La querelle in corso tra l’eurodeputato Fulvio Martusciello e la senatrice Sandra Lonardo è molto interessante. Perché aldilà delle intenzioni dei protagonisti solleva questioni politiche di fondo. Che non riguardano solo Forza Italia o il Centrodestra né esclusivamente la Campania.
La vicenda è nota. Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha cambiato schieramento e formato una lista a sostegno di De Luca alle imminenti regionali. La moglie Sandra Lonardo, senatrice di Forza Italia, ha deciso di sostenere attivamente la scelta del marito. Fulvio Martusciello, storico esponente forzista di peso, ha posto un problema di appartenenza e di prospettiva. Può mai essere che la senatrice di un partito faccia campagna elettorale a favore del candidato dello schieramento contrapposto? Non dovrebbe trarne le conseguenze e dimettersi dal gruppo parlamentare? E come si può mai rinnovare il partito e formare una nuova classe dirigente su queste premesse?
Sono domande più che legittime che però vanno contestualizzate e indirizzate. La svolta di Mastella non è una novità. Già l’anno scorso dichiarò in più occasioni di non essere d’accordo con la scelta di candidare Caldoro, nel merito e nel metodo, preannunciando il proprio disimpegno. Come lui molti altri. E i precedenti illustri non mancano. Anche nel Centrosinistra, dove De Luca ha sostenuto nel recente passato candidati sindaci non appartenenti al suo partito.
Quindi alle precedenti domande se ne potrebbero contrapporre altre. Può mai essere che un partito faccia le sue scelte senza un vero e approfondito dibattito sul territorio? Questo non equivale ad un sostanziale liberi tutti? E come si può mai rinnovare il partito e formare una nuova classe dirigente su queste premesse?
Anche le contro domande appaiono legittime. Ma a chi vengono posti tutti questi interrogativi? A Berlusconi? Alla capogruppo di Forza Italia in Senato che ha già fatto un passo di lato? Al segretario regionale del partito, De Siano?
Adesso è tempo di elezioni e per tutti la priorità non può che essere quella di serrare i ranghi, prendendo nota di chi non c’è. Ma non in ottica punitiva, quanto piuttosto per capire cosa non abbia funzionato. Subito dopo, già ad ottobre, bisognerebbe avviare un percorso di confronto il più aperto possibile per condividere obiettivi e linee strategiche.
Qualunque cosa ne venga fuori sarà vera. Magari piccola, storta, parziale. Ma vera. E solo così si può rinnovare. Se si vuole farlo davvero, ovviamente.