“Per l’Italia – Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra”, è il titolo con cui è stato presentato il programma dell’alleanza “Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia” di Berlusconi-Meloni-Salvini, fiancheggiata da “Noi moderati” di Brugnaro-Lupi-Toti.
E’ sufficiente una lettura d’insieme per capire che non si tratta di un programma perché per essere tale dovrebbe indicare gli obiettivi che si intendono raggiungere, nonché le modalità, i tempi e le risorse tramite cui perseguirli. Di tutto ciò non c’è traccia nell’Accordo Quadro, che è una mera enunciazione di 15 proposizioni di carattere generale.
Le riunisco in gruppi di argomenti affini, per proporre alcune osservazioni di merito rispetto al non-programma con cui la destra italiana si presenta alle elezioni del 25 settembre.
Politica internazionale.
Il documento si apre affermando la collocazione nel versante Atlantico e Occidentale delle relazioni geopolitiche internazionali e la piena adesione all’Unione Europea, ma poi si pone in perfetta contraddizione con queste affermazioni sostenendo che la politica estera va incentrata “sulla tutela dell’interesse nazionale”, vale a dire l’esatto contrario del principio della cessione di sovranità che sta alla base del processo di integrazione europea.
Parla, inoltre, di “difesa della Patria (…) e delle radici e identità storiche e culturali classiche e giudaico-cristiane dell’Europa”, ovvero una divagazione pseudo-storica che ormai figura solo nel linguaggio nostalgico dei “Fratelli d’Italia”.
Peraltro, le contraddizioni sono insite nel fatto che nel Parlamento Europeo “Fratelli d’Italia” è collocato nel “Gruppo Conservatori e Riformisti Europei” (insieme agli spagnoli di Vox) e la “Lega” nel gruppo “Identità e Democrazia” (insieme all’estrema destra di Marine Le Pen e dell’AfD), entrambi euroscettici, sovranisti, populisti e antifederalisti.
Riforme istituzionali
E’ certamente il punto più significativo dell’intero “Accordo Quadro” perché al di là delle consuete ovvietà – efficienza della Pubblica Amministrazione, valorizzazione degli Enti Locali, semplificazione del Codice degli Appalti – è da lì che emerge la visione che la destra italiana ha dello Stato.
– L’elezione diretta del Presidente della Repubblica non va oltre una enunciazione di principio, senza neppure citare l’esigenza della complessa modifica costituzionale che la sottende. In ogni caso la motivazione che ne sta alla base è l’idea, non dimostrata né dimostrabile, di Fratelli d’Italia che un voto popolare garantisca maggiore efficienza al governo della cosa pubblica. Un’idea che Forza Italia sostiene nella convinzione che in prospettiva tutto verrebbe rimesso nelle mani del suo demiurgo.
– L’Autonomia regionale e il connesso federalismo fiscale – da sempre cavalli di battaglia della Lega– sono in palese contrasto con il richiamo, presente in molte altre parti del documento, al superamento del differenziale Nord-Sud: due cose tra loro incompatibili.
– La riforma della giustizia propone letteralmente le posizioni espresse per decenni da Forza Italia nelle reiterate battaglie per piegare lo stato di diritto agli interessi della sua parte.
Politica fiscale
Il presupposto di tutte le indicazioni è che esiste un fisco predatore da cui i cittadini si devono difendere, mentre nulla si dice sulla gigantesca evasione fiscale che mina l’equilibrio dei conti pubblici.
Ne consegue che il centro della questione è la proposta della “flat-tax” che, con ogni evidenza, rappresenta una redistribuzione della ricchezza a favore dei redditi alti a scapito di quelli bassi. Una proposta pienamente coerente con gli interessi di parte della Lega e di Forza Italia, mentre non se ne comprende l’accettazione da parte di Fratelli d’Italia.
Politiche per il lavoro
Il taglio del cuneo fiscale è questione non discutibile in termini generali, ma occorre quantificarne il costo, incardinarla nella legge finanziaria e stabilire la distribuzione delle risorse tra i diversi destinatari, tutti aspetti assenti nel punto specifico. Analoga considerazione vale per le altre forme di defiscalizzazione e incentivazione e per la riduzione dell’IVA.
