Questa storia di uno stato d’eccezione che diventa di norma non va bene. I rischi per la democrazia sono reali, non sono paranoie dei no green pass.
Più volte, in passato e su queste colonne, siamo intervenuti su questo tema, sempre riconoscendo la necessità che il governo, di fronte ad una minaccia enorme, sconosciuta, imprevista e mutevole, dovesse poter disporre degli strumenti per prendere decisioni tempestive e di immediata efficacia. Ma non siamo più in tale contesto.
L’epidemia da Coronavirus Sars-Cov19 ha ormai perso le caratteristiche propriamente epidemiche. Pur se il virus è ancora circolante, in particolare in alcune sue varianti non del tutto domate, siamo più vicini ad uno stato endemico che ad uno epidemico. E se una malattia è endemica, bisogna pur conviverci nell’ordinario.
Va altresì sottolineato che ormai, per lo meno in Italia, siamo vicini al 90% dei cittadini che hanno già assunto la doppia dose del vaccino e che già a tanti è stata iniettata anche la terza dose. I benefici di tale capillare profilassi di massa sono lampanti, il virus nelle sue varianti continua a circolare, ma la pressione sugli ospedali è stabile da mesi, né accenna ad aumentare in misura sensibile.
È il caso qui di rimarcare come la stragrande maggioranza dei ricoverati nei reparti Covid e la quasi totalità di quelli oggi in intensiva siano non vaccinati. I no vax contestano questo dato e denunciano come il contagio colpisca anche i vaccinati con doppia dose, alcuni dei quali sono anche morti a causa del Covid.
Vero, ma si tratta pur sempre di casi sporadici. Paradossalmente sono proprio le notizie su questi casi che confermano i benefici del vaccino. Un evento ordinario non trova facilmente spazio sui giornali, i quali viceversa sono golosi di eventi straordinari. Ricordate? Il cane che morde l’uomo non fa notizia, l’uomo che morde il cane è una gran notizia.
Ora l’ordinario di questi giorni è che i vaccinati non si contagiano e, se lo fanno, patiscono lievi conseguenze. L’uomo che morde il cane è il vaccinato che muore non quello che si salva.
La realtà è questa ed è inoppugnabile. Oggi si parla di quarta ondata pandemica, ma essa, non solo in Italia ma in tutta Europa e negli USA, è circoscritta ai non vaccinati. Ci si chiede allora perché il governo ed il Parlamento non introducano con legge l’obbligo di vaccinarsi limitandosi alla mera moral suasion e ai green pass. Le ragioni sono evidenti. Siamo nell’epoca dello scetticismo di massa sulle risultanze della scienza e – sicuro cento su cento – il primo che si prendesse un malanno, fosse anche una tegola che gli cadesse in testa accidentalmente, dopo aver subito per costrizione legale la somministrazione del vaccino, si convincerebbe che ciò gli sarebbe accaduto a causa dell’iniezione fatale e farebbe causa allo Stato. Finiremmo per spostare la pressione dagli ospedali ai tribunali.
Piuttosto, visto che la quarta ondata riguarda in particolare i non vaccinati, varrebbe la pena di considerare seriamente la possibilità di negare ai refrattari la gratuità delle cure ospedaliere. Sarebbe anche sensato: noi Stato ti offriamo la possibilità di vaccinarti gratuitamente, non solo te la offriamo, ma ti preghiamo di fartela, tu invece ti ostini a sottrarti a tale opportunità, ti contagi, hai bisogno urgente di cure in ospedale e diventi a tua volta veicolo del virus, per quale diavolo di motivo devo essere io Stato a pagare la tua ostinazione? Vanno bene dunque i vaccini, le seconde e le terze dosi, se necessario anche le quarte e le decime, come già accade per il vaccino antinfluenzale annuale, non sono però più accettabili le proroghe dello stato di emergenza, cioè le limitazioni della libertà e della riservatezza degli spostamenti individuali dei cittadini.
Massimo Recalcati recentemente ha ricordato la vicenda orrenda della dittatura militare argentina degli anni Settanta, quando dai tiranni venne imposta la tracciabilità dei movimenti individuali dei sospetti in modo da individuare i loro contatti.
Recalcati precisava subito come lì si tracciava per uccidere, qui per salvare vite umane. Giusto, ma il metodo è impressionantemente simile.
Non fu per una dimenticanza dei Costituenti se nella nostra Carta non è previsto lo stato di emergenza, salvo che in caso di guerra. Il fascismo ed il nazismo non avevano mai soppresso lo Statuto Albertino e la Costituzione di Weimar, li avevano sospesi in nome della sicurezza dei cittadini. Quelle sospensioni durarono un ventennio, il tempo utile per portare il mondo alla catastrofe del secondo conflitto mondiale. Con gli stati di eccezione non si scherza.
Negli anni Ottanta il succedersi di cataclismi naturali, in particolare i sismi del Friuli e dell’Irpinia, convinsero il nostro legislatore ad introdurre con legge la possibilità per il governo di proclamare lo stato di emergenza. In prima istanza esso venne previsto solo per sei mesi, al massimo prorogabili per altri sei. Poi, con nuova legge, da un anno si passò a due anni, prorogabili ulteriormente previa deliberazione parlamentare. Sulla base di tali norme e a seguito della pandemia, il 31 gennaio 2020 fu promulgato in Italia lo stato d’emergenza. I due anni scadranno il prossimo 31 gennaio 2022 e già in molti spingono per prorogarlo ancora.
Ci riflettano bene i nostri parlamentari e mettano fine ad una dolorosa, pur se necessaria, eccezione. Le leggi ordinarie sono oggi più che adeguate per affrontare questa maledetta pandemia.