiuti (urbani e speciali) troppo complessa e lunga”, di perduranti carenze nell’impiantistica, e della sopravvivenza di circuiti completamente illegali, legati ad attività produttive sommerse e talvolta a frange di emarginazione, ad esempio a prassi di smaltimento illecito praticate da nomadi.

Secondo il documento della Commissione parlamentare, non è ancora consolidato il quadro dei dati sull’applicazione della legge ecoreati (legge 68/2015), soprattutto sul piano delle sentenze definitive, così come i dati ambientali soffrono una certa frammentazione a cui una compiuta applicazione della legge 132 del 2016, istitutiva del Snpa, dovrebbe porre rimedio. Indubbiamente, è cospicua la mole di attività delle Arpa a supporto della magistratura. A fine anno, la direzione dell’Arpa Campania segnalava le “cifre” del supporto alle attività di polizia giudiziaria nel 2024, con oltre 700 sopralluoghi nell’arco dell’anno e più di mille relazioni di asseverazione tecnica.

La necessità di un maggiore impegno per l’ambiente in Campania resta aperta, e si incontra con quella di maggiori risorse a disposizione delle istituzioni: un tema sollevato dalla magistratura, che lamenta di non avere risorse sufficienti, così come dal principale ente di controllo sul territorio, l’Arpa Campania appunto, che sconta ancora un gap strutturale rispetto alle sfide che ha di fronte.