Ph. by Alto Adige
Come stanno vivendo i ragazzi della generazione Z i giorni del loro esame di maturità? Varcheranno la soglia dell’istituto ancora una volta per poi dire: “presto sarà finita, qui non ci metto più piede, quelle scale, quei corridoi, ciao scuola finalmente si vive”? Gen Z o Boomer, la maturità la ricordiamo tutti, la paura di affrontare la commissione, le giornate di studio “matto e disperatissimo”, la convinzione irragionevole di non essere preparati abbastanza, l’ansia della notta prima degli esami, tutti ad ascoltare la canzone di Venditti, che avrà pure quarant’anni ma sembra scritta ieri. E poi il sollievo, la soddisfazione nel constatare che è finita, è davvero finita! Un abbraccio di gruppo, un affetto straripante, una corsa al mare e alla fine di una serata esaltante e indimenticabile.
Perché la maturità non si scorda mai, è uno stralcio di vita, di cuore, un varco che ti scaraventa nel mondo degli adulti e ti fa dire addio alla spensieratezza infantile. È dolce e spietata al tempo stesso. Dolce perché anticipa quella che sarà forse la più bella estate della tua vita, spietata perché sarà anche l’ultima estate che potrai permetterti davvero. Perché l’estate di chi ha appena preso la maturità è la più lunga della vita. Non sei più un maturando, ma non sei ancora universitario, non sai che lavoro farai, se il destino ti porterà lontano, magari in un Paese remoto. Certo, devi fare i conti con te stesso e dovrai definire chi sei e cosa vorrai essere in futuro, ma per ora c’è l’estate che va e quel desiderio urgente di sperimentare la libertà, vivere a pieno ogni momento e non lasciare nulla indietro. Sei tu a tracciare i limiti che scegli di infrangere e quelli che invece ti dai da solo, tra le tante occasioni che ti si aprono sulla vita, proprio come alla fine del liceo.
I ragazzi di oggi vedono gli esiti della prova dallo smartphone, noi andavamo a “vedere i quadri” con addosso un prendisole o i calzoncini, i bagagli già fatti, la cartina nello zaino e pronti a partire per l’avventura. Maggiorenni da qualche mese e “maturi” abbastanza da lasciare a casa le ansie di mamma e papà, sono fieri di gestire da soli il primo vero viaggio come rito di passaggio, una tappa irrinunciabile della giovinezza che aiuta a consolidare l’identità e a rafforzare la fiducia nelle proprie forze.
Qualunque sarà la destinazione, sia che duri qualche giorno o un mese intero, questo viaggi darà l’opportunità di esplorare nuovi luoghi, incontrare persone diverse, confrontarsi con culture differenti, e darà un confine più percepibile al proprio provincialismo, metropolitano o campagnolo che sia, beninteso! È anche un’occasione per consolidare le amicizie nate durante gli anni di scuola, alcuni amici ti seguiranno nel viaggio, altri no. Con loro potresti litigare, la convivenza in situazioni insolite è un altro esame da affrontare. Altri potresti scoprirli più amici di quanto potessi pensare. Gli uni o gli altri resteranno nella tua vita per sempre.
Quello che resterà alla fine di questa infinita estate sarà anche un po’ di nostalgia. La scuola è stata in fondo, il luogo più stimolante che potessi incontrare, dove sei stato accolto e incoraggiato a esplorare te stesso. È stato un luogo dove esprimerti, ricercare interessi, a volte anche legittimamente perderti. Separartene adesso, è quanto meno ambiguo: desiderato ma già rimpianto. Forse adesso non te lo immagini, ma ti mancheranno i banchi di scuola. Puoi crederci, ragazzo mio!