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Mare fuori

by Piera De Prosperis
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Proviamo ad analizzare il successo di Mare fuori, fiction di straordinario successo, con un pubblico trasversale per età, formazione ed appartenenza sociale, alla luce delle categorie morfologiche che Vladimir Propp individua per la favola di magia. Per l’analisi della fiaba Propp ritiene importante che cosa fanno i personaggi e non chi fa e come fa. Da qui deriva che le funzioni sono poche e i personaggi numerosi, che la successione delle funzioni è sempre la stessa e che tutte le favole hanno una struttura monotipica. Lo schema ricorrente è: divieto-infrazione, investigazione-delazione, lotta-vittoria, persecuzione- salvataggio. Chi segue la fiction, ambientata in un immaginario IPM di Napoli che si ispira a Nisida può facilmente ritrovare questo schema. I ragazzi rinchiusi nell’istituto, finalizzato al loro recupero, pur nella loro molteplicità di vissuto hanno tutti commesso un errore, infranto un divieto. Il loro ingresso nell’IPM è caratterizzato dalla lotta che devono condurre non tanto con avversari all’interno dell’Istituto, quanto con i propri demoni a cui il più delle volte riescono con fatica a sfuggire. Fondamentale, come nelle fiabe, è l’aiutante, quell’adulto, sia esso il comandante, l’educatore, la direttrice, che offre il proprio sostegno all’eroe che ha sbagliato per risollevarsi, indicando la retta via. Anche la fiction è una favola, in cui il lieto fine è segnato dalla vittoria dell’eroe, che può chiamarsi Carmine, Edoardo, Mimmo, Filippo, Silvia, Kubra, poco importa. Questo consente agli sceneggiatori di eliminare personaggi e farne entrare di nuovi per irrobustire la serie,  mantenendo il senso della narrazione fiabesca. Ovviamente l’oggetto del desiderio dell’eroe varia aspetto e generalità. Può essere la Rosa Ricci della quarta stagione, ma può essere appunto la libertà che il mare fuori rappresenta, quella sconfinata immagine che i ragazzi guardano da dietro le sbarre con dolente malinconia. Ma il gran mare dell’essere può essere pericoloso con le sue insidie e senza più la spalla forte dell’aiutante. Cosa faranno i nostri eroi fuori dal recinto protetto. Noi le perdiamo le tracce perché la favola deve continuare e il pubblico deve affezionarsi a nuovi personaggi.  Il loro ingresso segue lo schema danneggiamento, decisione di reagire, partenza da casa. Solo che il loro approdo è l’IPM . In questo gioco di specchi la morfologia della fiaba e la fiction si possono inserire altri elementi letterari di ispirazione shakespeariana: l’amore tra Romeo/Carmine e Giulietta/Rosa, figli questa volta di due famiglie camorristiche rivali, il rapporto conflittuale con il padre/Lear. Insomma gli sceneggiatori non si sono fatti mancare niente. A ciò si aggiunge una Napoli calda ed accogliente, solare che fa da contrappunto alla Napoli di Gomorra notturna e pericolosa. Non solo, ma è una città che cura i propri figli, che li accompagna ad affrontare il mondo, consapevoli di sé e delle proprie possibilità. Gli adulti sono aiutanti ma spesso sbagliano anche loro, riconoscono l’errore e lo dichiarano, solo così potranno creare un ponte generazionale che tiene aperte le porte del dialogo ed in fondo della salvezza reciproca. Questo forse il messaggio più interessante e trasversale della fiction.