Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Emerito Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate italiane.
Il 10 maggio a bordo di Nave Cavour ormeggiata nel porto di Civitavecchia, alla presenza del Ministro della Difesa, dei massimi rappresentanti di tutti gli attori statali e privati, dell’industria, del mondo accademico e della ricerca, si è svolto un convegno finalizzato a fare il punto della situazione sul Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS), al quale anche io ho preso parte. Vorrei dunque condividere qui alcune mie riflessioni a latere.
Il nostro “globo terracqueo” è per oltre il 70% coperto di acqua e se consideriamo anche i laghi e i fiumi, oltre a mari ed oceani, arriviamo a circa il 75%. Questa enorme distesa è un contenitore di infinite risorse e opportunità alimentari, energetiche, minerarie e produttive, i suoi fondali sono lo scrigno previlegiato della maggior parte di queste risorse; tuttavia, oltre l’80% dei fondali marini è tuttora inesplorato, arrivando al 98% se parliamo di fondali superiori ai 3000 mt.
Se si paragona l’esplorazione spaziale a quella abissale i dati sono sconcertanti: mentre nello spazio operano oggi oltre 80 paesi, nonché privati influenti, negli abissi operano per lo più attori privati con limitate risorse. Per dare conto della situazione, nell’esplorazione spaziale sono stati investiti oltre 370 miliardi di dollari nel solo 2021, mentre non è noto sapere l’investimento globale per l’esplorazione subacquea, che è comunque irrisorio.
Il risultato è che conosciamo molto meglio la superficie lunare o di Marte dei nostri fondali abissali, l’ambiente subacqueo è ostico, difficile da dominare, imprevedibile, oscuro, eppure le nostre reti di comunicazione digitali sono per il 98% affidate ad oggi a 552 dorsali sottomarine di cavi che corrono per oltre 1,4 milioni di chilometri sui fondali. Nel 2023 questa rete ha fatto registrare più di un trilione di transazioni con una tendenza in crescita vertiginosa, cosa che ha portato alla progettazione di centri nodali (data center subacquei) allo scopo di facilitare la dispersione del calore generato.
In una prospettiva futura, dunque, entrambe le dimensioni, spaziale e abissale, saranno sempre più decisive, congestionate e contese, ma mentre è nascente una space law e sussistono già numerose normative e accordi internazionali per lo spazio, per la dimensione subacquea persistono numerose zone d’ombra a livello normativo internazionale.
Le odierne tecnologie rendono sempre più accessibili i fondali, sebbene quelli inferiori ai 3000 mt. a fini esplorativi, di sfruttamento delle loro risorse, ma anche allo scopo di sabotare le infrastrutture sensibili e accedere indisturbati ai loro dati. Nel Mediterraneo, in special modo, c’è un’altissima concentrazione di questi conduttori, oltre a condotte del gas, piattaforme petrolifere, rigassificatori e altre installazioni ENI, per quanto ci riguarda più da vicino, e il motivo è che, a fronte degli oceani dove il 75% dei fondali supera i 3000 mt., Il Mediterraneo, il Mar Nero e il Baltico sono caratterizzati da fondali molto più bassi (solo il 15% del Mediterraneo è superiore ai 3000 mt.), quindi più agevoli, ma anche più esposti a sfruttamento indiscriminato e criticità.
Il mercato dei sistemi autonomi subacquei è in crescita esponenziale (3 miliardi di dollari oggi con stime di crescita fino a 12 miliardi e oltre nei prossimi 10 anni) e questo significa che in futuro chiunque potrà raggiungere con poca spesa i fondali dei nostri mari e oceani e svolgere impunemente ogni tipo di attività, compreso il sabotaggio di assetti strategici.
È evidente che la dimensione subacquea è strategica e offre straordinarie opportunità di crescita, ma anche numerose criticità, dunque è urgente e necessario pensare non solo alla sua esplorazione e allo sfruttamento delle sue risorse, ma anche alla sorveglianza e al controllo delle attività che si svolgono sotto la superficie, sotto tutti i punti di vista: ecologico, normativo, economico e militare.
Queste esigenze sono pienamente recepite nel Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS), di recente costituzione, un inedito e virtuoso modello di “Sistema Paese” finalizzato ad aggregare le eccellenze nazionali – pubbliche e private − operanti a qualsivoglia titolo nel segmento dell’innovazione tecnologica subacquea: operatori istituzionali, grande impresa, PMI, start-up, mondo accademico e centri di ricerca.
Il PNS è stato istituito con Decreto del Ministro della Difesa, firmato anche dal Ministro dell’Università e della Ricerca e dal Ministro per l’impresa e il Made in Italy nell’ottobre 2023, è stato finanziato dalla legge di bilancio 2023 ed inaugurato a La Spezia nel dicembre dello stesso anno.
Il suo fine è quello di promuovere la sovranità tecnologica e la competitività del sistema paese nel settore subacqueo, aggregando e stimolando le competenze delle eccellenze nazionali.
A distanza di quattro mesi sono già stati pubblicati i primi quattro bandi di ricerca tecnico-scientifica per avviare progetti di studio e nuove tecnologie funzionali alla missione del PNS. In particolare, i primi quattro bandi riguardano l’ottimizzazione dell’energia, la realizzazione di software innovativi per l’individuazione di oggetti subacquei, sistemi di interazione tra mezzi autonomi e piattaforme cooperanti, reti di comunicazione.
