“Abbiamo scelto questo tema – spiega Massimiliano Amato, condirettore della rivista “Critica Sociale” – per evidenziare quanto Scotellaro sia stato dirompente, rivoluzionario rispetto al proprio tempo. Il suo approccio alla questione meridionale accantona definitivamente l’elaborazione postunitaria, il meridionalismo delle classi colte e del notabilato, che aveva quasi completamente rimosso, o nella migliore delle ipotesi sottoposto a brutali semplificazioni, il principale problema posto dal processo unitario. Vale a dire l’integrazione delle masse meridionali, composte per un’altissima percentuale da contadini, nel nuovo Stato nato nel 1861. Dove per integrazione deve intendersi il riconoscimento di un’autonoma soggettività politica e civile del mondo contadino, nel compiersi del processo unitario privato della possibilità di maturare una precisa consapevolezza del proprio ruolo nazionale. Discuterne oggi – conclude il condirettore della Critica – è tutt’altro che un esercizio ozioso. Il problema della mancata integrazione del Sud nei grandi processi di crescita nazionali e europei è quasi completamente scomparso dal dibattito pubblico. Riprendere in mano la testimonianza lasciata da Scotellaro serve quindi non solo e non tanto per ricostruire il passato, ma per cercare di capire quello che ci sta succedendo e in che direzione stiamo andando”.
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