A quanto pare, il patriarcato non esiste più. Almeno così ha affermato il ministro Giuseppe Valditara, intervenuto in video alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin e lo ha fatto con un discorso al limite della parodia e zeppo di luoghi comuni per poi entrare nel cuore della questione, secondo lui. “Esistono due strade – ha detto il ministro – una concreta e l’altra ideologica”, per Valditara questa seconda strada non risolverebbe il problema della violenza contro le donne e quindi non andrebbe battuta. A cosa si riferisce Valditara? Alla lotta contro il patriarcato. “Massimo Cacciari indubbiamente esagera quando dice che il patriarcato è morto duecento anni fa. Il patriarcato come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975 che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza”. Il ministro sovrappone questione giuridica e questione culturale, ignorando che non basta una legge a smantellare un sistema di disvalori che ha retto per secoli il sistema in cui il patriarcato ha imposto la prevalenza del maschile sul femminile utilizzando forza e potere.
Poi Valditara allarga il discorso al tema dei migranti. “Deve essere chiara a ogni nuovo venuto la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”.
Piuttosto abile la mossa di citare Cacciari per sostenere che il patriarcato è finito secoli fa, ma inconcepibile che, in dieci minuti di discorso, il ministro Valditara non abbia mai citato il nome di Giulia o che non abbia fatto un riferimento al padre Gino. Ricordiamo che l’intervento è stato mandato in onda durante la presentazione a Montecitorio della Fondazione dedicata alla memoria della ragazza uccisa un anno fa dall’ex fidanzato Filippo Turetta perché odiava vederla libera.
Un discorso, quello del ministro, che provoca reazioni stupite, ma Gino Cecchettin è stato molto composto: “Non è che se neghi una cosa questa non esiste” ha commentato. “Il ministro dell’Istruzione ha parlato di soprusi, di violenze, di prevaricazione. E esattamente quello è il patriarcato ed è tutto ciò che viene descritto nei manuali. Mi sembra solo una questione di nomenclatura. È la parola, oggi, che mette paura: patriarcato spaventa più di guerra“.
E sulla questione dell’immigrazione illegale, che secondo il ministro sarebbe alla base dell’aumento della violenza sulle donne, Cecchettin osserva: “Vorrei dire al ministro che chi ha portato via mia figlia è italiano. La violenza è violenza, indipendentemente da dove essa arrivi. Non ne farei un tema di colore, ma di azione. Di concetto“.
È facile dire che il patriarcato non esiste più. Ed è ancor più facile dire che il pericolo arriva da fuori, che sia lo straniero, o lo squilibrato di turno. È facile perché significa che bisogna proteggere le donne da un generico pericolo esterno. E con questa retorica, evitiamo di ammettere che c’è un problema da risolvere nel salotto di casa. Si nega quel che Valditara e quelli come lui non vogliono vedere: e cioè che dobbiamo educare i maschi, non solo proteggere le donne.