Non c’è più tempo, la mostra promossa da Forte di Bard e Agence France-Presse (AFP) all’Opera Mortai della fortezza. Dal 29 marzo al 21 luglio. Un progetto espositivo curato da Pierre Fernandez.
«Il titolo non evoca una situazione ineluttabile, anzi vuole ricordare che l’emergenza climatica è una situazione in evoluzione, che può essere governata; l’obiettivo per la nostra istituzione è porre l’attenzione per richiamare ognuno di noi alle proprie responsabilità di fronte alle sorti del Pianeta, il suo futuro è nelle nostre mani: a noi la scelta» spiega la Presidente del Forte di Bard, Ornella Badery.
Oltre 80 immagini selezionate dagli archivi AFP suddivise in quattro tematiche: acqua, aria, terra e fuoco. Integrate da una sezione video sull’influenza dell’emergenza climatica sui flussi migratori, supportata da cifre fornite dal Global Report on Internal Displacement 2023 e dal Ministero dell’Interno.
450 i fotoreporter dell’AFP che attraversano le regioni colpite dal riscaldamento globale. L’immagine scelta per la campagna di comunicazione ritrae un adolescente, Everton Miguel dos Anjos, che emerge dalle acque nerastre della spiaggia di Itapuama, a Cabo de Santo Agostinho in Brasile, contaminate da una fuoriuscita di petrolio.
«Le conseguenze causate dalle attività umane – spiega il curatore, Pierre Fernandez – non appartengono più al futuro e non sono prerogativa solo di alcuni ma coinvolgono tutti, in modo sempre più repentino: siccità, inondazioni, ondate di caldo, incendi, insicurezza alimentare, carenza idrica, malattie, innalzamento del livello delle acque. L’acqua è diventata scarsa e la siccità colpisce un numero crescente di Paesi. L’innalzamento del livello del mare è un fenomeno che vedrà crescere il numero dei rifugiati climatici. E l’acqua è diventata un bene prezioso, motivo di tensioni e conflitti. Il 2024 potrebbe battere il record di calore stabilito lo scorso anno. La temperatura della superficie terrestre è destinata ad aumentare di 2,7°C entro il 2100 rispetto all’era preindustriale. Si prevede che questo livello spingerà più di due miliardi di persone fuori dalla zona di comfort climatico che ha permesso all’umanità di prosperare per millenni, secondo uno studio pubblicato su ‘Nature Sustainability’».