Il mio numero di pettorale.
Prima domenica di novembre, appuntamento per i podisti di tutto il mondo con la Maradona di New York. Quest’anno giunta alla 52ma edizione. Una gara che investe e coinvolge la città di New York con i suoi cinque Boroughs. Saranno 55mila i podisti che arriveranno nella Grande Mela da ogni angolo del mondo. La maggior presenza degli stranieri è sempre combattuta tra francesi e italiani con ben oltre 3.000 corridori.
Tutto iniziò nel 1070, quando un gruppo di amici podisti si ritrovò a Central Park per sfidarsi in una gara di maratona (42 km e 195 m). Un dollaro di iscrizione e medaglie comprate qualche giorno prima. Poi la gara man ano crebbe, coniugandosi con il boom del podismo degli anni ’70. Le prime sei edizioni si svolsero in Central Park. La settima (1976), per festeggiare il bicentenario degli Stati Uniti d’America, gli organizzatori chiesero all’allora sindaco Abe Beam di farla correre lungo i cinque Boroughs e si scelse Staten Island collegata a Brooklyn dal Ponte di Verrazzano. Il permesso fu accordato per un anno, non potendosi prevedere l’esito dell’esperimento. Fu un enorme successo. Migliaia di persone in strada, attività criminali ridotte. Da allora la maratona di New York non è più rientrata a Central Park, o meglio, ci arriva dopo 42 km lungo le strade della Grande Mela.
Un successo costruito anno per anno, tanto da essere considerata uno dei grandi eventi mediatici, economici e sportivi degli Stati Uniti. Il weekend della Maratona porta nelle casse della città poco meno di un miliardo di dollari. Alberghi esauriti, ristoranti strapieni, metropolitana super affollata, taxi introvabili. Viene spontanea la domanda: perché pagare una cifra di iscrizione che per gli stranieri arriva sino a 500 euro? Le iscrizioni per gli stranieri possono avvenire solo attraverso tour operators sportivi certificati dal New York Road Runners, poi il costo della permanenza a New York.
Il tutto per uno sforzo non di poco conto. Tolti gli atleti d’elite e i runners allenati, la media corsa è sulle 4 ore e 30 minuti. Uno sforzo fisico non da poco. Tutti hanno provato a descrivere questa sana pratica sportiva non senza risvolti esistenziali, di rivalsa o automotivazione. Per tanti c’è il gusto di dire ce l’ho fatta. Ho corso la maratona di New York. La più grande e seguita maratona del mondo. Per tanti esiste la motivazione votiva. Si corre per un omaggio ad una persona, per una causa (notevole la raccolta fondi per cause filantropiche).
Domani io correrò la mia quindicesima maratona di New York. Sarà la mia ennesima giornata di gioia novembrina a New York. Non ho ambizioni cronometriche, ma solo di provare a trasmettere la mia passione podistica a chi mi seguirà attraverso la App del NYRR e ai tanti che mi inciteranno lungo le strade della Grande Mela.
Ci rivedremo a Central Park, all’arrivo.