Sul punto bonus edilizi non vi è alcun riferimento alla necessità di contrastare le gigantesche manipolazioni finanziarie da parte delle imprese, che hanno comportato perdite per lo Stato di miliardi di euro.
La mancanza macroscopica è quella di una visione d’insieme del mondo del lavoro – produzione, occupazione, redditi, profitti, investimenti – che consenta di correggere le evidenti distorsioni oggi presenti.
Politiche sociali e per la famiglia
Alcuni interventi sul piano sociale pur condivisibili – tutela delle disabilità, innalzamento delle pensioni minime, ammortizzatori sociali – sono privi di qualsiasi indicazione di fattibilità.
Altri richiedono delle puntualizzazioni:
– Il reddito di cittadinanza è una misura contro la povertà, quindi, se non si danno indicazioni alternative precise nella stessa direzione, è inutile parlarne.
– Un piano di riqualificazione delle periferie anche “attraverso il rilancio dell’edilizia pubblica residenziale” è un’indicazione corretta, ma va caratterizzata nel senso della rigenerazione urbana e accompagnata da una complessiva revisione della politica urbanistica.
Anche sul versante del sostegno alle famiglie le indicazioni pur condivisibili – come il sostegno alla natalità, l’aumento degli asili nido, la tutela del lavoro per le giovani madri, l’incremento dell’assistenza sociale – risultano semplici elenchi di “desiderata”.
Sulla politica della casa si parla di “ferma tutela della proprietà privata”, come se fosse in atto una qualche forma di aggressione, mentre non si cita affatto un tema cruciale come “l’housing sociale”.
Sicurezza e immigrazione
L’aspetto relativo alla sicurezza è un elenco di indicazioni talmente generico e onnicomprensivo da risultare inutile.
Quanto all’immigrazione si tratta della ben nota linea della Lega, che è apparsa in tutta la sua immoralità, inefficacia e illegalità quando il suo segretario l’ha gestita dal Viminale. Riproporla significa il ritorno ad un passato oscuro da dimenticare.
Inquietante è la voce secca “Decreti sicurezza”.
Ambiente ed energia
Nel punto che riguarda l’Ambiente c’è tutto quello che si può fare in materia ambientale – dai rifiuti, ai trasporti, alla difesa idrogeologica, alla biodiversità, all’economia circolare e via dicendo – senza che compaia una sola parola su come realizzare almeno una di queste cose. Spicca, per converso, la completa assenza di riferimenti al tema centrale della transizione ecologica.
Quanto “all’autosufficienza energetica” le indicazioni sono di una sconcertante genericità che fa trapelare l’assoluta mancanza di competenza su questa tematica, di cui l’indicatore più evidente è il riferimento al “nucleare pulito e sicuro”. Come sa chiunque abbia un minimo di conoscenza dell’argomento, non esiste una energia nucleare di fissione pulita e sicura, mentre per il nucleare di fusione i tempi si misurano nell’ordine dei decenni.
Infrastrutture strategiche
Ribadita l’adesione al PNRR viene riproposto il consueto elenco di grandi opere da realizzare – Alta Velocità, Infrastrutture digitali, Banda larga e simili – con un rituale richiamo all’attenzione per il Sud.
Incredibilmente viene riproposta per l’ennesima volta la realizzazione del Ponte sullo Stretto, un’opera che tutti – ad eccezione degli affaristi e degli sprovveduti – sanno essere inutile per le finalità che si vorrebbero perseguire e altamente dannosa per l’intero ecosistema dello Stretto di Messina.
Punti non commentabili
Agricoltura: perché al contrario di quanto enunciato nel titolo, all’interno del punto non c’è traccia né della “nostra storia” né del “nostro futuro”, meno che meno di indirizzi per la gestione di un comparto complesso come quello agricolo.
Scuola, università e ricerca: perché le indicazioni sul punto mostrano l’assoluta mancanza di conoscenza dell’argomento di cui si parla.
Made in Italy, cultura e turismo: perché il punto è caratterizzato da affermazioni del tutto generiche e dalla contemporanea mancanza di indirizzi politici.
Giovani, sport e sociale: perché spicca l’assoluta assenza della questione centrale, ovvero l’occupazione giovanile nel Sud, che presenta ormai aspetti drammatici come documentato ancora una volta dal recente “Rapporto SVIMEZ 2022 sull’economia e la società del Mezzogiorno”