Eravamo stati buoni profeti, quando nell’Incipit dell’articolo di pochi giorni fa, in data18 aprile scorso, avevamo scritto senza mezze parole: “Con un Decreto Ministeriale risalente al 9 aprile 2016 il Ministro pro tempore Dario Franceschini definì i confini del parco Archeologico di Pompei insieme a confini e competenze di molti altri siti monumentali d’Italia. Il fatto suscitò dissensi molto più numerosi e forti dei consensi. Nell’occasione Massimo Osanna si schierò con Franceschini, nonostante un forte dimensionamento territoriale dell’area del Parco, che vede ad esempio la stessa Pompei divisa tra due Soprintendenze diverse, come pure altri comuni, che entrano nel Parco con minime porzioni di territorio, componendo un puzzle cervellotico, territorialmente squilibrato.”
Scusandoci per l’autocitazione, ora però informiamo i lettori che in centro città a Pompei si è verificato un ritrovamento archeologico importante, di fronte all’Hotel del Sole, nella zona di innesto della centralissima Via Roma nella Via Plinio, le quali costeggiano entrambe la Città antica.
Il ritrovamento archeologico – molto significativo per la lettura della “forma urbis” della Pompei antica e del suo territorio – si è verificato mentre si eseguivano lavori di messa in opera nel sottosuolo di cavi elettrici appena sotto la coltre stradale della vecchia via Regia delle Calabrie, che giace sotto l’attuale strato di basolato storico vesuviano, già appartenente alla via Regia delle Calabrie, poi Strada Statale N° 18 e poi oggi Via Roma/Via Plinio.
Siamo all’altezza dell’innesto di Via Tenente Ravallese, che fu realizzata nel dopoguerra, durante gli anni ruggenti della ricostruzione e della ripresa economica del nostro Paese dopo le distruzioni belliche. E in quegli anni, durante quei lavori di urbanizzazione e costruzione di nuovi edifici, si verificarono ritrovamenti archeologici di notevole spessore, passati un po’ sottogamba per tanti motivi, che non vale la pena oggi rivangare, ma anche perché altre erano in quegli anni le prospettive e le urgenze per Pompei, e non solo.
D’altra parte, il ritrovamento è ubicato a circa trecento metri dal Santuario e a circa un centinaio di metri dalla antica Porta di Nuceria. Giusto in allineamento con il tracciato del Cardine antico che da Porta Nuceria si snoda con andamento lineare verso il cuore della città antica e la Porta di Nola, in un’area non ancora scavata e quindi preservatasi. Fortunatamente per i posteri, aggiungiamo noi, visto il degrado che attanaglia e fa deperire con immediatezza i reperti archeologici “en plein air” come sono in generale i reperti archeologici murari pompeiani.
Si è quindi verificato un intervento di “archeologia di emergenza” come si dice tra gli addetti ai lavori. Lo ha curato il personale del Parco archeologico di Pompei, nella fase di trapasso tra la partenza di Massimo Osanna e l’insediamento di Gabriel Zuchtriegel, nella piccola parte di città nuova di competenza del Parco.
Il lettore però a questo punto ponga attenzione al fatto che gli segnaliamo: se il ritrovamento fosse avvenuto soltanto qualche centinaio di metri più avanti – nel centro Città, ad esempio nella centralissima Via Lepanto, che procede in continuità con la via Roma – il Parco Archeologico sarebbe stato inibito dall’intervenire.
Semplicemente perché la competenza sarebbe passata alla Soprintendenza mista di Napoli. Una follia? Certo! Ma è così.
Anzi, se il ritrovamento si fosse verificato ancora più avanti, ad esempio alla fine della stessa Via Lepanto – strada peraltro lunga appena circa un chilometro – la competenza sarebbe passata alla Soprintendenza mista di Salerno!!
Ma i reperti sarebbero comunque appartenenti all’antico “ager pompeianus”, non altro che l’antico territorio pompeiano, ancora una volta depredato.
Un’altra follia. O, forse, più banalmente: una scemenza.
Ma non è finita qui, con questo articolo.
Con il prossimo, accompagneremo il lettore in giro per il territorio di competenza del Parco Archeologico di Pompei. Vedremo situazioni ancora più folli.
E si sa che in centro città presto cominceranno i lavori dei sottopassi del Progetto EAV, con scavi ben più profondi di quelli necessari per posare cavi elettrici.
Forse è proprio il caso che il nuovo Direttore Zuchtriegel sottoponga responsabilmente al ministro Franceschini, certamente uomo colto e di grande intelligenza strategica, questo grumo di follie, su cui ha regnato hereusement fino a oggi Massimo Osanna.