Nel rispettoso silenzio del dolore per le vittime e i feriti con le loro famiglie, per gli sfollati, per le imprese localizzate sotto il ponte che più stanno soffrendo per le loro attività, Genova ha il diritto ma soprattutto il dovere di non abbassare i toni per la realizzazione delle opere che sono necessarie per il proprio territorio, per il porto che vuole almeno raddoppiare i propri traffici nei prossimi dieci anni, per le attività commerciali e industriali, per il turismo.
Genova deve ritrovare quell’orgoglio che le consenta di “pretendere” la realizzazione di determinate opere infrastrutturali – senza dover essere costretta a rischiare la “strumentalizzazione” di una simile tragedia – perché servono all’intero Paese e al Centro Sud Europa, senza il timore reverenziale dell’analisi costi-benefici: quante opere utili si sono dimostrate già insufficienti dopo 10/15 anni dalla loro realizzazione rispetto alle reali necessità del traffico che le percorre?
Non solo non si può nuovamente mettere in dubbio per l’ennesima volta la necessità di realizzare il Terzo Valico ferroviario e la Gronda Autostradale, ma è necessario ricostruire il ponte in un’altra ottica e non dimenticarsi delle altre arterie del nodo di Genova.
Molti, infatti, paventano che la realizzazione della nuova strada a mare a scorrimento veloce – Lungomare Canepa e Guido Rossa – una volta collegata direttamente al casello di Genova Aeroporto, possa far ritenere superfluo la ricostruzione del viadotto Morandi.
Ma la nuova strada a mare è stata progettata più di dieci anni fa quando il ponte era ancora in funzione e il traffico era inferiore: sarebbe stata un’opera che avrebbe “affiancato” il ponte proprio per sgravarlo da una parte del traffico e, quindi, sarebbe un errore imperdonabile perseguire una tanto semplicistica quanto errata valutazione di non dover ricostruire il viadotto Morandi.
Sono stati presentati diversi progetti del nuovo ponte, con una spasmodica enfasi sullo stile e sullo spirito celebrativo in memoria delle vittime, piuttosto che sulla funzione reale a cui deve assolvere: ma vogliamo davvero ricostruire il ponte come era – a due corsie per senso di circolazione – senza alcuna modifica ai suoi raccordi, specie nella parte di levante, per continuare a rifare le stesse interminabili code del passato?
Perché Genova non traguarda non solo le attuali necessità – ben testimoniate da ore di code in determinati orari e periodi dell’anno – ma anche quelle dei prossimi decenni?
Più di venti anni fa, ad esempio, era stato progettato nella parte di levante del ponte Morandi un nuovo crocevia e un nuovo collegamento diretto con il porto dedicato al traffico commerciale che, passando sotto la collina, sarebbe sbucato dopo il casello di Genova Ovest e sarebbe arrivato direttamente al varco portuale di San Benigno, ossia al principale varco del Porto Storico e del Bacino di Sampierdarena.
Perché non riesumare questo progetto – bocciato nel passato perché un viadotto che sarebbe passato sopra alla sopraelevata sarebbe stato troppo “impattante” in mezzo ai grattacieli di San Benigno!! – adeguarlo alle nuove necessità e realizzarlo contestualmente alla costruzione del nuovo ponte per raccogliere tutto il traffico diretto al porto e proveniente da ponente, da Nord e da levante per separarlo dal traffico “cittadino e pendolare” diretto in città sgravando così il casello di Genova Ovest?
Tutti i principali porti europei e del mondo hanno già realizzato delle viabilità dedicate solo ai traffici portuali già decenni fa: perché perdere questa grande opportunità di nuova progettualità che risolverebbe uno dei nodi più trafficati d’Italia?
A causa del crollo del ponte sul Polcevera, molto traffico si è necessariamente riversato sull’autostrada Genova – Serravalle, autostrada che è stata inaugurata nell’ottobre del 1935 (83 anni fa!) e il cui raddoppio è stato inaugurato nel luglio del 1965 (53 anni fa!), autostrada ben nota per il suo tracciato tortuoso e poco agevole soprattutto in inverno.
Credo che tutti sarebbero ben contenti di pagare qualche euro in più di pedaggio autostradale all’attuale concessionario se, specie nel tratto Serravalle – Genova, si obbligasse ad “addrizzare” almeno una trentina di curve per renderla più sicura, più agevole nella guida e per quasi dimezzarne il tempo di percorrenza.
Genova e la Liguria hanno un’occasione imperdibile – generata purtroppo da una grande tragedia – per vedere finalmente soddisfatte le reali necessità infrastrutturali del proprio nodo stradale e ferroviario, traguardando un orizzonte non dei prossimi 10 ma dei prossimi 100 anni.
di Ignazio Messina