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Mimesis, di Erich Auerbach

by Flavio Cioffi
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Consigli di lettura 11/2023

 

Consigliare la lettura di Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, scritto durante la Seconda guerra mondiale ad Istanbul da Erich Auerbach, è forse un atto di presunzione da parte mia. Mimesis è un capolavoro mondiale della critica letteraria. Auerbach (Berlino 1892 – Connecticut 1957) è un maestro del metodo critico che prese il nome di “stilistica”. Non essendo certo un tecnico della materia, né un cultore, posso permettermi di proporlo?

Si, e per due motivi. Innanzitutto, semplicemente perché è bello ed è un piacere leggerlo. Il testo scorre, affascina, stupisce, offre chiavi interpretative insospettate. Sembra un’opera letteraria esso stesso. Sviluppa accostamenti critici, tra scrittori che tutti conosciamo e opere che tutti abbiamo letto, che ci catturano e ci lasciano avvinti. Non importa quanto siamo addentro alla materia ma quanto siamo curiosi. Poi, perché lo chiede lui stesso nella “Conclusione” dell’opera: “Con ciò ho detto quanto credevo di dover dire ai lettori. Resta solo da trovare questi, cioè appunto i lettori. Possa questo mio volume raggiungerli…”

Dell’Odissea e del Vecchio Testamento. “Entrambi gli stili, nella loro contrapposizione, rappresentano dei tipi fondamentali: nell’uno, descrizione particolareggiata, luce uguale, collegamenti senza lacune, espressione franca, primi piani, evidenza, limitazione per quanto è sviluppo storico e problematica umana; nell’altro, rilievo dato ad alcune parti, oscuramento di altre, stile rotto, suggestione del non detto, sfondi molteplici e richiedenti interpretazione, pretesa di valore storico universale, rappresentazione del divenire storico e approfondimento del problematico”.

Di Jacopone da Todi. “Lo sfogo libero e persino il grido drammatico del dolore, della paura, e dell’invocazione che in Jacopone si esprime con vocativi, imperativi accumulati e con le domande incalzanti, non si riscontra, se non erro, in nessun’altra lingua volgare del secolo XIII. Accanto alla sua disinvoltura scenica, al dolce e caldo abbandono al sentimento, alla mancanza di timidezza nell’esprimersi davanti al pubblico, la maggior parte delle opere contemporanee del Medioevo appare impacciata”.

Della Divina commedia. “L’immagine dell’uomo si pone davanti all’immagine di Dio. L’opera di Dante ha realizzato l’essenza figurale-cristiana dell’uomo e nel realizzarla l’ha distrutta. La potente cornice s’infranse per la strapotenza delle immagini che essa incluse… In questa realizzazione la figura diventa indipendente, sicché nell’Inferno ci sono ancora grandi anime, e nel Purgatorio alcune anime per la dolcezza d’una poesia, d’un’opera umana, dimenticano per alcuni istanti la via della purificazione”.

Di Shakespeare. “Da un altro punto di vista ancora il tragico di Shakespeare non è completamente realistico… la realtà quotidiana e comune egli non la prende sul serio e tragicamente. Egli tratta tragicamente soltanto i nobili, principi, re, uomini di stato, condottieri ed eroi dell’antichità; il popolo e i soldati o altre persone della sfera intermedia e bassa si presentano solo nello stile umile, in una delle molte sfumature del comico di cui egli dispone”.

Per quanto si potrebbe continuare, Mimesis arriva fino al Novecento. Ma basta così.

 

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