Non solo una dichiarazione di intenti, dunque, ma un vero e proprio primo passo concreto per avviare in tempi brevi quel ciclo virtuoso di idee, processi produttivi e innovazione che i padri fondatori della total quality ben conoscono. Un passo che anticipa persino la realizzazione del Centro Operativo PNS, che nascerà a La Spezia nel comprensorio MM di S. Bartolomeo, dove già insistono il centro di ricerca subacquea della NATO e il Centro di Sperimentazione della Marina Militare; una buona opportunità per annoverare questo HUB tecnologico tra i numerosi centri di eccellenza della NATO già operanti in moltissimi altri settori.
Il funzionamento del PNS è regolato da una governance su più livelli, strutturata per definire le linee di indirizzo interministeriale, gli obiettivi strategici di sviluppo scientifico, tecnologico e operativo, le traiettorie tecnologiche nonché per fornire il supporto tecnico-scientifico alle attività di ricerca e innovazione.
Il PNS offre all’Italia, che già possiede una significativa esperienza specifica, l’occasione per conseguire un ruolo leader a livello internazionale nel settore attraverso un approccio sistemico, sinergico è interdisciplinare. Parlo di occasione perché, benché il progetto sia partito con buon anticipo e buona lena da parte di tutti gli attori, occorre ora una forte determinazione per tenere salda la barra e sostenere le iniziative a tutti i livelli con opportuni investimenti.
“Tenere salda la barra” significa evitare di creare eccessive sovrastrutture burocratiche e decisionali che gravino immotivatamente sul sistema operativo (il che significa controllare, ma lasciare spazio di manovra e ridurre al minimo i tempi decisionali). Sarebbe un grande traguardo per il nostro spesso macchinoso sistema paese, auguro il mio non sia un wishful thinking. Mi viene sempre alla mente l’immagine del posto di lavaggio sulle navi di qualche decennio fa, ai tempi della leva: molti che controllano e dirigono, pochi (e spesso svogliati) marò che puliscono. Mi auguro non sia questo il caso, e che le endemiche gelosie e consorterie tra le diverse amministrazioni possano essere superate in vista di un bene comune.
Supportare con investimenti significa credere nella strategicità del settore e garantire investimenti certi, a prescindere dal partito al governo, anche questo uno straordinario successo se avvenisse!
Un’ultima riflessione in un’ottica europea.
Attraverso la cooperazione europea siamo riusciti a realizzare cose egregie come un ottimo caccia, l’EUROFIGHTER, nonché ottimi elicotteri come EH101 e NH90.
Nel settore della sorveglianza subacquea la nostra Marina Militare è all’avanguardia, non solo con le capacità della componente di contromisure mine e del Varignano (COMSUBIN), ma anche grazie alle cooperazioni con la Francia, ovvero le FREMM (le Fregate multi-missione FREMM classe Bergamini) e con la Germania, ovvero i sommergibili U212 classe Todaro, nonché i sistemi sonar eliportati HELRAS, le nostre capacità di interagire, controllare e difendere la dimensione subacquea sono ineguagliate al mondo. La stessa US Navy richiede questi assetti per scortare i loro gruppi portaerei (mai successo prima).
Questi successi sono frutto di una cooperazione aperta e virtuosa a livello europeo, superando le comprensibili ritrosie protezionistiche delle industrie per la Difesa del nostro Continente.
Eppure, non vedo ancora consolidata una forte volontà di procedere in questa direzione cooperativa, che è strategica, soprattutto nei settori più delicati e tecnologicamente avanzati come il radar, i sistemi di comando e controllo, i droni, la telematica e, appunto, le innumerevoli applicazioni nel dominio subacqueo.
La concorrenza è un eccellente motore di sviluppo qualitativo della tecnologia, ma non può essere un fattore divisivo. Lo scenario internazionale ci impone ancora maggiore cooperazione, nessuno oggi può fare tutto da solo e nella dimensione subacquea l‘Italia, attraverso il PNS può davvero rappresentare un elemento leader e aggregante a livello europeo (atteso che i nostri rappresentanti nelle istituzioni europee abbiano la determinazione e la competenza necessarie). Se vogliamo mantenere quel vantaggio tecnologico che per oltre due secoli ha caratterizzato l’occidente, la cooperazione aperta, leale e diffusa è fondamentale.
Ha detto il Ministro della Difesa “Quella subacquea è una dimensione strategica. La Difesa è un catalizzatore per riunire competenze e creare sinergie tra Istituzioni e privati. Questo Polo sarà patrimonio nazionale consolidando la guida italiana in questo ambito. Occorre avere il coraggio di investire e la capacità di immaginare per poter costruire il nostro futuro e quello dei nostri figli.”
E il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare ha affermato: “L’inaugurazione del Polo Nazionale della Subacquea è il primo passo di un viaggio lungo e affascinante. Il dominio subacqueo è una sfida che si vince solo facendo rete: Marina Militare, mondo accademico, comunità scientifica, industria. La strada tracciata dal Piano nazionale del mare è la guida strategica. Tutti ai remi, dunque“.
FACCIAMO EQUIPAGGIO, dunque, andiamo avanti con ottimismo, fiducia e determinazione… e … PALE A PRORA!
PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE