Pietro I non successe per via diretta alla morte del padre nel 1676, in quanto figlio della seconda moglie di Alessio I.
Il fratellastro di Pietro, infatti, Teodoro III, fu zar fino al 1682 quando morì senza eredi lasciando un vuoto di potere con Pietro ancora troppo giovane per governare. Tuttavia, il vero conflitto sulla successione avvenne tra le fazioni della corte che si dividevano tra sostenitori di Pietro e quelli di Ivan V, l’altro figlio del primo matrimonio dello zar Alessio. Gli intrighi di corte si risolsero in un colpo di stato che portò al potere congiunto dei due fratelli.
La giovane età dei due zar fece si che il potere era de facto nelle mani di Sofia Romanovna, sorella maggiore di Ivan e Pietro, la quale tentò più volte di ottenere un riconoscimento ufficiale del ruolo di zarina. Nel 1689, infatti, un complotto organizzato da Sofia portò Pietro ad abbandonare la corte e radunare un esercito di suoi sostenitori affinché marciasse su Mosca per garantirgli il potere assoluto in qualità di unico zar della Russia.
Si può sostenere, quindi, che il vero e proprio regno del Grande ebbe inizio nel 1694 quando, stanato il complotto della sorella e morta la madre che aveva poi governato in suo nome fino a quel momento, Pietro si trovò l’unico ed effettivo detentore del potere.
La prima imponente iniziativa di Pietro fu la guerra indirettamente mossa alla Turchia, che controllava il mar Nero e proteggeva i tatari di Crimea che ancora tentavano incursioni nel territorio dell’impero. La campagna portò l’esercito russo alla conquista della città di Azov, il cui controllo permise di ostacolare le ambizioni tatare e turche; il conflitto con l’Impero Ottomano si sarebbe però riacceso pochi anni dopo, portando ad uno scontro diretto tra le due parti.
Le prime battaglie combattute dallo zar lo indussero ad immaginare una riforma dell’esercito così da migliorarne l’efficienza.
Innanzitutto, lo zar inviò un’ambasciata, alla quale lui stesso partecipò, in Occidente per studiarne e acquisirne le tecniche e i modelli più moderni. Nelle disposizioni volte a riformare l’esercito, infatti, si ritrovano caratteristiche specifiche degli eserciti europei dell’epoca: una struttura gerarchica precisa, un sistema di reclutamento obbligatorio e l’introduzione di tecniche di addestramento moderne.
Inoltre, una novità per la storia russa, Pietro costituì una marina militare in vista dell’espansione dello stato verso il mal Baltico e il mar Nero.
La creazione di un esercito permanente e specializzato fu la premessa per i numerosi successi bellici che seguirono.
A tal proposito, sono cruciali per la futura storia russa gli anni della Grande Guerra del Nord (1700-1721) contro la Svezia, avviatasi proprio per l’ambizione dello zar di conquistare uno sbocco sul mar Baltico.
Nonostante le prime sconfitte, il conflitto risultò un successo per l’impero zarista, che con la pace di Nystad ebbe riconosciuti i territori di Lettonia, Estonia, Ingria e parte della Finlandia.
La progressiva espansione russa verso il Baltico permise la fondazione, nel 1703, di Pietroburgo (l’attuale San Pietroburgo) che, concepita come avamposto strategico sul mar Baltico, divenne il simbolo della modernizzazione del paese e del suo legame con l’Europa.
Contemporaneamente al conflitto nordico, nel 1710 scoppiò il conflitto con l’Impero Ottomano per il controllo delle terre tra mar Nero e mar Caspio. La guerra si concluse con la sconfitta russa nella battaglia di Pruth (1711), dove l’esercito di Pietro fu intrappolato e costretto a ritirarsi. La Russia, tuttavia, evitò una catastrofe grazie alla diplomazia e alla mediazione dei diplomatici europei.
Nonostante la disfatta, lo zar riuscì a mantenere una posizione di forza nella regione e, nel lungo periodo, la Turchia fu costretta a fare alcune concessioni territoriali alla Russia.
Sempre mosso dall’ambizione di espandere i confini territoriali dello stato, questa volta verso il Caucaso e le rive del mar Caspio, nel 1722 Pietro mosse guerra anche alla Persia (attuale Iran). La scelta di dar vita al conflitto nell’attuale Medioriente fu presa anche nell’ottica di colpire la Turchia, in quanto alleata della Persia.
La guerra si concluse nel 1723 con la pace di Gulistan che assegnava alla Russia parte dei territori dell’attuale Azerbaigian e riconosceva l’occupazione zarista delle coste del Caspio.
Pietro I il Grande non fu solo un abilissimo condottiero bensì anche un rinnovatore delle strutture statali.
Innanzitutto, in concomitanza con la riforma dell’esercito fu avviata la riorganizzazione del sistema nobiliare, il cui status quo fu legato al servizio militare e all’occupazione in apparati burocratici. In questo modo la corona si assicurò che il grado e il prestigio di un nobile dipendessero dalla fedeltà e dalle capacità dimostrate nel servire lo zar.
La nobiltà fu oggetto anche delle nuove disposizioni in chiave modernizzatrice di natura occidentale, che miravano ad avvicinare il paese agli standard culturali ed estetici dell’Europa. Questo includeva l’adozione di abiti ed usanze europee, tra cui il rinomato taglio delle barbe, e l’adozione di un calendario e sistemi di misurazione ispirati a quelli europei.
In materia di educazione e formazione, Pietro fondò l’Accademia delle scienze a Pietroburgo, incentivò la creazione di scuole e università per migliorare il livello di istruzione della nobiltà e incoraggiò la traduzione di opere scientifiche europee. Sostenne anche la ricerca scientifica, promuovendo la costruzione di osservatori astronomici e musei.
Lo zar filoccidentale fu anche protagonista di un maggior accentramento del potere zarista, ma allo stesso tempo anche di una riorganizzazione degli apparati statali, attraverso la creazione di specifici collegi (potrebbero intendersi come i moderni ministeri) che gestivano certe funzioni statali come la guerra, gli affari esteri e la giustizia. In ambito legale, il Grande promosse la codificazione delle leggi russe, con l’intento di creare un sistema legale più uniforme e razionale. Proseguendo sulla stessa scia, una delle riforme più importanti fu proprio la pubblicazione di un codice di leggi che raccoglieva e disciplinava le disparate procedure legali e giuridiche accumulatesi disorganicamente negli anni.
L’accentramento del potere autocratico comportò un ridimensionamento del potere ecclesiastico, sul quale il governo riuscì ad imporre il proprio dominio fino alla fine della storia zarista.
Chiaramente, l’impero di Pietro il Grande non ebbe solo la funzione di modernizzare la Russia in senso occidentale e di acquisire territori di importanza strategica, ma portò ordine e nuove strutture in un sistema confuso e contradditorio stratificatosi negli anni, che già avevamo definito arcaico, e che sarà poi ulteriormente migliorato e incrementato da Caterina II.