Non passa giorno in cui non si contino nuove difficoltà per il Progetto EAV dei famosi sottopassi. Intanto, un ritrovamento archeologico nella zona del primo sottopasso ha rallentato i lavori appena iniziati, ma di questo parleremo in altra occasione.
I sottopassi anzi, i famigerati sottopassi, meglio sarebbe però chiamarli sottovie, in quanto dovrebbero soltanto portare il traffico di attraversamento del centro urbano di Pompei dalla Via Lepanto a una sua costruenda parallela. Insomma, una via al di là dei binari della ex Ferrovia Circumvesuviana che correrebbe parallela fino alle spalle della attuale Stazione Ferroviaria di Pompei Santuario la quale, secondo il Progetto EAV, sarebbe potenziata come Stazione della linea per Poggiomarino/Sarno e Napoli. Alle spalle della Stazione poi dovrebbe essere costruito un parcheggio interrato su due livelli o quasi, dal quale dovrebbero partire le rampe pedonali e carrabili per il Centro Città di Pompei. Quindi il Progetto EAV non interessa affatto il resto della tratta successiva che va dalla Stazione di Pompei a Boscoreale, passando in contiguità (…anzi a contatto!) con la cinta muraria antica. E se misfatto è stato compiuto, esso risale ai primi del Novecento, quando la linea Circumvesuviana fu prolungata da Napoli a Pompei Santuario e fino a Poggiomarino. Ma il misfatto fu ripetuto negli anni Sessanta del Novecento quando la linea ferrata, che aveva già oltre mezzo secolo, fu ristrutturata sfregiando definitivamente le mura della Città Antica e la bocca di accesso del Canale Sarno in essa e sotto di essa.
Arriva fino alla Stazione di Pompei – e non oltre quindi – il tanto vituperato Progetto EAV definito “faraonico” dai tanti Soloni No Tutto – improvvisatisi geologi, geotecnici, idraulici, ingegneri e architetti – che da anni sputano fuoco e fiamme (e non solo) sul Progetto EAV e sui Sindaci che lo hanno accolto e sostenuto.
A volte bene e a volte male. Tanto, si trattava comunque di un regalo di sessantacinque milioni di euro alle casse Comunali della Città di Pompei, che si è retta su questo tipo di “donazioni” di Stato e/o Regione senza fare molto per meritarsele.
Forse quattro sottopassi sono troppi? Forse ne basterebbero due o, al massimo tre?
Noi lo abbiamo sempre pensato, ma eravamo impegnati a difendere il Progetto EAV da chi vuole perdere nell’interezza il Progetto EAV e il suo cospicuo finanziamento, a dispetto della Collettività pompeiana. La sua realizzazione porterà infatti una nuova qualità della vita al centro-città di Pompei e dintorni, come sta dimostrando il forte afflusso quotidiano e serale di gente dal comprensorio vesuviano che si accalca nella parte della Via Lepanto già pedonalizzata. La cosa però ha innescato condizioni di invivibilità nelle strade contigue al centro urbano, che sono state caricate dal traffico automobilistico destinato invece dal Progetto EAV a incanalarsi nelle sottovie/sottopassi per raggiunge i comuni vesuviani e i centri abitati del contiguo agro sarnese.
Invece i Soloni No-Tutto continuano a sparare a palle incatenate contro il Progetto EAV. Perché? Forse per la salvaguardia dell’assetto rurale dell’abitato moderno, nelle aree a monte dei binari della Circumvesuviana, della zona detta Crapolla? Ma essa è soltanto un areale semirurale e semiurbano nello stesso tempo. Una sorta di estesa “vecchia fattoria di Nonna Papera” abitata da tanti piccoli “Zii Paperone”, i quali hanno dato vita a una villettopoli, peraltro in buona parte abusiva. Ma gli stessi vogliono mantenere il traffico veicolare almeno a un palmo dai propri deretani piumati, sostenuti dalla nota di un dirigente tecnico del Comune che chiede al RUP del Progetto EAV strade ridotte in larghezza e/o soppresse(!). Gli stessi Soloni No-Tutto, però, mai hanno alzato lo sguardo verso quel che succedeva a Pompei Scavi. A un tiro di schioppo – mentre a Pompei Città si discuteva sulla “faraonicità” (?) dei sessantacinque milioni di euro – si sono consumati (e malamente, visti i due anni di ritardo, altro che Modello Pompei!!) ben cento milioni di euro, senza contare le altre milionate “ordinarie” a bilancio del Parco Archeologico di Pompei.
E quindi tutti zitti e mosca quelli che urlavano allo sperpero dei sessantacinque milioni!!! Valli a capire… Intanto dell’HUB Turistico di Via Plinio – non più HUB perché trasferito tra Torre Annunziata e Castellammare – non si parla più. O, meglio, se ne è parlato come cosa fatta, in occasione della spartizione dei Fondi PNRR sul territorio comprensoriale, da cui Pompei è stata tenuta fuori. Ma poi l’ex HUB è di nuovo desaparecido.
In più la Collettività pompeiana ci ha aggiunto come “refosa”, per dirla in lingua madre, un paio di cittadinanze onorarie e le Chiavi della Città consegnate al Ministro della Cultura pro-tempore. Ma, purtroppo per lui – come ci narra la Cronaca elettorale recente – egli ha avuto la (s)ventura di essere sepolto, con le macerie del proprio partito, tra i banchi dell’Opposizione parlamentare al primo governo di Destra (vera) della Storia della Repubblica. E intanto in quel di Roma si rabbuiano i cieli di Osanna, una volta sempre più luminosi.
Per di più, il nuovo Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, leghista napoletano, dopo avere annunciato di venire presto a Pompei, ha rimandato l’occasione. E’ un segnale di presa di distanza? Noi crediamo che intanto egli vorrà mettere naso e becco nella spartizione dei fondi PNRR a marchio De Luca, avendo il potere di rimodulare i CIS-Contratti Istituzionali di Sviluppo. E potrà occuparsi pure della strana vicenda della Buffer Zone dei Siti UNESCO di Pompei/Ercolano/Oplonti, anche essi prima comparsi e poi “desaparecidos” … come accade nei giochi di prestigio.