Incontro di grande interesse venerdì 15 marzo alla Feltrinelli di piazza dei Martiri a Napoli. E’ stato presentato il volume Lutti e nostalgie. Contributi alla lettura di La Luce delle stelle morte di Massimo Recalcati (Mimesis).
Paolo Cioffi ha illustrato il suo contributo al libro di AA.VV. con l’aiuto di Gaetano Romagnuolo, Luisa Russo e Ileana Bove. Presente un pubblico numeroso e molto partecipe emotivamente. Il contenuto del dibattito verteva non specificamente sul testo di Recalcalti, quanto piuttosto sul testo come luogo di partenza per riflettere sulla perdita e la memoria, che sono i pilastri di tutta la psicoanalisi. Il libro presentato è di indubbia complessità perché scritto da autori di diversa estrazione culturale. Il contributo di Paolo Cioffi si avvale delle sue esperienze di psicoanalista e psichiatra in un intenso e proficuo dialogo inter se. A monte anche di Recalcati vi è Freud con il testo del 1915 pubblicato nel 1917, Lutto e melanconia. Per Freud la vita è un continuo succedersi di perdite. Su questa affermazione pende sicuramente il fatto che siamo nel 1915: un momento particolarmente penoso sia dal punto di vista storico, la prima guerra mondiale a cui parteciperanno due suoi figli, sia dal punto di vista economico perché la difficile condizione creatasi porterà conseguenze anche sul lavoro del pur famoso psicoanalista. Il lutto, dice Freud, comporta uno stato d’animo complesso con una perdita d’interesse per il mondo esterno che può arrivare alla patologia narcisistica, la malinconia, che eternizza per tutta la vita il lutto. E’ necessario un lavoro sul lutto, un arbeit, una elaborazione psichica dinamica che può andare incontro ad un insuccesso ma che può risolversi positivamente con il suo superamento. Il lutto ha un termine. Un dolore che opprime tutto l’essere ha bisogno di tempo che è soggettivo nella sua quantificazione, la memoria dell’oggetto perduto aggredisce e non lascia respiro, essa deve ripercorrere tutta la geografia del corpo che abbiamo amato perché non ci si pensi più. Recalcati si chiede «E se invece, diversamente da quello che pensa Freud, il lavoro del lutto non potesse mai compiersi definitivamente? Se ogni lavoro del lutto portasse con sé qualcosa di incompiuto, un resto, uno scarto, qualcosa che non si lascia affatto dimenticare? (La luce delle stelle morte p.76)». Partendo dunque dalla concezione freudiana, per Recalcati non esiste lavoro del lutto che possa definirsi compiuto. Non essendo possibile cancellare la cicatrice melanconica, possiamo però trasformare la nostalgia malinconica legata al rimpianto del passato, nella nostalgia-gratitudine, che «diviene una potente risorsa psichica di rinnovamento della vita». Come accade con il fenomeno della luce delle stelle morte, secondo il quale la luce che vediamo nel cielo e che continua ad illuminare la nostra vita proviene da corpi celesti morti milioni di anni fa, la luce dei nostri incontri perduti continuerà ad esistere ed a sostenerci.
Questo in estrema sintesi il percorso della presentazione di Paolo Cioffi ma l’incontro si è avvalso dei contributi degli altri relatori e degli interventi del pubblico particolarmente sensibile alle tematiche discusse. Forse è il caso di chiedersi il perché di tante presenze. Forse perché in un’epoca in cui l’apparire, la prestanza fisica, la ricerca dell’eterna giovinezza dominano la nostra società, il dover accettare la perdita, il distacco, la morte ci pone di fronte alla necessità di sopravvivere al dolore, senza dimenticarlo ma facendone una forza? Questo significa cercare di fare pace con i propri morti, riconoscere la loro presenza al nostro fianco, avere un sentimento di gratitudine che ci riappacifichi con noi stessi e con la nostra storia. L’attenzione dei presenti alle parole del relatore dimostra che ancora tutti noi, chi per un verso chi per un altro, non abbiamo superato il distacco, di qualunque specie esso sia, e cerchiamo una parola consolatoria e una via da seguire, una luce delle stelle morte senza la quale il cielo sopra di noi sarebbe irrimediabilmente oscuro e opprimente.