Prendendo lo spunto da una recentissima analisi sul presunto lento disgregarsi della nostra città, dovuto ad una altrettanto presunta mancanza di autorità che avrebbe permesso all’anarchia di prendere il sopravvento, vari esponenti della società civile napoletana si sono succeduti ad offrire il loro contributo propositivo per trovare una soluzione al problema.
Tra tutti, il presidente degli industriali Vito Grassi, l’amministratore delegato di Gesac Armando Brunini, il presidente dell’ordine degli ingegneri Edoardo Cosenza.
Il dibattito è avvenuto in un quadro di recrudescenza dell’ormai stantia e inutile querelle tra Regione e Comune, come tra De Laurentis e De Magistris, in una settimana nella quale la stampa è andata giù pesante contro il Sindaco, senza troppi distinguo, in un clima quasi da campagna elettorale.
In realtà ci siamo. Tra non molto le europee, mai così importanti, e a seguire le regionali e le comunali. I protagonisti del mondo del lavoro quindi si riposizionano, perché l’intreccio degli interessi economici e politici è consustanziale al sistema.
Vediamo i punti salienti degli interventi.
Vito Grassi, pur non contraddicendo l’analisi, non attribuisce specifiche colpe, ritenendo che per troppo tempo tutti abbiano fatto poco e individua nel rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, la personalità più idonea a svolgere il ruolo di autorità morale, punto di riferimento, faro, guida (sic!). Nega il carattere politico del suo discorso, che però appare lo stesso come una investitura a Sindaco. Nonostante l’attribuzione di funzione etica ci lasci perplessi, è innegabile che l’idea abbia un suo fascino.
Più netto nella condivisione di uno scenario cittadino negativo, Armando Brunini, che pone l’accento sull’inadeguatezza della politica e individua nelle università e nelle industrie all’avanguardia gli incubatori di una nuova classe dirigente all’altezza della sfida per il rilancio della città. Aldilà dell’equazione tra bravo manager e bravo pubblico amministratore, non nuova e che storicamente non ha dato gran prova di affidabilità, sembra di poter scorgere una sinergia prospettica meditata e foriera di novità sul piano politico.
Di un pragmatismo esemplare il discorso di Edo Cosenza, che va subito al nocciolo. Il leader c’è ed è De Magistris e nella proposta di Grassi e Brunini manca la politica. Non è dai tecnici, non è da Manfredi che può venire la risposta ai problemi. Il PD è diviso, il centrodestra non si rinnova. Sono i 5Stelle ad esprimere i necessari interlocutori, sono loro che devono prendere in mano la situazione. E poi la città appoggerebbe un tecnico? Cosenza pensa di no.
Non sono valutazioni tardo estive. Manfredi potrebbe essere davvero il candidato di un’alleanza tra PD e una parte, che conta, della cosiddetta società civile. Un esponente pentastellato potrebbe effettivamente ricevere l’appoggio di DeMa, se prima ci sarà l’intesa sulle regionali. E il centrodestra? A livello nazionale si è rinnovato e di molto, ma è difficile dire quanto questo possa incidere a livello locale qui da noi.
Le grandi manovre sono cominciate. Si ragiona, si tratta, si sogna, si inventa e ci si reinventa. Si ricorda, ma solo poco e solo se costretti. Qualcuno costruisce. Sono quelli che vincono comunque vada.
Molti non saranno d’accordo, ma la politica è bella.
di Flavio Cioffi