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Pompei Scavi. Un furto colossale ripescato nella memoria della Cronaca

by Federico L. I. Federico
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Pompei

(Dal nostro corrispondente) Un clamoroso furto è stato compiuto nella notte tra lunedì e martedì nell’Antiquarium degli Scavi di Pompei: i ladri che forse hanno agito su commissione, sono entrati nel museo usando chiavi false; hanno forzato due armadi e hanno infranto i vetri di quattro bacheche portando via oggetti preziosi e monete di inestimabile valore storico, archeologico e numismatico…”

Questo è l’incipit dell’articolo pubblicato dalla “Stampa” il 21 Ottobre 1975, un martedì. Era la notizia bomba del furto avvenuto a Pompei Scavi durante la notte tra il lunedì 20 e quel maledetto martedì 21 del mese di ottobre.

Voglio subito pubblicamente ringraziare l’amico Carlo Avvisati, giornalista di lungo corso, che me ne ha procurato una copia, consentendo a me di risparmiare faticose ricerche in tempo di pandemia e di iniziare questo articolo di oggi con le autentiche parole di ieri.

Il “corrispondente” poi si dilungava in cronaca sull’elenco dei “pezzi” pregiati rubati: ben tredici monete d’oro, addirittura trecento monete d’argento, nonché quaranta tra spille, collane e orecchini. In particolare, un paio di orecchini tra quelli rubati fu stimato circa 500 milioni delle vecchie lire d’allora, mentre si stimava intorno ai tre miliardi il valore complessivo del furto. Il colossale “colpo” era stato portato a termine tra le due e le quattro della notte. I delinquenti autori del furto, certamente bene istruiti da quinte colonne interne agli uffici degli Scavi, si erano intrufolati nel vecchio Antiquarium iniziato da Fiorelli e ristrutturato e ingrandito da Maiuri, tra due successive “puntate di controllo” eseguite dai custodi notturni. Guarda caso, però, i guardiani di notte le effettuavano proprio al ritmo di una ogni due ore…

Poi l’articolo si snodava tra la cronaca, drammatica ma spicciola, dell’arrivo da Napoli dei carabinieri e della Squadra Mobile della Polizia. E’ un quando troppo e quando niente che si ripropone, come è sotto gli occhi di tutti, nel Belpaese ancora oggi.

Il giornalista infine riferiva che quello era il terzo furto (!) avvenuto “negli ultimi quattro mesi negli scavi di Pompei” e che i funzionari archeologi, accorsi trafelati, dichiararono che negli Scavi di Pompei, carenti di recinzione, si poteva entrare da ogni parte, di giorno e di notte.

Fatti i conti, con la rivalutazione monetaria, possiamo valutare ad oggi in oltre 15 milioni di euro complessivamente il valore del furto. E in oltre 270mila euro il valore dell’anello. Quindici milioni di euro: una mortificante constatazione postuma.

Ci sta da rimanere basiti. Ma torniamo alla cronaca.

Da quell’Ottobre del 1975 c’è voluto quasi mezzo secolo, ma ce l’abbiamo fatta a rivedere riaperto l’Antiquarium di Pompei. Noi, visitandolo, in occasione della inaugurazione del 25 gennaio di quest’anno, ne abbiamo apprezzato la nuova immagine.

Abbiamo pensato però con rammarico a tutto il tempo perso dal 1975, anno in cui l’Antiquarium Pompeiano fu oggetto di quel furto clamoroso e grave, causa principale della sua chiusura. Ma anche occasione per segnare una tappa di svolta nella politica dei Beni Culturali. Infatti, un paio d’anni dopo fu promulgata la prima Legge Speciale per Pompei, molto modestamente finanziata con due miliardi e mezzo. A fronte di un valore del furto di ben trenta miliardi, delle stesse vecchie lire.

Pochi anni dopo, a cascata, ci fu una Seconda Legge Speciale per Pompei, poi I fondi straordinari del FIO, sostenuto dalla Banca Europea degli Investimenti, la BEI. E già nel 1981 tra le rovine rabberciate del Terremoto del 1980, nell’Antiquarium di Pompei, appositamente riaperto, si tenne una Mostra di grande rilievo, dal titolo “Pompei e gli Architetti Francesi dell’Ottocento”, proveniente da Parigi e spostata a Napoli all’Istituto di Cultura Francese “Grenoble” di Via Crispi, prima che arrivasse a Pompei che quindi ospitò una mostra internazionale, ricevendo i “pezzi” da esporre, non fornendoli soltanto, come spesso poi è accaduto. E già nel 1985 erano cominciati i lavori di consolidamento e riassetto planovolumetrico del sito dell’intero sito dell’Antiquarium. Fu infatti in quella occasione che nacque la previsione dell’ingresso per i diversamente abili, a partire dal livello stradale della Piazza Porta Marina Inferiore con ascensore dedicato.

Fu a partire da quegli anni, e per oltre un quindicennio, che il neonato Ministero dei BB.CC. usò Pompei come sede privilegiata per i propri fidati scudieri, all’occorrenza anche scherani, per le scelte scellerate della politica romana.

Solo così si giustifica il mezzo secolo perso, nonostante la pioggia milionaria di leggi e fondi speciali, nazionali e comunitari che si sono letteralmente abbattuti su Pompei, dopo che era stato raggiunto, con il furto all’Antiquarium, il punto più basso della parabola degli Scavi, che vive da un quarto di millennio.