Non siamo riusciti ad incontrare di persona Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico di Pompei. Però siamo riusciti ad intervistarlo proponendogli per iscritto alcune domande, che ci sono sembrate utili per tratteggiare il presente ed il futuro del Parco e del territorio di cui fa parte. Lui ci ha gentilmente risposto come segue.
Come si trova ad essere oggi, così giovane, direttore del Parco Archeologico di Pompei?
Non ho mai sognato di diventare direttore di un parco archeologico, figuriamoci del parco di Pompei. E’ una grande responsabilità che ho assunto seguendo sempre la mia passione: l’archeologia, la storia e il fascino del Bel Paese, di cui oggi sono onorato di essere cittadino, con la sua cultura millenaria.
Che situazione ha trovato?
La situazione a Pompei è cambiata profondamente negli ultimi anni grazie al Grande Progetto Pompei e alla guida di Massimo Osanna, che ha fatto un lavoro eccezionale insieme a una squadra molto competente e preparata. Ora si tratta di continuare questo percorso e di esportarlo sempre di più ai siti periferici, rendendo il territorio partecipe del successo che il Grande Progetto Pompei è stato senza dubbio.
Come sono ripartite le competenze tra Lei e il Direttore del Grande Progetto Pompei, il generale Cipolletta?
Il Generale Cipolletta dirige il Grande Progetto e l’unità di gestione, dando un contributo molto prezioso allo sviluppo dentro e fuori il Parco. Al direttore generale del Parco è invece affidata la guida della struttura ministeriale. Ma è chiaro che collaboriamo strettamente e ci confrontiamo su molti aspetti anche per il grande rispetto e lo spirito di collaborazione che contraddistingue la realtà di Pompei.
Parliamo dei rapporti tra il Parco e il Comune di Pompei.
E’ importante collaborare con gli Enti locali perché solo così si riesce a creare quelle sinergie che sono fondamentali per lo sviluppo culturale e sociale intorno a un grande attrattore come Pompei.
E i rapporti tra Parco e Curia vescovile?
Sono altrettanto stretti anche in virtù della vicinanza fisica delle due realtà. Sono inoltre felice di aver trovato in Monsignor Caputo una persona molto sensibile al mondo dei beni culturali.
Esiste un’idea di ridefinizione della Buffer Zone, magari coinvolgendo altri Comuni o altre aree dei Comuni che ne fanno già parte?
Al di là della Buffer Zone strettamente parlando, che va definita in accordo con l’UNESCO, è importante sottolineare che tutte le comunità intorno a Pompei fanno parte di un’area di interesse UNESCO che vediamo come parte integrante della gestione dei siti afferenti al Parco, da Longola, Boscoreale, Villa Sora, Oplontis fino a Castellamare di Stabia e Lettere.
Torniamo al Grande Progetto Pompei. 76 interventi nell’area antica di cui 74 conclusi e collaudati e 2 ancora “aperti”, quali sono?
Siamo effettivamente in fase di arrivo. Al di là di alcune progettualità di messa in sicurezza e restauro che si stanno chiudendo, siamo concentrati sulla realizzazione di alcuni interventi riguardanti la Buffer Zone e l’area di interesse UNESCO, come previsto dal Piano Strategico.
Cosa pensa dell’idea, avanzata da alcuni, di istituire un Museo Pompeiano che raccolga i ritrovamenti contemporanei, anche in vista dei possibili rinvenimenti legati ai lavori EAV e a quelli dell’HUB turistico?
Il Parco è impegnato in diverse progettazioni tra Pompei, Scafati, Oplontis e Stabia che prevedono anche la creazione di spazi espositivi e depositi visitabili. E’ un tema che è centrale nello sviluppo del Parco come rete di luoghi della cultura.
L’HUB turistico sembra aver perso l’intermodalità tra la stazione EAV di Villa dei Misteri e quella RFI di Pompei scavi.
Il Parco si muove sulla base di un approccio condiviso con le istituzioni che sono espressione del territorio e delle comunità locali. Il nostro obiettivo è di contribuire come Parco archeologico allo sviluppo di tutto il territorio.
Idee per la ripresa post Covid?
Un turismo più “slow” e più rispettoso dell’ambiente e dei contesti territoriali. Intorno a grandi attrattori come Pompei ed Ercolano c’è tanto da scoprire, l’Italia è un museo a cielo aperto che noi vogliamo raccontare alle persone che vengono qui da tutto il mondo.