Ogni anno, la Regione Campania elabora una classifica di qualità delle acque di balneazione sulla base dei dati analitici prodotti dall’Arpac – l’Agenzia regionale per l’ambiente. Quella appena pubblicata, a fine 2020, è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Come dire: nulla è cambiato, nel bene e nel male. Quindi il quadro della balneabilità in Campania per la stagione 2021 resta sostanzialmente inalterato.
Il 97% della costa risulta balneabile. “Eccellente” il 90%. “Buona” il 4%. “Sufficiente” il 3%. Il restante 3% è invece “scarsa”, cioè non balneabile. Circa 60 chilometri di costa sono poi interdetti alla balneazione in modo permanente, perché ospitano strutture portuali, militari, foci non risanabili di fiumi e di canali, e via dicendo. La palla passa ora ai Comuni per i conseguenti divieti.
Il monitoraggio svolto dall’Agenzia si concentra sugli indicatori di contaminazione fecale e – come precisa il direttore generale dell’Arpac, Stefano Sorvino – “non si vanno a valutare aspetti come la presenza di rifiuti solidi nelle acque, oppure colorazioni anomale dovute a fioriture di microalghe o occasionali sversamenti di reflui industriali”. Situazioni che, quando vengono segnalate, sono oggetto di specifici accertamenti.
Pare che le misure anti-Covid non abbiano inciso granché. Perché, se è vero che in Campania ci sono stati meno turisti, è anche vero che molti campani hanno rinunciato alle vacanze fuori regione, per cui la quantità di reflui civili prodotti non dovrebbe essersi drasticamente abbattuta.