La vicenda dell’ex HUB DESAPARECIDO della Porta Marina degli Scavi di Pompei è emblematica. Essa testimonia la difficoltà di spesa pubblica che affligge il nostro Belpaese. Una sorta di indolenza generalmente diffusa nella Pubblica Amministrazione, fino a prova contraria e salvo davvero poche isole felici, davanti alle quali siamo sempre felicemente pronti a stupirci. La trama della vicenda amministrativa è stata già ben trattata nel giornale pompeiano locale “Made in Pompei”. Noi aggiungiamo solo queste note a margine, dopo aver per primi annunciato lo smantellamento dell’iter tecnico-amministrativo del Progetto dell’HUB, definito anche ex HUB, prima aparecido poi desaparecido e poi ancora reaparecido.
L’ex HUB pompeiano ha avuto un percorso carsico, durato oltre il quinquennio finora, nonostante fosse stato annunciato come cosa praticamente fatta: una sorta di regalo inatteso fatto a Pompei. L’allora Ministro della Cultura ricevette persino le Chiavi della Città. In verità, a dirla tutta, la frettolosità quasi clandestina della cerimonia – svoltasi quasi di corsa e senza particolare enfasi – deluse non poco i Pompeiani (quelli vivi, i cittadini contemporanei).
Dopo qualche tempo, non molto in verità, attraverso le urne elettorali il firmamento politico cambiò colore di fondo. Tutti i grandi protagonisti romani e regionali dell’iniziativa confidavano in una rapida attuazione della stessa, nonostante le accoglienze critiche rivolte all’HUB.
Soprattutto, fu criticata la vagheggiata “canna” pedonale che doveva portare i turisti dal nodo ferroviario direttamente fino alla Città antica di Pompei, saltando però di fatto ed evitando così qualsiasi contatto dei Turisti con la Città nuova (sempre quella dei vivi).
L’intera attuazione del progetto fu però affidata alla “longa manus” di Commissari prefettizi comunali che rimasero impantanati nelle retrovie di una burocrazia che segue i problemi, senza determinarne però gli esiti.
Ma non si erano fatti i conti con l’abitudine, ultrabisecolare, dei cittadini pompeiani addetti come imprenditori alla frequentazione del Turismo internazionale, anch’esso ultrabisecolare, i quali si opposero alla canna aerea passante sulle loro teste e alla chiara scarsa qualità della dotazione ferroviaria prevista nel sito dello scambio intermodale, da Rete Ferroviaria RFI (exFFSS) a Rete EAV ex Circumvesuviana. Anzi dal Progetto ri-proposto si deduceva che l’HUB non aveva le caratteristiche vere e proprie della intermodalità di un HUB di interscambio Turistico, salvo… un sovrappasso da binario a binario.
Da qui la nostra definizione di ex-HUB, confortata pure dalla realizzazione di un contiguo cavalcaferrovia – ribattezzato la Variante di Roccapipirozzi – sfacciatamente inadeguato alle esigenze del Turismo Pompeiano, evidentemente destinato a cambiare aggettivo. Non più Pompeiano, insomma, perché destinato forse a mete viciniori di grande – e senz’altro maggiore – ricettività a scala comprensoriale. Basta chiarirsi.
Si parva licet componere magnis, in queste brevi note a margine ci limitiamo a registrare che uno sparuto manipolo di imprenditori, facendo ricorso alle vie legali della Giustizia Amministrativa, ha messo a tappeto una operazione urbanistica di svariate decine di milionate di euro, già peraltro pesantemente intaccate da “acconti” per progettazioni e riprogettazioni, espropri e risarcimenti. E, dunque, senza alcun esito finora. Anzi, in più, si profila una ripartenza da zero di tutte le procedure dell’iter, laddove esso si è caratterizzato per la illegittimità della procedura di approvazione, a causa dell’esautorazione del Consiglio Comunale della Città di Pompei, in nome della Straordinarietà dei fondi e dell’iniziativa.
Ma, prima di chiudere, non possiamo non ricordare ai lettori che la vicenda tecnico-amministrativa dell’ex HUB, alla fine amara e dannosa per tutti, ma in particolare per l’intera Pompei (quella nuova e quella antica), trova simili precedenti di illegittimità procedurale negli atti del Progetto EAV, ormai in corso abbastanza avanzato. Ma esso è oggettivamente in forte ritardo e senza una chiara soluzione in prospettiva per i tanto contrastati sottopassi/sottovie. Intanto, circolano nel web anche locandine che riportano la scritta: “La tratta tranviaria “Torre Annunziata — Pompei – Poggiomarino”. Siamo alla Tranvia a più fermate, quindi, con Pompei non più Stazione di testa, né di scambio, per l’entroterra sarnese.
Questa retrocessione del ruolo comprensoriale di Pompei l’EAV l’ha decisa da sola?
E non possiamo fermarci qui, perché, Incredibilmente, altri problemi di legittimità amministrativa – irrisolti e quindi solo accantonati, stando alla Giurisprudenza di legittimità – riguardano la stessa Palazzina Uffici della Soprintendenza, costruita in anni ormai passati in piena Area demaniale, archeologicamente plurivincolata e paesaggisticamente sotto Protezione integrale.
Eppure il fabbricato è là, a pochi passi dalla Porta di Stabia, tanto vicino alla murazione oscosannita da meritarsi la definizione giornalistica di Archeomostro, mentre altre volumetrie ferrose, ancora più datate, onestamente oscene, offendono il Paesaggio storico degli Scavi pompeiani decantato da Turisti e Granturisti ininterrottamente in quest’ultimo quarto di millennio.
E qui, Pirandellianamente, chiudiamo l’articolo scrivendo che sono tutte opere… in cerca d’Autore… ex Lege.