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Pompei candidata Capitale della Cultura 2027

by Federico L.I. FEDERICO
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Nel pomeriggio del sei maggio scorso i capigruppo del Consiglio comunale hanno votato alla unanimità la partecipazione della Città di Pompei al concorso di Capitale della Cultura per l’anno 2027. Una prova di maturità per un’iniziativa destinata a portare la città intera in un futuro auspicabilmente migliore.

Stavolta il Sindaco Lo Sapio ha tirato fuori dal cilindro – come ormai fa spesso –  una proposta che ha subito incontrato consensi. E’ in gioco la qualità della vita della comunità pompeiana per il futuro. E a tali prospettive dedichiamo le riflessioni che riversiamo in questo articolo. Intanto ci diciamo anche noi fiancheggiatori della proposta avanzata del Sindaco Lo Sapio. Essa ci ha sorpresi anche perché ha il pregio raro della “programmazione”, peraltro triennale. Mentre il suo mandato sindacale scadrà tra un anno. A lui diciamo: Chapeau!

C’era bisogno di una iniziativa simile, dopo gli scontri – prolungati e producenti soprattutto battute d’arresto – che si sono avuti sul Progetto EAV e sull’ HUB turistico di RETE ITALIA, tormentati e criticati dai tanti “No a Tutto”, pronti a gettare l’acqua sporca con tutto il bambino. Queste folte schiere di soloni e prefiche di retroguardia hanno generato una serie di fallimenti sul nascere di iniziative di interesse pubblico, già finanziate da organismi nazionali o, comunque, sovracomunali (cioè non gravanti sul bilancio comunale dei pompeiani), a partire dalla strada/parco Circumarcheologica e dalla Biblioteca di Pompeianistica, che ormai si perdono nella memoria delle occasioni perdute. Allora circa sessantuno miliardi di vecchie lire, che attualizzate diventano cifre da capogiro, pari oggi a circa trecento milioni di euro. Già assegnati a Pompei, ma buttati dalla finestra per colpa di qualcuno travestito da rivoluzionario, che poi ha scelto il doppiopetto, ma non ha mai chiesto scusa alla Città.

Chiuso il breve excursus storico sui fallimenti passati, torniamo a parlare della candidatura di Pompei a Capitale della Cultura e degli impegni ad essa connessi. Entro il 26 settembre bisognerà presentare un PROGETTO dettagliato sulle varie iniziative previste per il 2027.  Esso ovviamente si fonderà sulle due straordinarie realtà che vanta Pompei: il Parco Archeologico e il Santuario della Madonna del Rosario.

L’Amministrazione Lo Sapio si va però sempre più caratterizzando come Città aperta al Comprensorio, sia per la visione politica, peraltro condivisibile, sia perché il Comune di Pompei, nato nel 1928, quindi meno di cento anni fa, fu concepito “assemblando” insieme quattro aree appartenenti a quattro diversi Comuni limitrofi (e due province diverse): Torre Annunziata, Boscoreale, Scafati e Gragnano. Fu una operazione amministrativa che – nonostante il centralismo autoritario fascista dell’epoca – fu avversata dai quattro Comuni interessati che “perdevano” parte del proprio territorio a favore del nascente Comune di Pompei. Il territorio comunale pompeiano alla fine risultò di modesta estensione: poco più di mille ettari.

Ma bisogna riconoscere al Sindaco Lo Sapio la capacità di avere saputo dare risposta positiva a questo oggettivo dato “negativo”. Egli, con opportune intese bilaterali ha “collegato” il territorio comunale a varie importanti realtà, extra-territoriali rispetto a Pompei. Il Comune di Pompei ha siglato intese di vario tipo con Il porto di Marina di Stabia che ha assunto anche il nome di “Marina di Stabia-Porto di Pompei” e poi con quello che presto sarà il più grande centro commerciale del Sud, cioè il mega “Centro Commerciale Maximall Pompeii”. Gli accordi prevedono l’utilizzo privilegiato delle loro strutture collettive, di cui è carente la Città Pompei. Infine, una ulteriore intesa di grande interesse è stata sottoscritta dal Comune di Pompei con il Teatro San Carlo di Napoli e il Parco Archeologico di Pompei, realtà già famose nel mondo.

Queste iniziative rafforzano la fattibilità del “Progetto per Pompei Capitale della Cultura” perché a questo punto emerge con chiarezza una precisa strategia politica sovracomunale scevra da logiche provinciali di campanile, la quale non potrà che trovare ulteriori consensi. In questi giorni il giornale “Il Denaro”, autorevole testata napoletana, ha ospitato un articolo a firma Sergio Fedele di pieno sostegno alla iniziativa, con invito per tutta l’area sorrentina, fino alla stessa Capri, a dare sostegno alla candidatura di Pompei per i riflessi positivi che essa potrà avere nel caso di successo. Un segnale della fattibilità. Noi siamo convinti fautori di una tale tesi e auspichiamo il suo inverarsi, nell’interesse di tutti.

Intanto, prima di chiudere, segnaliamo un altro dato positivo che emerge dalle statistiche del turismo campano: la grande progressione delle presenze turistiche a Pompei, nella città nuova, quasi quintuplicate nell’ultimo biennio, pur rimanendo nell’ordine di appena qualche punto percentuale rispetto ai numeri milionari del turismo diretto agli Scavi di Pompei.

Le opere longhiane, a partire dal Santuario monumentale, sono dunque oggetto di crescente interesse non esclusivamente religioso, ma anche di visita culturale in sé. E presto – per la sempre puntuale disponibilità del Direttore Zuchtriegel verso la Città nuova – si potrà avere il rilancio delle visite notturne agli Scavi, illuminate opportunamente per tutto l’anno solare, con accesso alla zona pomeriale dell’Anfiteatro, attingibile con ingresso dal centro città.

Insomma, con buona pace dei soloni e delle prefiche, rimasti ancorati alla retroguardia della storia, il brand Pompei tira più che mai. Nonostante tutte le occasioni perdute in passato.