“Il fumo di sigaretta incide sulle emissioni inquinanti per l’1,9%”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, a margine del vertice in Prefettura con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, riferendo i dati dell’inventario delle emissioni in aria (INEMAR). “Quindi – ha continuato – tutto serve, ma forse è importante concentrarsi sul 42% di emissioni che derivano dal riscaldamento civile che sono meno immaginifiche rispetto ad altre che colpiscono la sensibilità dell’opinione pubblica, ma sono più efficaci dal punto di vista dell’inquinamento ambientale”. Così riporta il quotidiano Varesenews.
Ovviamente il casus belli sono le dichiarazioni di Sala sui provvedimenti che intende prendere in funzione antismog: niente sigarette alla fermata del tram, studio sul divieto di fumo allo Stadio e in prospettiva una città totalmente antifumo entro il 2030. Il tutto non per ragioni di salute individuale, ma di salute pubblica.
Quello che i numeri non dicono
Il 2% è un numero abbastanza piccolo se si ragiona sul singolo. Ma come riporta uno studio del 2016 dell’European Respiratory Journal, un fumatore contribuisce ad innalzare le PM10 nell’arco di 5 metri da se stesso dieci volte rispetto ad un Diesel. Se applicato ad una via particolarmente trafficata da pedoni, questo si traduce in una significativa differenza, come dimostra uno studio del prof. Bozzi, che dirige il reparto di pneumologia all’Istituto Nazionale dei Tumori. Questo ci porta a riflettere: due vie molto simili, vedono aumentare i livelli di inquinamento all’aumentare dei pedoni. I quali, per inquinare, devono avere accesso ad uno strumento esterno. Come la sigaretta appunto. Ma non solo.
Bacco, tabacco e Venere
“Il nostro piano Aria-Clima – ha spiegato Sala – conterrà regole su tanti aspetti, perché il vero rischio è che si riduca la questione ambientale solo al traffico e riscaldamento, ma c’è altro. Analisi che abbiamo condotto confermano che sullo smog incidono anche le sigarette, i forni delle pizzerie a legna e i fuochi d’artificio”. Eh, beh. Va bene vietare le sigarette, per l’amor di Dio. I fuochi d’artificio magari sono un sacrificio più sentito, ma per qualche volta all’anno si può farne a meno. Ma la pizza? Quella vera, non quella fatta col forno elettrico? Ma siamo proprio certi che siamo arrivati a questo punto dell’emergenza? Per avere una risposta ragionevole torniamo ad analizzare i numeri.
Chi inquina di più
Il 42% dell’inquinamento da PM10 è dato dai riscaldamenti. E fin qui non c’è dubbio. Lo dice anche l’assessore Cattaneo: “Ho chiesto al ministro – ha proseguito l’assessore – di immaginare insieme un percorso che si concentri soprattutto sul riscaldamento civile perché oggi la fonte principale di emissione non è il traffico, ma è il riscaldamento delle abitazioni, agendo anche con misure regolamentari oltre che con incentivi economici, che per esempio impediscano la vendita di stufe a pellet non certificate. C’è la piena disponibilità del ministro, anche a sviluppare questi temi da un punto di vista tecnico. Inoltre, condividiamo il fatto che politiche che favoriscano scelte virtuose dei cittadini siano le più efficaci”.
Ottimo, stimolare le scelte virtuose è sempre una cosa giusta. E sicuramente una certificazione ci salverà tutti, redimendoci dalle nostre scelte inquinanti. Però, per dovere di cronaca, dobbiamo riportare quanto rilevato da uno studio del 2017 di Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria, l’azienda di ricerca e consulenza della Camera di Commercio di Milano.
“Il gas naturale e il GPL fanno registrare un fattore di emissione di Particolato inferiore ai 0,04 g/GJ (grammi per gigajoule), il gasolio di 0,1 g/GJ, la legna di 254 g/GJ, il pellet di qualità A1 impiegato su stufa di alta gamma 23,9 g/GJ, lo stesso pellet in stufa a bassa gamma 44,1 g/GJ, il pellet di qualità A2 in stufa ad alta gamma 83,8 g/GJ e in stufa a bassa gamma 82,9 g/GJ”. Parliamo quindi di 240 volte più PM10 a Gj per il pellet di altissima qualità.
Probabilmente la tecnologia in questi tre anni ha fatto passi da gigante. Però le vecchie stufe non credo vengano sostituite annualmente. E soprattutto non credo che negli incentivi ci sia questa tensione spasmodica alla data di fabbricazione. Perché cito gli incentivi? Perché mentre il Comune vieta la sigaretta alla fermata dell’autobus, lo Stato continua pacificamente ad incentivare il Pellet. Senza più lo sconto in fattura, ma con una comoda detrazione in dieci anni.
Per concludere
La situazione attuale è questa: Milano, come sempre, per voler fare il fenomeno e battere tutti in purezza (stavolta dell’aria) si appresta a vietare le sigarette, guarda molto male le vostre pizze e con severa disapprovazione i petardi, mentre lo Stato continua pacificamente a sovvenzionare il maggiore colpevole dell’inquinamento da PM10. Per cui il risultato sarà che a cinque metri dalle fermate del tram si respireranno meno PM10, mentre la cintura attorno alla città continuerà ad installare stufe a pellet, sparare fuochi d’artificio e mangiare pizza fatta come Dio comanda. È chiaro che a queste condizioni non si risolverà nulla. E si peggiorerà la qualità della vita.