La foto che apre quest’articolo è recentissima ed è stata scattata dai binari della Stazione ex Circumvesuviana di Pompei Santuario, la fermata che serve il centro città. Essa ritrae una fase operosa dei lavori della realizzazione dell’ormai a tutti noto PROGETTO EAV per POMPEI.
Sulla sinistra guardando – dietro la selva di fili e pali che appartengono alla linea ferrata in primo piano – c’è una gru che sta calando nel profondo foro eseguito nel terreno l’armatura cilindrica di un grosso palo/pilastro da riempire di cemento per creare la parete armata dell’invaso profondo che ospiterà il parcheggio interrato da trecento posti su due livelli, che è parte integrante dell’una volta contestatissimo Progetto EAV. Sulla destra della foto si staglia più chiaramente contro il cielo una trivella che evidentemente prepara i fori che saranno riempiti dai pali cementati.
Al lettore abbiamo illustrato – con parole che speriamo chiare, comprensibili e di uso quotidiano – questa fase, abbastanza avanzata, del Progetto EAV, i cui detrattori negli ultimi mesi hanno messo la sordina alle proteste. Il cantiere è quello del parcheggio sotto quota di campagna che tanto scandalo ha suscitato presso prèfiche, haters e tromboni di ogni tipo, oggi silenti.
Esso è il primo dei due cantieri che costituiscono le due teste di ponte del segmento della tratta ferroviaria della ex Circumvesuviana, tra la Stazione di Pompei e quella di Scafati sulla linea Napoli-Poggiomarino.
Il secondo cantiere, cioè la seconda testa di ponte – che doveva essere il primo cantiere per avanzamento dei lavori di recupero della ex Casa di riposo Borrelli, da tempo sgomberata e abbandonata – sembra non avere né testa né coda… Il sito è infatti da mesi oggetto di ricerche archeologiche improduttive e incontrollate dalla Soprintendenza “Mista” di Napoli. Così si evince anche dalla foto, anch’essa recentissima, in cui si rileva un avanzamento praticamente NULLO dello scavo archeologico. Oggi però NESSUNO parla. E i tromboni tacciono.
E’ lecito domandarsi perché, visto che i lavori nel sito della ex Casa di Riposo Borrelli, con la sua Cappella e la sottovia, dovevano precedere e non seguire, peraltro a grande distanza, quelli del Parcheggio. Siamo al limite della violazione contrattuale, se non lo abbiamo già superato, insomma!!
Eppure il cantiere EAV è nel Comune di Pompei, a circa un chilometro o poco più dal sito dove hanno sede gli Uffici del Parco Archeologico di Pompei. Ma il Parco non è competente nel caso di questo cantiere che risulta contiguo alla ex Casa di Riposo Borrelli per cui tanto si mossero e …smossero le Dame di carità (pelosa) e i leoni da tastiera di FB e Twitter, denunciando lo “sterminio” dei nonnini suoi ospiti, sia pure illegittimi nella gran parte.
Il Parco Archeologico intanto vede i propri uffici ospitati in un edificio di tre piani fuori terra ubicato… alle porte …di Porta di Stabia, la più antica delle Porte urbane della Pompei antica. Il lettore perdonerà il voluto bisticcio di parole. Quell’edificio su questo giornale lo definimmo un archeomostro. Non troviamo ancora oggi termine più appropriato per un edificio costruito, anzi ri-costruito con un paio di piani in più, a pochi metri dalla murazione difensiva antica di Pompei. La scelta sciagurata – che resta una macchia indelebile del Grande Progetto Pompei – fu avversata in modo formale e pubblico dalla Associazione nazionale L’Altritalia Ambiente e da numerosi parlamentari di area campana. Ma l’allora Presidente della Commissione parlamentare per i Beni culturali, il deputato di Beppe Grillo, l’on. Luigi Gallo, a Pompei per l’inchiesta sui fatti, si comportò come l’inoffensivo Arillo, animaluccio cantatore della poesia del grande poeta Salvatore Di Giacomo. Non seppe far altro che un quasi inavvertibile “Zi Crì! Zi Cri!”. E nient’altro…
Con tanti saluti alle battaglie per l’ambiente e il Paesaggio. Altro che Progetto EAV!!!
Ma i tromboni allora non fiatarono. Preferirono come bersaglio la protesta contro l’ammodernamento della linea ferroviaria storica della Circumvesuviana, realizzata all’alba del Novecento, che dal Capoluogo amministrativo e politico portava verso l’interno agricolo della Valle del Sarno, passando per Poggiomarino, per poi arrivare a Sarno, dopo essersi unita con la linea Napoli-Ottaviano.
Come si vede, la linea ferrata a Monte del Vesuvio era stata realizzata già dalla Circumvesuviana, un secolo prima di quella realizzata da circa un decennio dalle Ferrovie dello Stato. Si badi bene però che sulla Linea ferrata Alta Velocità Monte Vesuvio, ex FFSS, oggi Trenitalia, entro il prossimo quinquennio avremo anche la grande stazione di Striano, già finanziata, in pieno agro Sarnese/Nocerino, a pochi chilometri da Pompei, quella viva, che intanto avrà potenziato la Stazione come previsto dal Progetto EAV.
Si può desumere quindi che dalla Stazione di Striano arriveranno i flussi turistici diretti a Pompei e alla Costiera Sorrentina e in parte anche quelli diretti alla Costiera amalfitana, nella sua parte più raggiungibile dall’area napoletana piuttosto che da quella salernitana. Ma haters e tromboni silenti hanno richiesto una inchiesta parlamentare ad alcuni deputati d’area vesuviana i quali, ovviamente, nel clima eternamente preelettorale che viviamo, hanno accettato di buon grado. Cosa dire? Chi vivrà vedrà (…se Putin ce lo farà vedere).