Ra.I.D. Festivals 2023 – Dance Space Subjectivity, rassegna interregionale di danza contemporanea, da agosto a ottobre al Chiostro Monumentale di S. Chiara e al Palazzo Ducale Orsini di Solofra (AV). 11 date per 14 performance. Compagnie provenienti da Abruzzo, Lazio, Marche, Campania, Sicilia, Sardegna, ma anche Polonia e Nigeria.
Sabato 26 agosto due compagnie sarde. Prima Oltrenotte in “Blue Sunday”, coreografie di Lucrezia Maimone, con Arianna Berton e Lucrezia Maimone. A seguire la Compagnia Estemporada in “Lo Stato della Materia #ilmutaforme”.
1 settembre, “La conoscenza della non conoscenza” di e con Adriana Borriello.
2 settembre, il Balletto di Roma danza “Premiere”, di Andrea Costanzo Martin.
8 settembre doppia performance. La Compagnia siciliana Petranuradanza in “Sciara”, coreografie e regia di Salvatore Romania e Laura Odierna. Subito dopo “Mala tempora” di Tiziana Petrone.
30 settembre “Empty Bodies”, coreografia di Karolina Kroczak del Teatr Tańca Zawirowania di Varsavia.
1 ottobre Emmanuel Ndefo dalla Nigeria in “Traces of Ectacy”.
7 ottobre la Compagnia de L’Aquila, Gruppo Emotion, , in “Giru Giru” sulle musiche originali di Alessandro Olla.
8 ottobre Ersilia Danza in “Coppelia”, regia e coreografie di Laura Corradi, con Midori Watanabe e Carlotta Plebs.
13 ottobre Movimento Danza in “Il canto delle mani” di Gabriella Stazio. Subito dopo la Compagnia romana Atacama in “Anime”, coreografia di Patrizia Cavola e Ivan Tru.
22 ottobre Compagnia Art Garage in “Ipazìa” di Emma Cianchi e Laura Matano, con musiche originali di Andrea Grossi.
Chiude l’edizione 2023, il 22 ottobre, la Compagnia marchigiana Hunt in “Hikikomori.
«Secondo l’architetto Elizabeth Diller “l’architettura è ciò che esiste tra la pelle di un uomo e quella di un altro uomo”. In questa lettura danza e architettura sono testi spaziali che strutturano il modo di vedere e percepire il mondo e organizzano lo spazio attraverso precise logiche della visione. Il corpo del danzatore si costruisce architettonicamente esplorando i diversi approcci alle molte relazioni possibili e la coreografia costituisce una modalità unica di produzione dello spazio a partire dal movimento dei danzatori in un luogo specifico, attivando un’interazione tra luogo, performance e osservatore. E’ un’esperienza nuova dello spazio, trasformato, contraddicendo le convenzioni che ne regolano l’uso per esplorare modi alternativi di abitarlo», spiega il direttore artistico Maria Teresa Scarpa.