Nell’area a nord della città antica di Pompei, incastonata tra le collinette della Civita e della Giuliana, già agli inizi del Novecento era stata identificata una grande residenza villare antica detta Villa Imperiali, dal nome della casata nobiliare napoletana, di origine pugliese, proprietaria dei terreni in cui furono rinvenute le prime testimonianze archeologiche
La definizione di Giuliana all’area agreste pedecollinare – ubicata subito a monte dell’area demaniale degli Scavi di Pompei – fu proposta, per quanto si sa, dallo studioso e direttore archeologo degli Scavi pompeiani Matteo Della Corte, grandissimo epigrafista, che era convinto della presenza in loco di un Pagus antico collegato familiarmente con la Gens Giulia della Roma Imperiale.
La piccola strada campestre della Civita – che già dal nome denunziava la presenza di tracce e vestigie di insediamenti umani – verso la metà del Millecinquecento, era infatti pure stata indicata come “loco alto, in cui ne appareno multe vestigie” dal Topografo Tabulario della Corte vicereale napoletana Pietro Lettieri.
Poi altri ritrovamenti più clamorosi verificatisi nel circostante territorio di Boscoreale – di cui la Civita e la Giuliana erano parte prima del 1928, anno di nascita del Comune di Pompei, per Decreto Reale in epoca fascista – impegnarono archeologi statali e “antiquari” privati, oppure semplici ladri d’arte, in perenne competizione, quasi mai vittoriosa per lo Stato.
E non è raro trovare elementi architettonici di spoglio inseriti come pietrame o come semplice ornamento nelle strutture murarie dei casolari e dei “cellari” della zona.
La zona della Civita Giuliana, in particolare, sia prima che dopo il Novecento, è stata indagata, scavata, spoliata, oppure semplicemente usata ut sic come cava di prestito di materiale archeologico per il sempre fiorente mercato clandestino napoletano di opere arte antica. L’area della cosiddetta Villa della Civita Giuliana, peraltro, essendo in rilevato topografico nel territorio pianeggiante di Valle di Pompei presentava – già tra i 40 e i 50 cm di profondità dall’attuale quota di campagna – le pavimentazioni appartenenti al piano superiore dell’impianto villare. E alcuni audaci e pericolosi tunnel, clandestinamente realizzati nel sottosuolo, consentivano ai predatori senza scrupoli di agire in profondità, estraendo – letteralmente – dal sottosuolo i “pezzi” migliori individuati nel buio della profondità dei tunnel della depredazione.
Finalmente, scoperti lo sporco traffico e la rete degli autori – per gli eventi giudiziari penali, connessi a quel traffico clandestino di opere d’arte – tra il 2017 e il 2019 si operò felicemente per pervenire a un protocollo d’intesa siglato tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e il Parco Archeologico di Pompei.
Da ciò scaturì l’avvio di campagne di scavo che hanno permesso di arrestare il saccheggio sistematico che per anni ha interessato la antica Villa pompeiana, costruita su più livelli in coerenza con l’antica conformazione dei luoghi.
Da parte sua la Villa, sottoposta a scavo sistematico, ha restituito dati e rinvenimenti eccezionali, che hanno occupato le pagine dei giornali di tutto il mondo, innescando il finanziamento dello scavo. Gli archeologi addetti hanno così potuto individuare due settori, uno residenziale a Nord e uno servile a Sud, rispetto alla piccola strada campestre, ora chiusa al transito veicolare per le esigenze dello scavo, che si è esteso anche grazie alle informazioni recuperate dalle indagini giudiziarie condotte dalla Procura di Torre Annunziata.
Fra le importanti scoperte che hanno interessato la villa, compresa l’ultima stanza, detta “dei carpentieri”, emerse allora anche un sacello con volta ad incannucciata, un ambiente caratterizzato da una decorazione pittorica parietale in IV stile, dedicato al culto religioso, in particolare a Ercole e alle sue 12 fatiche.
Esso risulta collocato tra il settore di servizio, con le stalle e la stanza degli schiavi, ubicato a valle e il complesso residenziale davvero monumentale della villa, ubicato a monte.
Il già famoso Carro cerimoniale, ora all’Antiquarium di Boscoreale – che scosse un paio d’anni fa il mondo dell’Archeologia – potrebbe essere stato funzionalmente connesso ai rituali religiosi della Villa che si può già definire maestosa.
Il Ministro Sangiuliano, che è stato ieri in visita al cantiere, accolto dal Direttore Zuchtriegel e accompagnato nei livelli inferiori dello scavo – che è profondo circa otto metri dal piano di campagna – si è detto straordinariamente colpito dal nuovo rinvenimento del Sacello.
E bisogna dargli doveroso atto del suo vero impegno per Pompei – come ben si addice a un Ministro della Repubblica – essendo egli venuto il giorno dopo le elezioni e non prima, per raccattare voti e consensi.
Ci sembra però indispensabile a questo punto riportare la dichiarazione rilasciata dal Direttore Zuchtriegel in occasione della visita di ieri del Ministro “Lo scavo del sacello, da un lato è sconcertante, perché ci fa vedere la spregiudicatezza con cui gli scavatori clandestini hanno operato, spogliando quasi tutte le pareti e l’interno della stanza. Vedere questo luogo di culto, annesso al quartiere produttivo della villa, ridotto in queste condizioni, fa male, anche perché ci sono pochissimi confronti per questo genere di ambienti. Paradossalmente, però, al tempo stesso, è incoraggiante: lo Stato c’è, insieme alla Procura della Repubblica e ai Carabinieri, il Ministero della Cultura sta recuperando un complesso di grandissima importanza.
Zuchtriegel continua poi così: I rinvenimenti confermano quanto appurato dalla polizia giudiziaria e dalla Procura. Si tratta di uno scavo di tutela attiva e direi anche di giustizia, dopo anni di saccheggiamento. I prossimi passi saranno: continuazione degli scavi, proseguo degli espropri, abbattimento di edifici espropriati per il recupero del patrimonio archeologico e progettazione di una fruizione pubblica della villa: sarà un gioiello della Grande Pompei, che ci aiuterà a valorizzare meglio tutto il territorio della città antica.
E il Direttore Parco Archeologico chiude con questi ringraziamenti: Ringrazio il Ministro Sangiuliano per il sostegno e per i fondi nella Legge di Bilancio per nuovi scavi a Pompei e in altri parchi nazionali, che ci permettono di continuare le indagini a Civita Giuliana. Oltre al Procuratore Fragliasso, vorrei anche ringraziare l’amministrazione comunale nella persona del sindaco Lo Sapio, perché gli scavi sotto la strada moderna, che hanno portato alla scoperta del sacello e della stanza del carpentiere, sono possibili solo grazie a una fattiva e quotidiana collaborazione tra enti che a Pompei sta portando a grandi risultati.”